…Come il FMI ha imposto l’“Aggiustamento
Strutturale”, e ha sottoposto a torsioni i governi, costringendoli a tagli
della spesa pubblica per sanità, istruzione, assistenza all’infanzia, sviluppo,
le ONG sono entrate in azione.
La “Privatizzazione del Tutto” ha
comportato anche l’“ONGanizzazione del Tutto”.
Alla scomparsa dei posti di lavoro e dei
mezzi di sussistenza, le ONG sono diventate una fonte importante di
occupazione, anche per coloro che sono consapevoli di ciò che in realtà
rappresentano. E certamente, non tutte le ONG sono cattive.
Fra i milioni di ONG, alcune conducono un
lavoro notevole, radicale e sarebbe un travisamento addossare a tutte le ONG
gli stessi difetti.
Tuttavia, le ONG finanziate dalle imprese
o dalle Fondazioni costituiscono il mezzo con cui la finanza mondiale coopta i
movimenti di resistenza, letteralmente come gli azionisti acquisiscono quote
delle compagnie, per cercare di assumerne il controllo dall’interno. Si
innestano come nodi sul sistema nervoso centrale, i percorsi lungo i quali
scorre la finanza globale.
Le ONG funzionano come trasmettitori,
ricevitori, ammortizzatori, mettono sull’avviso ad ogni impulso sociale,
attente a non infastidire i governi dei paesi che le ospitano. (La Fondazione
Ford richiede alle organizzazioni che finanzia di firmare un impegno in tal
senso). Inavvertitamente (e talvolta avvertitamene, di proposito), servono da
postazioni di ascolto, con le loro relazioni e i loro convegni e con le altre
attività missionarie, che alimentano di informazioni un sistema sempre più
aggressivo di sorveglianza di Stati sempre più repressivi. Più agitata è una
zona, maggiore è il numero di ONG in essa presenti.
Maliziosamente, quando il governo o
settori della Stampa delle Corporation desiderano condurre una campagna
diffamatoria contro un autentico movimento popolare, come il Narmada Bachao
Andolan (movimento che resiste alla costruzione della diga di Narmada e che
inoltre lavora per l’ambiente e i diritti umani, N.d.T.), o contro il
movimento di protesta contro il reattore nucleare di Koodankulam, questi
movimenti vengono accusati di essere ONG che ricevono “finanziamenti
dall’esterno”.
Il governo e la stampa sanno molto bene
che il mandato della maggior parte delle ONG, in particolare di quelle ben
finanziate, è quello di promuovere il progetto della globalizzazione delle
multinazionali, non quello di contrastarlo.
Armate con i loro miliardi, queste ONG
hanno esondato nel mondo, trasformando rivoluzionari potenziali in attivisti
stipendiati, in artisti, intellettuali e registi foraggiati di soldi,
gradualmente attirandoli lontano dal confronto radicale, avviandoli nella
direzione del multi-culturalismo, dello sviluppo sociale e di genere – della
narrazione retorica espressa nel linguaggio delle politiche identitarie e dei
diritti umani.
La trasformazione dell’idea di giustizia
nell’industria dei diritti umani è stato un “golpe” concettuale in cui le ONG e
le Fondazioni hanno svolto un ruolo cruciale. Il focus attentivo sui diritti
umani consente un’analisi tutta concentrata sulle atrocità, in cui viene
impedita la visione di un panorama più vasto e le considerazioni su tutte le
parti in conflitto, per esempio, sui Maoisti e il governo indiano, o
sull’esercito israeliano e Hamas, ed entrambi i contendenti possono essere
stigmatizzati come “Violatori dei Diritti Umani”.
Gli espropri di terre da parte delle
società minerarie, o la storia dell’annessione della terra dei Palestinesi da
parte dello Stato di Israele, diventano allora solo note a piè di pagina con
ben poca evidenza nella narrazione in merito.
Questo non vuol dire che i diritti umani
non abbiano importanza. Sono importanti, ma non sono un prisma abbastanza
idoneo attraverso il quale visualizzare o lontanamente capire le grandi
ingiustizie del mondo in cui viviamo…
…E una delle ragioni per cui la società civile è così
debole, e fino a pochi anni fa invece era il contrario, i palestinesi erano
l'avanguardia degli attivisti arabi, è che sono arrivate le nostre Ong a
rafforzarla.
"I primi internazionali sono stati una svolta.
Erano quasi tutti specialisti di diritti umani, e hanno tradotto in termini
giuridici l'occupazione, impostando il ricorso all'Onu, al tribunale dell'Aja.
Le convenzioni di Ginevra sono diventate la nostra nuova arma. Una delle più
efficaci", dice Jamal Juma, il
coordinatore delle iniziative contro il Muro. "Ma poi sono arrivate Ong di
altro tipo: quelle di aiuto allo sviluppo. E un po' alla volta, si sono
trasformate in una forma di welfare", dice. Oggi le Ong, qui, sono
centinaia. Nessuno sa più neppure il numero preciso. "E la maggioranza si
dedica a progetti inutili, il cui solo obiettivo è offrire uno stipendio ai
palestinesi. E tenerli buoni". Anche perché i direttori di progetto sono
stranieri: i palestinesi sono chiamati semplicemente ad attuare progetti
pensati altrove. Il risultato è stato lo sfibramento della società civile. E
soprattutto, il passaggio dalla politica alla tecnica. Quando l'esercito
confisca una strada, si ha subito una Ong pronta a costruirne una alternativa.
"Ma l'obiettivo", dice Jamal Juma, "dovrebbe essere combattere
l'occupazione, non aiutarci a conviverci"…
da qui
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