La
nota contro Madrid giunge da Ginevra, cuore della Riforma protestante, di
libertà di coscienza e di fede; simbolo di tolleranza e di democrazia
federalista, anti savoiarda. Parlo del documento siglato dall’avvocato Alfred
de Zayas il 25 ottobre scorso e diffuso in questi giorni sulla Rete ma non sui
grandi giornali italiani ed europei che si guardano bene dal pubblicarlo:
intenti come sono, pisciatinteris e cialtroni legulei, a osannare il franchismo
di Rajoy. Zayas, americano, attualmente professore di diritto internazionale
presso la Scuola di Diplomazia di Ginevra, ha esercitato la propria professione
in diritto societario e diritto di famiglia a New York. Dal 2012 ricopre il
ruolo (nominato dall’ONU) di “Esperto Indipendente per la promozione di un
ordine internazionale democratico ed equo”. Il documento, moderato, sorvegliato
e compassato nella forma, è netto e duro nella sostanza e demolisce, facendoli
a pezzi, tutto l’armamentario giuridico e la paccottiglia politica messa in
campo ed esibita dal Governo centrale di Madrid contro la Catalogna. Ad
iniziare dal mito e dal tabù sacrale del principio della “integrità
territoriale”. Confermando quanto già detto dalla Corte Internazionale di
giustizia dell’Aja, (nel suo pronunciamento del luglio 2010, sulla
dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo, di 2 anni prima), afferma
a questo proposito che “il principio dell’integrità territoriale è importante,
come è stato inteso in molte delle risoluzioni delle Nazioni Unite, incluse le
risoluzioni 2625 e 3314 dell’Assemblea Generale”. Esso cioè prosegue Zayas “è
destinato ad essere applicato esternamente, per vietare minacce straniere o
incursioni nell’integrità territoriale degli Stati sovrani” Dunque “Questo
principio non può essere invocato per sviare il diritto di tutte le persone,
garantito dall’articolo 1 dei Patti internazionali sui diritti dell’uomo, a
esprimere la loro voglia di controllare il loro futuro. Il diritto
all’autodeterminazione è un diritto dei popoli e non prerogativa degli Stati di
concedere o negare. In caso di conflitto tra il principio dell’integrità
territoriale e il diritto umano all’autodeterminazione, quest’ultima prevale”.
Chiaro? In altre parole il principio di integrità territoriale degli Stati, va
inteso esclusivamente come divieto di intaccarla tramite minacce, incursioni o
altre azioni belliche ad opera di Stati stranieri; mentre é del tutto legittima
– e tutelata da vari trattati internazionali – se origina dall’interno, come
espressione democratica da parte della popolazione di un territorio. E’ il caso
dei Catalani: che attraverso il voto nelle elezioni della Comunità autonoma,
attraverso il Referendum e – perché non dirlo e sottolinearlo? – attraverso una
massiccia, democratica, non violenta, gioiosa, partecipazione popolare di
massa, hanno inequivocabilmente, nella stragrande maggioranza, scelto l’opzione
dell’Autogoverno, dell’Autodeterminazione e dell’Indipendenza. Anche l’incipit
del documento era stato chiaro e netto: “Deploro la decisione del governo
spagnolo di sospendere l’autonomia catalana. Questa azione costituisce una
regressione nella tutela dei diritti umani, incompatibile con gli articoli 1,
19, 25 e 27 del Patto internazionale sui diritti civili e politici. Ai sensi
degli artt. 10, n. 2, e 96 della Costituzione spagnola, i trattati
internazionali costituiscono la legge del Paese e, di conseguenza, la legge spagnola
deve essere interpretata conformemente ad essi”. Fuori legge, secondo l’esperto
dell’ONU, è dunque Rajoy e non i dirigenti catalani. E prosegue: “Negare ad un
popolo il diritto di esprimersi sulla questione dell’autodeterminazione,
negando la legittimità di un referendum, usando la forza per impedire
l’organizzazione di un referendum e annullare l’autonomia di un popolo per
punizione, costituisce una violazione dell’Articolo 1 del Patto internazionale
sui diritti civili e politici e del Patto internazionale sui diritti economici,
sociali e culturali. In alternativa, affrontare l’aspirazione dei popoli
all’autodeterminazione in modo tempestivo è un’importante misura di prevenzione
dei conflitti, come dimostrano le innumerevoli guerre che si sono verificate
dal 1945 che hanno trovato la loro origine nel rifiuto dell’autodeterminazione.
Occorre incoraggiare il dialogo e la negoziazione politica per prevenire la
violenza”. Dialogo e negoziazione dunque: che i Catalani hanno sempre
sostenuto. Non manganelli, galera, repressione: come ha praticato Madrid.
”Naturalmente – scrive ancora Zayas – ci sono molti popoli in tutto il mondo
che aspirano all’autodeterminazione, sia interna a forma di autonomia che
esterna in forma di indipendenza. E mentre la realizzazione
dell’autodeterminazione non è automatica o auto-esecutiva, è un diritto umano
fondamentale che la comunità internazionale dovrebbe aiutare ad attuare. Anche
il diritto internazionale dell’autodeterminazione è andato ben oltre la
semplice decolonizzazione. Applicando i 15 criteri contenuti nel mio rapporto
del 2014 (paragrafi 63-77), è evidente che nessuno Stato può utilizzare il
principio dell’integrità territoriale per negare il diritto di
autodeterminazione, e che gli argomenti sulla legittimità delle azioni
intraprese dal parlamento eletto in Catalogna sono immateriali. Tali argomenti
non annullano il carattere ius cogens dell’autodeterminazione. L’unica
soluzione democratica per uscire dall’attuale vicolo cieco, è sospendere le
misure repressive e organizzare un referendum per determinare i veri desideri
della popolazione interessata. Tale referendum dovrebbe essere monitorato dagli
osservatori UE, OSCE e privati, compreso il Centro Carter “. Bene. E’ quello
che vuole la Catalogna. Dopo questo autorevole pronunciamento li voglio proprio
vedere i “democratici” (europei, italici e nostrani) schierarsi ancora con il
franchismo e con Rajoy, leader del Partito più corrotto del mondo. Li voglio
proprio vedere schierarsi a favore di provvedimenti liberticidi: arresti,
esautoramento del legittimo e popolare governo catalano, abolizione
dell’Autonomia e delle conquiste democratiche, imposizione delle elezioni. La
voglio proprio vedere l’Europa “dei diritti” a fianco di una Restaurazione
forcaiola, che utilizza tutto l’armamentario repressivo, poliziesco e militare
per far ripiombare la Catalogna in un passato illiberale, autoritario e
fascista, che pensavamo morto e sepolto. Gli uomini liberi, i sardi liberi, non
possono che sostenere la sacrosanta battaglia dei Catalani e il loro diritto
all’Autodeterminazione.
Concordo con la conclusione dell'aticolo di Casula. Sottolineo l'importanza di questo post qui pubblicato per aver portato a conoscenza di molti questo documento che non mi pare proprio i media abbiano menzionato neanche larvatamente. Scusa l'incursione, arrivo dal blog di Santa e questo post mi ha colpito particolarmente.
RispondiEliminane ha scritto anche bortocal, qui:
Eliminahttps://corpus15.wordpress.com/2017/11/17/catalogna-rovina-deuropa-o-europa-rovina-della-catalogna-415/
Kosovo sì, Catalogna no? e perché?
ciao Rockpoeta :)