A meno di due anni dalla sua nomina, Makarim Wibisono ha
annunciato lunedì le sue dimissioni dalla carica di relatore speciale Onu sulla
situazione dei diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati.
“Sfortunatamente, i miei
sforzi di contribuire al miglioramento delle vite dei palestinesi vittime delle
violazioni sotto l’occupazione israeliana sono stati vanificati ad ogni passo,”
ha dichiarato Wibisono, le cui dimissioni saranno effettive a partire dal 31
marzo 2016.
Il relatore speciale indonesiano ha aggiunto che, nell’accettare il mandato nel giugno 2014, gli era stato assicurato accesso ai Territori Palestinesi Occupati come “osservatore imparziale ed obiettivo”. Tuttavia, da allora ripetute richieste di ingresso non sono state accolte da Israele, tra queste, l’ultima inviata nel mese di ottobre,con cui si domandava il permesso di ingresso di Wibisono alla fine del 2015. Secondo il relatore speciale è dunque venuta a mancare la premessa alla base dell’accettazione del mandato, ovvero l’entrare in diretto contatto con le vittime palestinesi.
“Spero sinceramente che chiunque mi succeda riuscirà a risolvere l’attuale situazione di stallo e rassicurare il popolo palestinese che dopo quasi mezzo secolo di occupazione il mondo non ha dimenticato il suo dramma e che i diritti umani universali sono davvero universali” , ha affermato Wibisono, che presenterà il suo ultimo rapporto nella trentunesima sessione del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite nel mese di marzo 2016.
Il mancato rilascio del permesso di ingresso al relatore speciale nei Territori Palestinesi Occupati fa parte della politica israeliana di celamento della verità e delle violazioni dei diritti umani alla commissione sui crimini di guerra, secondo il Palestinian Center for Human Rights. Nel mese di giugno,Israele aveva negato a Wibisono l’ingresso nei Territori Palestinesi Occupati in occasione di una visita finalizzata a portare avanti l’inchiesta sull’attacco militare contro Gaza “Margine Protettivo”, avvenuto nei mesi di luglio e agosto del 2014. Allora, il portavoce del Ministero degli Esteri israeliano, Emmanuel Nahshon, aveva riferito che le autorità israeliane non avevano permesso la sua visita in quanto ne consideravano il mandato anti-israeliano.
Negli ultimi tempi Wibisono aveva espresso preoccupazione per le sempre più frequenti aggressioni israeliane verso gli attivisti per i diritti umani nei territori palestinesi ed in particolare riguardo le incursioni da parte delle autorità israeliane contro membri dell’organizzazione Youth Against Settlements, il cui centro ad Hebron era stato chiuso poiché l’area circostante era stata dichiarata zona militare. Wibisono aveva esortato le autorità israeliane a revocare l’ordine militare. Wibisono aveva inoltre denunciato diversi aspetti della quotidianità sotto l’occupazione militare e l’assedio sulla Striscia di Gaza che impone dure restrizioni al movimento dei palestinesi, alle importazioni ed alle esportazioni e che condanna la popolazione alla dipendenza dagli aiuti internazionali e ad una crescente disoccupazione.
“Il punto è che, se Gaza deve riprendersi dal danno causato dalle molteplici offensive e da una economia a pezzi, il blocco deve essere tolto. La popolazione merita un aiuto e l’ottenimento dei propri diritti umani, non una punizione collettiva”, aveva affermato Wibisono nel mese di giugno, denunciando anche la situazione in Cisgiordania e Gerusalemme est dove “si verificano continue infrazioni dei diritti dei palestinesi”; Wibisono aveva evidenziato il controllo israeliano delle risorse naturali e l’avanzamento degli insediamenti illegali, aggiungendo che “chiudere semplicemente i nostri occhi è permettere la permanenza di queste pratiche”.
Il suo predecessore, il professore emerito di diritto internazionale alla Princeton University Richard Falk, non gradito a Israele per le sue opinioni, si era visto rifiutare l’ingresso durante i suoi sei anni di mandato.
Il relatore speciale indonesiano ha aggiunto che, nell’accettare il mandato nel giugno 2014, gli era stato assicurato accesso ai Territori Palestinesi Occupati come “osservatore imparziale ed obiettivo”. Tuttavia, da allora ripetute richieste di ingresso non sono state accolte da Israele, tra queste, l’ultima inviata nel mese di ottobre,con cui si domandava il permesso di ingresso di Wibisono alla fine del 2015. Secondo il relatore speciale è dunque venuta a mancare la premessa alla base dell’accettazione del mandato, ovvero l’entrare in diretto contatto con le vittime palestinesi.
“Spero sinceramente che chiunque mi succeda riuscirà a risolvere l’attuale situazione di stallo e rassicurare il popolo palestinese che dopo quasi mezzo secolo di occupazione il mondo non ha dimenticato il suo dramma e che i diritti umani universali sono davvero universali” , ha affermato Wibisono, che presenterà il suo ultimo rapporto nella trentunesima sessione del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite nel mese di marzo 2016.
Il mancato rilascio del permesso di ingresso al relatore speciale nei Territori Palestinesi Occupati fa parte della politica israeliana di celamento della verità e delle violazioni dei diritti umani alla commissione sui crimini di guerra, secondo il Palestinian Center for Human Rights. Nel mese di giugno,Israele aveva negato a Wibisono l’ingresso nei Territori Palestinesi Occupati in occasione di una visita finalizzata a portare avanti l’inchiesta sull’attacco militare contro Gaza “Margine Protettivo”, avvenuto nei mesi di luglio e agosto del 2014. Allora, il portavoce del Ministero degli Esteri israeliano, Emmanuel Nahshon, aveva riferito che le autorità israeliane non avevano permesso la sua visita in quanto ne consideravano il mandato anti-israeliano.
Negli ultimi tempi Wibisono aveva espresso preoccupazione per le sempre più frequenti aggressioni israeliane verso gli attivisti per i diritti umani nei territori palestinesi ed in particolare riguardo le incursioni da parte delle autorità israeliane contro membri dell’organizzazione Youth Against Settlements, il cui centro ad Hebron era stato chiuso poiché l’area circostante era stata dichiarata zona militare. Wibisono aveva esortato le autorità israeliane a revocare l’ordine militare. Wibisono aveva inoltre denunciato diversi aspetti della quotidianità sotto l’occupazione militare e l’assedio sulla Striscia di Gaza che impone dure restrizioni al movimento dei palestinesi, alle importazioni ed alle esportazioni e che condanna la popolazione alla dipendenza dagli aiuti internazionali e ad una crescente disoccupazione.
“Il punto è che, se Gaza deve riprendersi dal danno causato dalle molteplici offensive e da una economia a pezzi, il blocco deve essere tolto. La popolazione merita un aiuto e l’ottenimento dei propri diritti umani, non una punizione collettiva”, aveva affermato Wibisono nel mese di giugno, denunciando anche la situazione in Cisgiordania e Gerusalemme est dove “si verificano continue infrazioni dei diritti dei palestinesi”; Wibisono aveva evidenziato il controllo israeliano delle risorse naturali e l’avanzamento degli insediamenti illegali, aggiungendo che “chiudere semplicemente i nostri occhi è permettere la permanenza di queste pratiche”.
Il suo predecessore, il professore emerito di diritto internazionale alla Princeton University Richard Falk, non gradito a Israele per le sue opinioni, si era visto rifiutare l’ingresso durante i suoi sei anni di mandato.
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