giovedì 16 novembre 2017

L’Onu contro Madrid? - Francesco Casula

 

La nota contro Madrid giunge da Ginevra, cuore della Riforma protestante, di libertà di coscienza e di fede; simbolo di tolleranza e di democrazia federalista, anti savoiarda. Parlo del documento siglato dall’avvocato Alfred de Zayas il 25 ottobre scorso e diffuso in questi giorni sulla Rete ma non sui grandi giornali italiani ed europei che si guardano bene dal pubblicarlo: intenti come sono, pisciatinteris e cialtroni legulei, a osannare il franchismo di Rajoy. Zayas, americano, attualmente professore di diritto internazionale presso la Scuola di Diplomazia di Ginevra, ha esercitato la propria professione in diritto societario e diritto di famiglia a New York. Dal 2012 ricopre il ruolo (nominato dall’ONU) di “Esperto Indipendente per la promozione di un ordine internazionale democratico ed equo”. Il documento, moderato, sorvegliato e compassato nella forma, è netto e duro nella sostanza e demolisce, facendoli a pezzi, tutto l’armamentario giuridico e la paccottiglia politica messa in campo ed esibita dal Governo centrale di Madrid contro la Catalogna. Ad iniziare dal mito e dal tabù sacrale del principio della “integrità territoriale”. Confermando quanto già detto dalla Corte Internazionale di giustizia dell’Aja, (nel suo pronunciamento del luglio 2010, sulla dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo, di 2 anni prima), afferma a questo proposito che “il principio dell’integrità territoriale è importante, come è stato inteso in molte delle risoluzioni delle Nazioni Unite, incluse le risoluzioni 2625 e 3314 dell’Assemblea Generale”. Esso cioè prosegue Zayas “è destinato ad essere applicato esternamente, per vietare minacce straniere o incursioni nell’integrità territoriale degli Stati sovrani” Dunque “Questo principio non può essere invocato per sviare il diritto di tutte le persone, garantito dall’articolo 1 dei Patti internazionali sui diritti dell’uomo, a esprimere la loro voglia di controllare il loro futuro. Il diritto all’autodeterminazione è un diritto dei popoli e non prerogativa degli Stati di concedere o negare. In caso di conflitto tra il principio dell’integrità territoriale e il diritto umano all’autodeterminazione, quest’ultima prevale”. Chiaro? In altre parole il principio di integrità territoriale degli Stati, va inteso esclusivamente come divieto di intaccarla tramite minacce, incursioni o altre azioni belliche ad opera di Stati stranieri; mentre é del tutto legittima – e tutelata da vari trattati internazionali – se origina dall’interno, come espressione democratica da parte della popolazione di un territorio. E’ il caso dei Catalani: che attraverso il voto nelle elezioni della Comunità autonoma, attraverso il Referendum e – perché non dirlo e sottolinearlo? – attraverso una massiccia, democratica, non violenta, gioiosa, partecipazione popolare di massa, hanno inequivocabilmente, nella stragrande maggioranza, scelto l’opzione dell’Autogoverno, dell’Autodeterminazione e dell’Indipendenza. Anche l’incipit del documento era stato chiaro e netto: “Deploro la decisione del governo spagnolo di sospendere l’autonomia catalana. Questa azione costituisce una regressione nella tutela dei diritti umani, incompatibile con gli articoli 1, 19, 25 e 27 del Patto internazionale sui diritti civili e politici. Ai sensi degli artt. 10, n. 2, e 96 della Costituzione spagnola, i trattati internazionali costituiscono la legge del Paese e, di conseguenza, la legge spagnola deve essere interpretata conformemente ad essi”. Fuori legge, secondo l’esperto dell’ONU, è dunque Rajoy e non i dirigenti catalani. E prosegue: “Negare ad un popolo il diritto di esprimersi sulla questione dell’autodeterminazione, negando la legittimità di un referendum, usando la forza per impedire l’organizzazione di un referendum e annullare l’autonomia di un popolo per punizione, costituisce una violazione dell’Articolo 1 del Patto internazionale sui diritti civili e politici e del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali. In alternativa, affrontare l’aspirazione dei popoli all’autodeterminazione in modo tempestivo è un’importante misura di prevenzione dei conflitti, come dimostrano le innumerevoli guerre che si sono verificate dal 1945 che hanno trovato la loro origine nel rifiuto dell’autodeterminazione. Occorre incoraggiare il dialogo e la negoziazione politica per prevenire la violenza”. Dialogo e negoziazione dunque: che i Catalani hanno sempre sostenuto. Non manganelli, galera, repressione: come ha praticato Madrid. ”Naturalmente – scrive ancora Zayas – ci sono molti popoli in tutto il mondo che aspirano all’autodeterminazione, sia interna a forma di autonomia che esterna in forma di indipendenza. E mentre la realizzazione dell’autodeterminazione non è automatica o auto-esecutiva, è un diritto umano fondamentale che la comunità internazionale dovrebbe aiutare ad attuare. Anche il diritto internazionale dell’autodeterminazione è andato ben oltre la semplice decolonizzazione. Applicando i 15 criteri contenuti nel mio rapporto del 2014 (paragrafi 63-77), è evidente che nessuno Stato può utilizzare il principio dell’integrità territoriale per negare il diritto di autodeterminazione, e che gli argomenti sulla legittimità delle azioni intraprese dal parlamento eletto in Catalogna sono immateriali. Tali argomenti non annullano il carattere ius cogens dell’autodeterminazione. L’unica soluzione democratica per uscire dall’attuale vicolo cieco, è sospendere le misure repressive e organizzare un referendum per determinare i veri desideri della popolazione interessata. Tale referendum dovrebbe essere monitorato dagli osservatori UE, OSCE e privati, compreso il Centro Carter “. Bene. E’ quello che vuole la Catalogna. Dopo questo autorevole pronunciamento li voglio proprio vedere i “democratici” (europei, italici e nostrani) schierarsi ancora con il franchismo e con Rajoy, leader del Partito più corrotto del mondo. Li voglio proprio vedere schierarsi a favore di provvedimenti liberticidi: arresti, esautoramento del legittimo e popolare governo catalano, abolizione dell’Autonomia e delle conquiste democratiche, imposizione delle elezioni. La voglio proprio vedere l’Europa “dei diritti” a fianco di una Restaurazione forcaiola, che utilizza tutto l’armamentario repressivo, poliziesco e militare per far ripiombare la Catalogna in un passato illiberale, autoritario e fascista, che pensavamo morto e sepolto. Gli uomini liberi, i sardi liberi, non possono che sostenere la sacrosanta battaglia dei Catalani e il loro diritto all’Autodeterminazione.

2 commenti:

  1. Concordo con la conclusione dell'aticolo di Casula. Sottolineo l'importanza di questo post qui pubblicato per aver portato a conoscenza di molti questo documento che non mi pare proprio i media abbiano menzionato neanche larvatamente. Scusa l'incursione, arrivo dal blog di Santa e questo post mi ha colpito particolarmente.

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    1. ne ha scritto anche bortocal, qui:
      https://corpus15.wordpress.com/2017/11/17/catalogna-rovina-deuropa-o-europa-rovina-della-catalogna-415/

      Kosovo sì, Catalogna no? e perché?

      ciao Rockpoeta :)

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