La deputata del Parlasur incarcerata dal 16 gennaio
con la surreale accusa di “istigazione al delitto”. La leader
dell’organizzazione Tupac Amaru chiedeva giustizia per l’ondata di
licenziamenti dei lavoratori delle cooperative affiliate alla sua associazione.
L’arresto e la detenzione di Milagro Sala
rappresentano subito il volto più duro del macrismo. Leader dell’associazione
Tupac Amaru, una delle organizzazioni sociali più attive nella provincia di
Jujuy, nel nord dell’Argentina, la donna si trova in carcere con la surreale
accusa di “istigazione al delitto”. La sua colpa è quella di aver occupato la
piazza di fronte al palazzo del governatore provinciale Gerardo Morales,
assieme ai movimenti sociali, per protestare contro il licenziamento dei
lavoratori delle cooperative associate alla Tupac Amaru.
Il conflitto sociale che vede opposte le
organizzazioni popolari a Gerardo Morales esemplifica bene a cosa andrà
incontro l’Argentina sotto la presidenza di Mauricio Macri e il governo di Cambiemos,
la sua coalizione. La campagna elettorale che ha condotto Morales fino alla
presa della provincia di Jujuy è stata finanziata dall’ottuagenario Carlos
Pedro Blaquier, uno degli uomini più ricchi del paese, costruttore di
imbarcazioni, yacht e aerei, oltre ad essere collezionista di opere d’arte e
proprietario del redditizio zuccherificio Ledesma. Già vicino al regime
militare negli anni ‘70 e responsabile di aver facilitato il trasferimento di
almeno 400 lavoratori dello zuccherificio direttamente ai centri di detenzione
clandestini durante la cosiddetta noche del apagón, Blaquier non
solo ha sostenuto economicamente gli sforzi di Morales per farlo giungere al
governo della provincia di Jujuy, ma ha ampiamente foraggiato anche Macri.
Entrambi sono espressione di quell’Argentina reazionaria e razzista che odia
Milagro Sala in quanto donna, indigena e militante sociale. Da tempo Gerardo
Morales aveva intenzione di farla pagare a Milagro Sala: la deputata del
ParlaSur è divenuta uno dei simboli della protesta sociale che già divampa in
tutto il paese contro le politiche imposte da Macri e dai suoi uomini, per
questo il nuovo inquilino della Casa Rosada intende metterla a tacere e, al
tempo stesso, farla finita una volta per tutte con le conquiste sociali
raggiunte dal kirchnerismo. Non a caso la Tupac Amaru, sorta a seguito del default economico
del 2001 e con una forte componente indigena, ha collaborato con Néstor e
Cristina Kirchner ricevendo sussidi dal governo per costruire ospedali, scuole,
quartieri e dato vita a centinaia di cooperative. Adesso, proprio a causa delle
politiche economiche di Macri e, a cascata di Gerardo Morales, 66mila cooperativistas rischiano
di rimanere senza lavoro: per questo motivo Milagro Sala aveva partecipato all’acampada di
fronte al palazzo di governo di Morales, nel tentativo di strappare almeno la
possibilità di un colloquio con il governatore. L’acampada si è
ripetuta anche nella storica Plaza de Mayo della capitale Buenos Aires, ma, per
tutta risposta, il potere ha inviato la polizia a filmare i manifestanti e,
soprattutto a Jujuy, si sono viste circolare auto della polizia senza targa e
poliziotti in borghese, come ai tempi del regime militare. Tutto ciò fa il paio
con le minacce contro le Madres de la Plaza de Mayo a seguito della conquista
della Casa Rosada da parte di Macri. Come dire: con l’attuale presidente può
tornare l’impunità di una volta e la ricreazione dell’era kirchnerista è morta
e sepolta. Le accuse contro Milagro Sala sono evidentemente di natura politica
così come è ricattatorio garantire la sua liberazione solo se verranno tolte leacampadas.
La presidentessa di Tupac Amaru è stata arrestata lo scorso 16 gennaio, ma
l’occupazione della piazza a Jujuy andava avanti già da alcune settimane.
Peraltro, il caso di Milagro Sala ha già varcato i confini argentini. Al
presidente Macri, che si trovava a Davos per il forum economico, un giornalista
ha chiesto i motivi per cui Milagro Sala si trova in carcere, sollecitando un
paragone con il venezuelano Leopoldo López, condannato a 13 anni di carcere per
aver promosso le guarimbas che lo scorso febbraio, a Caracas,
hanno causato la morte di 43 persone. Macri, che anche durante la campagna per
le presidenziali aveva speso tempo ed energie a garantire che si sarebbe
battuto per la librazione del leader dell’ultradestra venezuelana nel caso in
cui avesse raggiunto la Casa Rosada, ha risposto testualmente che quest’ultimo,
rispetto alla dirigente di Tupac Amaru, non aveva mai commesso nulla di male.
E, a rincarare la dose, nei confronti di Milagro Sala è stato rispolverato un
odioso editoriale pubblicato nel 2012 dal quotidiano di destra La
Nación in cui si accusa la donna e l’associazione che presiede di aver
speculato e di aver tratto vantaggi personali dai fondi concessi dal
kirchnerismo per opere sociali.
Milagro Sala, per il momento, resta comunque in prigione
e rischia una condanna fino a sei anni di carcere por supuesto tumulto
e instigación a cometer delitos. Questi sono i primi effetti dell’Argentina
macrista, e purtroppo siamo solo all’inizio.
(tratto da www.peacelink.it –
30 gennaio)
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