lunedì 16 luglio 2018

un po' di numeri da tenere ben presenti


scrive Fabrizio Gatti:

Basterebbe invece chiedere a ciascun governo di rispondere a una sola domanda: perché povertà e conflitti colpiscono soprattutto Paesi ricchi di risorse naturali utili alla nostra società? La fuga di centinaia di migliaia di persone verso la Libia non è la causa, ma la conseguenza della risposta a questa domanda. Della Francia abbiamo già detto. Ma le responsabilità su cui suddividere gli oneri riguardano anche l'Italia. Da inizio 2018 al 31 maggio sono sbarcati: 2.734 tunisini, 2.211 eritrei, 916 nigeriani. Sono le tre nazionalità in testa alla classifica. La Tunisia è una democrazia di appena undici milioni di abitanti, poco più della Lombardia. L'Eritrea è una ex colonia italiana di cinque milioni di abitanti, tanti quanti la Sicilia. Queste sono le vere dimensioni della crisi migratoria. Dal 2001 gli eritrei sono dominati da una feroce dittatura che costringe i giovani a fuggire e che però imprenditori italiani, esponenti politici di destra, di sinistra e del sindacato hanno continuato a sostenere.
La Nigeria è la potenza energetica africana e lo Stato extraeuropeo dove l'italiana Eni ha più personale: 1.177 dipendenti. I vertici della società petrolifera con i colleghi dell'olandese Shell, che comunque respingono le imputazioni, sono sotto processo a Milano per corruzione internazionale con l'accusa aver autorizzato il pagamento di una tangente di un miliardo e 92 milioni di dollari (936 milioni di euro) in cambio di concessioni petrolifere: «Un fiume di soldi destinati in teoria allo Stato nigeriano ma in realtà intascati interamente da ex ministri, politici e faccendieri legati all’ex presidente Goodluck Jonathan», ha scritto Paolo Biondani nella sua inchiesta.
Se spesi diversamente, quanti posti lavoro si sarebbero potuti creare e quante persone si sarebbero potute trattenere in Africa con un miliardo di dollari? Nel 2015 avevamo provato a fare un calcolo, proprio dal Niger, Paese confinante con la Nigeria, dove ora Salvini e Bruxelles vorrebbero costruire campi di detenzione: con un investimento di venticinquemila euro si può avviare una piccola impresa di venti dipendenti nel settore della trasformazione alimentare. Ovviamente è un calcolo grossolano, ma rende l'idea dell'esproprio di risorse: la presunta corruzione Eni-Shell equivale così a ben 748.800 posti di lavoro. Moltiplicando per sette, che è la media di componenti di un nucleo familiare, fa un totale di oltre cinque milioni e duecentoquarantamila persone: quelle a cui la tangente ha letteralmente tolto il pane di bocca. 

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