Homs, in Siria, aveva 845000 abitanti nel 2008, secondo Wikipedia.
eccola oggi:
Homs come Berlino (nel film "Anno zero") - Domenico Stimolo
Solo le immagini dirette possono dare a noi umani l’essenza
drammatica degli orrori della guerra. Le narrazioni scritte, le cronache
raccontate, non possono mai restituire l’effetto emotivo e psicologico della
distruzione e della morte.
Nel corso della seconda guerra mondiale tanti
furono i documentari che registrarono l’ “odore” delle battaglie fra gli uomini
fatti vestire con la divisa, dei campi di sterminio nazisti, delle
apocalittiche distruzioni che riguardarono moltissime città europee e dell’ex
Unione Sovietica, di Hiroshima e Nagasaki sottoposte a sperimentazione nucleare.
Nel corso di quegli anni le popolazioni degli
Stati Uniti e dell’intero continente nord-sud americano, che ebbero la sorte di
non vedere bombe cadere sulle loro teste – così come altre parti di nostra Gaia
Terra – vedendo i filmati delle città interamente distrutte capirono (almeno lì
per lì) il significato della parola guerra. Le successive generazioni europee e
del mondo in genere solo quando hanno maniera di vedere i documentari delle
città rase al suolo sono messe nelle condizioni di comprendere la devastante
funzione distruttiva della guerra.
Roberto Rossellini girò le scene del suo film «Germania anno zero» all’inizio dell’autunno del 1947. La
vita dei protagonisti si svolgeva tra le macerie di Berlino. Un sequela
infinita di palazzi interamente sventrati nel corpo delle strade e delle piazze
completamente scomparse. L’eccellente regista, fra le rovine della città, con
la presenza principale di un ragazzo, innestò la vita che tentava di ritornare.
Un solenne monito contro le guerre che, purtroppo, dalla fine del 1945 sono
ritornate in molte occasioni.
All’inizio di febbraio parecchi siti italiani
hanno mostrato un documentario (a cura di Russsianvorks) girato all’inizio di
quest’anno da un drone russo sulla città di Homs, in Siria. La durata è breve, 1
minuto e 37 secondi. Nei fatti la città non esiste più, non si vede un palazzo
integro. In una breve sequenza si vedono tre ragazzini che camminano su una
strada diventata ormai “reperto archeologico”. E’ questo in particolare, con le
altre condizioni di distruzioni coincidenti, che fa venire in mente il
richiamato film di Roberto Rossellini.
Su Wikipedia si legge che nel 2006 a Homs
risiedevano 800.000 abitanti, in una Siria con
circa 24 milioni di abitanti. Una città, quindi, dalle dimensioni di Torino. Di
fatto è come se la seconda città del nord-Italia fosse stata interamente
distrutta da eventi di guerra.
Il documentario è dirompente, nel dare la
dimensione dell’enorme scarnificazione in atto da cinque anni in Siria. Eppure,
le reti televisive italiane complessivamente tacciono. Le immagini del video, come
strumento fondamentale di informazione, di educazione civile e democratica,
dovevano essere trasmesse ripetutamente, come notizia in primo piano, da tutte
le reti televisive. Quotidianamente, in tutte le edizioni, come messaggio di
pace, di condanna della guerra, di educazione civile delle coscienze. Giusto per
fare comprendere da quale inferno distruttivo (SIRIA) provengono i milioni di
profughi che si accalcano alle frontiere dell’Europa. Per dare adeguate note
esplicative sulla principale tragedia che riguarda la nostra area continentale
dalla fine della seconda guerra mondiale. In Siria (nei fatti a ridosso
dell’Europa) la guerra c’è da 5 anni. Si muore, si viene mutilati e si
distrugge.
La Rai, invece, ci
trastulla – tv e radio- con il “bombardamento” mediatico (modello manicomiale)
della pubblicità sull’abbonamento tv che si paga a rate… come se tutti si fosse
scemi. L’ossessione della banalità.
da qui
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