È completamente
sbagliato a mio parere considerare semplicemente Trump come un problema – certo
gravissimo – da quale dobbiamo liberarci per raddrizzare il corso della Storia.
Bisogna che cominciamo a porci questo problema. Certamente prima ce ne liberemo
meglio sarà, ma the Donald sta introducendo cambiamenti che in
qualsiasi caso trasformeranno in modi duraturi, che lo vogliamo o no (lo
vogliano o no gli americani), la mentalità della gente, i comportamenti, le
dinamiche sociali, la giustizia, l’economia degli Stati Uniti, e la situazione
mondiale.
Il ragionamento che
voglio fare è altamente ipotetico, e senza dubbio opinabile da molti punti di
vista, perché nessuno ha la sfera di cristallo per vedere il futuro.
Tutti gli eventi
storici lasciano un segno irreversibile, perché sono generati da processi
estremamente complessi, da problemi che evolvono, da nodi che vengono al
pettine, da contraddizioni che si aggravano, da comportamenti di masse di
persone (sulla dinamica delle masse hanno scritto studiosi
autorevoli), da cambiamenti di mentalità, e via discorrendo.
Per fare un esempio,
il fascismo in Italia non è stata una parentesi, ha avuto complesse radici
economiche e sociali, e ha lasciato un segno indelebile, ci ha lasciato
comunque un’eredità che pesa ancora. Oggi ci stupiamo che negli anni ’20 e ’30
in Italia “tutti” fossero fascisti; come ci stupiamo che in Germania “nessuno”
vedesse i delitti di Hitler e del nazismoi.
Sperando di non venire frainteso, direi che il fascismo ha cambiato l’Italia
nel male e nel bene. Non è necessario che mi dilunghi sul male. Ma il fascismo
anticipò quell’intervento dello Sato nell’economia che sarebbe poi diventato
una caratteristica generale dello Sato moderno: per fare solo un esempio, l’IRI
(Istituto per la Ricostruzione Industriale) fu istituito nel 1933 per salvare
le prime 3 banche italiane, due mesi dopo Roosvelt copiò l’idea, poi giocò un
ruolo fondamentale nella ricostruzione postbellica, ed è stato sciolto solo nel
2002. Il fascismo creò il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche). In ogni
caso, non ci siamo mai veramente “liberati” dal fascismo, basti pensare che la
burocrazia italiana è rimasta quella e ha continuato (e continua) a
condizionare pesantemente il nostro Paese.
Veniamo a Trump.
Tutti sappiamo che per lui ha votato metà degli elettori degli Stati Uniti (per
quanto nella “più grande democrazia del mondo” viga un sistema elettorale
arcaico, è normale un astensionismo del 60%ii!
Hillary aveva riscosso la maggioranza dei voti. E poi Trump denuncia la
“dittatura” in Venezuela!). E dobbiamo constatare che a due anni dal suo
insediamento le sue posizioni, che denunciamo come folli, raccolgono l’appoggio
di una fetta molto grande della popolazione. Insomma, la trasformazione
radicale era già in atto, la spaccatura della società statunitense è stata solo
sancita dal voto (in realtà le spaccature sono molteplici, basti pensare a
quella razziale che è riflessa molto parzialmente dal voto, poiché non sono
molti gli afroamericani che possono esercitarlo, nella sostanza sono esclusi
dalle scelte politiche).
Da un lato quindi
Trump sta dando voce a una parte della società americana, e se pure non avesse
vinto questa spaccatura avrebbe agito, anche se in modo diverso: ma il fatto
che abbia avuto voce radicherà molte delle trasformazioni che Trump sta
introducendo. In questi giorni egli sta sostituendo un giudice della Corte
Suprema, che così virerà decisamente a destra per un tempo lunghissimo (i
giudici della Corte Suprema rimangono a vita): saranno a rischio l’aborto e
altri diritti civili. Se Trump non fosse stato Presidente è presumibile che il
nuovo giudice sarebbe stato un altro e le cose avrebbero avuto parzialmente un
altro corso.
The Donald sta
cambiando in modo radicale la questione – la percezione stessa –
dell’immigrazione: sono convinto che qualsiasi sarà il suo successore
difficilmente potrà ripristinare la situazione precedente (ammesso che lo
voglia: spesso fa comodo che qualcun altro faccia il lavoro sporco). In questi
due anni anche la mentalità della popolazione degli Stati Uniti sta cambiando
profondamente (come da noi Salvini sta esasperando strumentalmente problemi che
si erano esacerbati ben prima di lui, basti pensare come Minniti un anno fa
cambiò la mentalità e la sensibilità degli italiani con la montatura delle
accuse alle ONG).
Mi fermo a questi
cenni perché non ho le conoscenze della società statunitense sufficienti per
analizzare altri cambiamenti interni introdotti da the Donald.
Ma veniamo alla
situazione internazionale, che noi percepiamo più direttamente dei problemi
interni agli USA. Che segni lascerà la guerra commerciale sferrata da Trump?
Come cambieranno i rapporti geopolitici? Ovviamente sarà difficile discernere
in futuro le mosse di Trump dalle reazioni che avranno gli altri Stati, ma il
dado è tratto, e le cose non potranno comunque tornare “come prima”. Si pensi
del resto che la politica della NATO di espansione, accerchiamento della
Russia, e intervento militare in teatri extra europei era stata promossa dal
suo predecessore, il Nobel per la Pace (!) Obama.
La politica di Trump
sta portando a conseguenze estreme contraddizioni con gli “alleati” che
covavano da tempo, risalenti in sostanza alla subalternità accettata dal
dopoguerra dagli europei, che dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale era
mascherata dalla difesa contro la “minaccia comunista”, ma dopo la scomparsa
dell’Unione Sovietica ha messo a nudo in modo sempre più grave la mancanza di
una vera politica estera da parte dei Paesi europei!
Questo è vero anche
per quanto poi riguarda gli armamenti nucleari, per i quali Trump ha solo
esasperato un tendenza che si era già sviluppata in modo estremamente
minaccioso ad opera del … Nobel per la pace Obama, il quale aveva varato un
mega-programma di modernizzazione: la famigerata bomba termonucleare B-61-12 e
l’F-35 sono precedenti alla presidenza Trump.
Insomma, sia
l’esasperazione di scelte che Trump ha ereditato dalle amministrazioni
precedenti, sia le sue virate originali lasceranno un segno sulla situazione
degli Stati Uniti, e del Mondo.
i Ricordo
un libro molto bello e controverso di Daniel J. Goldhagen, I
volenterosi carnefici di Hitler. I tedeschi comuni e l’Olocausto,
Mondadori, 1998.
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