…Dice il magistrato Olindo Canali:
“Abbiamo inventato addirittura i diversamente stranieri” ha detto con
riferimento ai cittadini comunitari durante il suo intervento intitolato
“Straniero per legge”. Una mezz'ora a tutto campo, quella del magistrato che lavora
nella sezione Protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini
comunitari del tribunale di Milano. “In passato non c'erano nemmeno i
passaporti. Si controllavano le merci ma non le persone”. Quando il giudice
ascolta i racconti dei migranti che chiedono protezione per cercare di capire
se la loro storia è vera, falsa o verosimile vede “la paura negli occhi degli
immigrati” e si meraviglia che il dibattito attuale sia tutto sui timori degli
italiani rispetto al fenomeno migratorio. La paura perché il magistrato che
“condanna un uomo a 25 anni di carcere sa che la pena prima o poi terminerà”.
Mentre quella “di chi è obbligato ad andarsene non finisce mai”.
Non è naif il giudice Canali: “Abbiamo un problema di criminalità connessa al fenomeno migratorio” e cita il 68 per cento della popolazione carceraria formata da stranieri per le pene fino a 4 anni. Percentuale che si inverte per i reati più gravi: “Per pene superiori ai 20 anni solo il 5 per cento dei reati è commesso da stranieri”. Un dato che racconta molto anche dell'Italia. Un affondo anche verso la politica. “Pezzi di classe dirigente si stanno accanendo contro la protezione umanitaria” che è prevista “non per i perseguitati o chi proviene da aree ad alti tassi di violenza” ma comunque per persone “ad alti indici di vulnerabilità: vittime di tratta o di tortura, donne stuprate”.
La battaglia dei numeri che, per Canali, non serve a nulla: “Nella nostra sezione milanese stiamo giudicando i casi del 2015 e fino alla metà del 2016, durante il picco degli arrivi nel nostro Paese”. Poi il calo, soprattutto degli sbarchi, e “sarà la storia a giudicare se il 'patto con il diavolo' che abbiamo siglato in Libia sia una mossa politica giusta o sbagliata”. Una riflessione globale il magistrato la fa, forte dei racconti accumulati e raccolti nella sezione Protezione umanitaria dle tribunale meneghino: “Vengono a casa nostra” come si ripete anche perché “siamo andati a casa loro: nel Delta del Niger ci sono bambini di 8 anni che sviluppano tumori” in quella che, chiude il magistrato, “è diventata la pattumiera del mondo a causa dell'industria petrolifera”. (Francesco Floris)
Non è naif il giudice Canali: “Abbiamo un problema di criminalità connessa al fenomeno migratorio” e cita il 68 per cento della popolazione carceraria formata da stranieri per le pene fino a 4 anni. Percentuale che si inverte per i reati più gravi: “Per pene superiori ai 20 anni solo il 5 per cento dei reati è commesso da stranieri”. Un dato che racconta molto anche dell'Italia. Un affondo anche verso la politica. “Pezzi di classe dirigente si stanno accanendo contro la protezione umanitaria” che è prevista “non per i perseguitati o chi proviene da aree ad alti tassi di violenza” ma comunque per persone “ad alti indici di vulnerabilità: vittime di tratta o di tortura, donne stuprate”.
La battaglia dei numeri che, per Canali, non serve a nulla: “Nella nostra sezione milanese stiamo giudicando i casi del 2015 e fino alla metà del 2016, durante il picco degli arrivi nel nostro Paese”. Poi il calo, soprattutto degli sbarchi, e “sarà la storia a giudicare se il 'patto con il diavolo' che abbiamo siglato in Libia sia una mossa politica giusta o sbagliata”. Una riflessione globale il magistrato la fa, forte dei racconti accumulati e raccolti nella sezione Protezione umanitaria dle tribunale meneghino: “Vengono a casa nostra” come si ripete anche perché “siamo andati a casa loro: nel Delta del Niger ci sono bambini di 8 anni che sviluppano tumori” in quella che, chiude il magistrato, “è diventata la pattumiera del mondo a causa dell'industria petrolifera”. (Francesco Floris)
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