«Quei 18 giorni sono stati i più belli della mia vita. Belli
e difficili». Al telefono dal Cairo Alaa Al-Aswany, autore di uno dei romanzi
arabi più amati e venduti in tutto il mondo, «Palazzo Yacoubian», ripensa alla
rivoluzione di Piazza Tahrir di cinque anni fa. «Per 18 giorni, la mia famiglia
aspettava che tornassi a casa da Piazza Tahrir alle 6 del mattino, passavo
sempre per dire loro che ero ancora vivo. Poi, all’1 del pomeriggio tenevo una
conferenza stampa nella mia clinica odontoiatrica perché spiegare cosa stava
succedendo era mio dovere in quanto scrittore indipendente. Anche le mie figlie
May e Nada di 19 e 20 anni, e il maschio Seif, che è più grande, hanno
partecipato alla rivoluzione: lui il 28 prese anche parte in una marcia dove la
gente fu uccisa, ma non potevo impedirglielo ovviamente. Siamo una famiglia
rivoluzionaria, dai tempi di mio padre». La rivoluzione di Piazza Tahrir
quest’anno non è stata celebrata con le manifestazioni: il regime di Al Sisi le
ha proibite, ha condotto migliaia di arresti preventivi, ha istruito gli imam a
predicare che protestare è peccato. Ma la primavera tornerà, secondo Al-Aswany,
che sta scrivendo un nuovo romanzo, intitolato «La Repubblica come se», per
tenere viva la memoria della rivoluzione. «In una dittatura – spiega così il
titolo – tutto appare come se fosse reale, ma l’unica verità è la volontà del
dittatore. Racconterò la lotta dei giovani rivoluzionari di Piazza Tahrir, e
come la religione è stata usata contro la rivoluzione»…
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