Alzi la mano
chi si ricorda una una sola proposta di Salvini che non passi attraverso il
violento schiacciamento della dignità di qualcuno. Intende la cura del proprio
Paese solo immaginando il diritto di fottersene di tutti gli
altri; immagina la sicurezza spendendo parole sulla durezza delle pene per i
colpevoli senza sapere immaginare una riforma che sia una nuova legge, una
modifica delle esistenti, una cosa qualsiasi; parla di diritto al lavoro solo
raccontando a chi lo toglierebbe; è incapace di discutere di giustizia senza
attaccarsi alle braghe di qualche magistrato che non gli piace o
invocando minori diritti per i presunti colpevoli che lui giudica ritenendosi
Cassazione; è incapace di parlare di famiglia senza usare come sponda qualche
malcelata offesa ai gay; non sa parlare di laicità se non brucando il muschio
di qualche presepe.
Provate a
rileggere con attenzione il messaggio di ieri di Giorgia Meloni, che negli
ultimi mesi è impegnata in una personalissima interpretazione della maschera di
Salvini con posa goldoniana ma effetti da villaggio turistico: «abbiamo
presentato – scrive la leader di Fratelli d’Italia – due proposte di
legge […] per abolire il reato di tortura che impedisce agli agenti di fare il
proprio lavoro. Siamo sempre dalla parte delle forze dell’ordine!». Le
parole (poi ricancellate e riscritte) sono chiarissime: senza violenza non c’è
Polizia, secondo Giorgia Meloni e le vittime collaterali (i
Cucchi, gli Aldrovrandi e tutti gli altri) sono evidentemente dei radical chic.
Se ne facciano ragione i poliziotti onesti: sono insopportabili buonisti.
Date
un’occhiata a certi commenti della campagna #byebyevitalizi (anche qui con
comunicazione al contrario, senza avere la forza di puntare piuttosto
sull’eventuale nuova equità) in cui come cani selvatici alcuni non riescono a
trattenere l’eccitazione di avere impoverito gli altri come
unica soddisfazione.
Il
linguaggio non è solo nero. È incapace di posare il vocabolario dell’odio. E
nonostante qualcuno insista nel minimizzare la gravità dell’involuzione (che,
badate bene, non è solo di questo periodo ma parte da lontano e attraversa
anche un certo bullismo a sinistra) dimostra un analfabetismo sentimentale
oltre che funzionale. Incapaci di sentire la propria vita ci si
ingegna per scovare lo schifo degli altri e tuffarcisi dentro per non fare i
conti con la propria miseria. È una lunga, incessante, propaganda tutta fuori
tema in cui l’unica proposta è di demolire gli altri e masturbarsi sdoganando
la barbarie. Ci si affida all’uomo forte perché organizzi l’odio e
lo renda lecito.
Parlano
degli altri perché non sanno cosa dire di loro,
di noi, di voi. È normale che poi rispettare la legge e
i diritti diventi un atto sovversivo: in mezzo ai nani neri la normalità è
scambiata per un gigante.
da qui
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