Il genocidio dello Yemen: dopo le bombe, la fame, la sete e il colera - Pierre Balanian
L’Arabia Felice, culla della nazione
araba, muore lentamente ogni giorno sotto una pioggia indiscriminata di ferro
e fuoco dell’aviazione saudita e da un blocco totale di tutti i valichi
aeroportuali, navali e terrestri. La coalizione guidata da Riyadh ha
bloccato l’arrivo di carburante necessario per far funzionare i pozzi idrici.
La Croce Rossa Internazionale ha lanciato l’appello: in città come Taiz,
Saada e Hodeida un milione di persone sono prive di acqua salubre e l’acqua
potabile manca anche a Sana’a e Al Bayda. Le Nazioni Unite continuano a
definire quanto avviene in Yemen come la “più grande crisi umanitaria del
mondo”. Ma lo Yemen, soprattutto i civili yemeniti ed i più deboli fra loro -
donne, bambini, anziani e malati – rimangono isolati dal resto del mondo,
ignorati, abbandonati.
Non è permesso far entrare nulla nel Paese eccetto fame, morte,
distruzione ed ora la sete. Quello che qui avviene non è più una guerra, né
un’invasione da parte dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi, né una
guerra islamo-confessionale come vuole far credere la stampa FILO-saudita.
Ciò che qui succede sta manifestandosi come lo sterminio di un intero popolo.
Alleati degli autori di questo genocidio sono le epidemie diffuse in seguito
alla guerra, come il colera la cui diffusione “è la peggiore dei tempi
moderni” e minaccia oltre un milione di persone. Ma secondo Alexander Faite,
capo delegazione della Croce Rossa nel martoriato Paese, oltre a fame e
colera, la minaccia viene dall’indifferenza mondiale, dal silenzio che in
questi casi volenti o nolenti, si trasforma in complicità.
Nonostante giungano col contagocce, a causa di un’assenza mediatica
significativa, le notizie catastrofiche iniziano a suscitare orrore anche
nell’opinione pubblica statunitense dove ieri il famoso analista Roy Paul
dell’Istituto per la Pace e la Prosperità ha scritto: “Ci viene detto che la
politica estera degli Stati Uniti dovrebbe riflettere i valori americani.
Quindi come puo’ Washington appoggiare l’Arabia Saudita – uno Stato tirannico
con uno di peggiori registri in materia di violazione dei diritti umani al
mondo – nel commettere quello, che al di là di ogni misura, costituisce un
genocidio nei confronti del popolo dello Yemen?”.
Paul ha aggiunto critiche al coinvolgimento degli Usa dicendo che nello
Yemen “stiamo combattendo a fianco di Al Qaeda” contro gli Houthi. A conferma
di ciò, vi sono notizie circolate ieri secondo cui in Yemen contro gli
Houthi, combattono anche i miliziani di Daesh fuggiti da Siria e Iraq.
La quantità di casi di violazioni ai diritti umani registrati nello Yemen
dalle ong è allucinante. Secondo SAM l’Organizzazione per i Diritti e le
Libertà con sede a Ginevra, “solo nel mese scorso sono stati registrati 716
casi di violazioni ai diritti umani contro civili”.
L’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti ed i loro alleati hanno
iniziato una guerra contro lo Yemen nel marzo 2015, quando il ricco vicino
saudita ha invaso il Paese per respingere i ribelli Houthi e imporre di nuovo
con la forza il governo rovesciato del pro-saudita presidente Abou Rabbu Mansour
Hadi.
La coalizione creata dall’Arabia Saudita – composta anche molti mercenari
professionisti non arabi molti dei quali dal Sudafrica – riceve armi e
supporto logistico dagli Stati Uniti, e ha chiuso l’aeroporto della capitale
Sana’a nel mese di agosto 2016, in piena violazione degli accordi di Michigan
e delle leggi che regolano l’aviazione civile, isolando il Paese.
All’inizio di questo mese ed in seguito all’arrivo di un missile
balistico yemenita fino a Riyadh, la “coalizione “ha deciso di imporre un
blocco totale terrestre e marittimo, usando come arma di guerra la carenza di
medicinali ed equipaggiamenti medici (soprattutto per le dialisi), di
carburanti (con l’arrivo del freddo), di cibo e acqua. Da allora le Nazioni
Unite hanno lanciato l’allarme: se l’embargo contro lo Yemen non viene
levato, il mondo assisterà ad uno dei peggiori disastri mai conosciuti da
decenni. L’Arabia Saudita continua a giustificare la sua azione per l’arrivo
di un missile a Riyadh - a fronte di migliaia di missili, raid e bombe
lanciati ogni giorno dalle forze saudite - continua a fare orecchio da
mercante alla richiesta dell’Onu. E invece di far aprire l’aeroporto, la
settimana scorsa ha bombardato la torre di controllo dell’aeroporto di
Sana’a, distruggendo gli equipaggiamenti di gestione della navigazione aerea.
Le statistiche riguardo ai bambini sono terribili. Secondo l’Unicef,
“oggi in Yemen 1,7 milioni di bambini soffrono di malnutrizione acuta”;
150mila bambini rischiano di morire di stenti nelle prossime settimane; le
scuole sono chiuse e l’istruzione ferma in quasi tutte le province yemenite;
centinaia di scuole sono distrutte. Secondo dati dell’Onu, vi sono
stati 38 attacchi da parte dell’Arabia Saudita contro scuole ed ospedali, e
la guerra ha causato finora oltre 10 mila morti, più del 50% delle vittime
sono donne e bambini; i feriti gravi sono 48 mila.
Sempre secondo l’Onu, 20,7 milioni di yemeniti necessitano di aiuti
umanitari essenziali “per evitare una delle catastrofi peggiori create
dall’uomo contro l’uomo”. Almeno 3,3 milioni sono gli sfollati interni, la
cui sopravvivenza dipende dagli aiuti internazionali, dopo la distruzione
delle loro case e il loro internamento nei campi profughi.
Annaya Jaber, poetessa araba, riferendosi al “mutismo del mondo dinanzi
alla tragedia yemenita” ha imputato la causa di tale silenzio al fatto che ”i
poveri non meritano che si alzi la voce per loro”, per non disturbare i Paesi
ricchi della regione.
L’ultima arma di difesa degli yemeniti è la minaccia di colpire il nervo vitale
dei Paesi ricchi: se non verrà levato il blocco “non esiteremo – hanno detto
- a bombardare le navi-cargo del greggio che transitano per il Golfo
Persico”. Questa minaccia ha avuto un certo effetto: nella serata di ieri,
l’Arabia saudita, cedendo alle pressioni ha finalmente annunciato di
“autorizzare l’apertura del porto di Hudayda e dell’aeroporto di Sanaa, ma
solo per gli aiuti umanitari internazionali” e non per i voli civili. Khaled
Al Shayef, direttore dell’aeroporto di Sanaa ha riferito che aprire
l’aeroporto solo per gli aiuti umanitari e non “per il trasporto dei malati
gravi e dei feriti che necessitano cure all’estero” è quasi inutile ed
“insufficiente”.
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Verissimo, di questa guerra non ne parla quasi nessuno. Io qualche tempo fa ed a mio modo l'avevo ricordata così http://agoradelrockpoeta.blogspot.it/search?q=non+pervenuti
RispondiEliminaecco il testo completo:
RispondiEliminaNON PERVENUTI
Ci cerchiamo sull'Atlante geografico
Tentiamo di geolocalizzarci on line
Il tutto per vedere se ancora esistiamo
Se il nostro Paese risulta censito
O siamo spariti dai radar del mappamondo.
Guerra civile non pervenuta
Paesi confinanti che ci invadono
Per interesse
Per lucro
Perfino per sfizio forse.
Civili che si sfaldano
Più per colpa del vostro silenzio
Che delle bombe che baciano le nostre case
Ed i nostri cari
Soffocandoli in un rimbombo mortale.
Yemen è la nazione
Popolo diviso
Impaurito
Dimenticato.
Tre anni di guerra sanguinosa
Solo pochi trafiletti su alcuni giornali.
Forse abbiamo capito la ragione
Siamo la prova vivente dell'esistenza di un mondo parallelo
E quindi restiamo in attesa di cure e di un vostro coinvolgimento
Inutilmente.
O forse
Siamo solo un mondo a parte
Ignorato
Obsoleto
Come un film muto
Che nessuno guarda più.
E probabilmente è solo colpa nostra
Che non siamo abbastanza bravi
A farvi arrivare con forza
Le nostre urla
Il nostro strazio
la vostra guerra.
DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®