Ce lo porteremo dentro con il ricordo di
un volto giovane, bello, simpatico ed intelligente. Un volto come quello di
tantissimi giovani che sono morti negli ultimi decenni a causa della violenza
terroristica promossa dagli Stati e dai loro tutori del disordine.
Perché Giulio Regeni non è morto soltanto in qualche squallida stanza usata dai servizi segreti di Al Sisi per torturare, seviziare ed uccidere gli oppositori di un regime autoritario, sanguinario, corrotto e bugiardo.
Perché Giulio Regeni non è morto soltanto in qualche squallida stanza usata dai servizi segreti di Al Sisi per torturare, seviziare ed uccidere gli oppositori di un regime autoritario, sanguinario, corrotto e bugiardo.
Giulio è morto nell’indifferenza italiana
verso le reali condizioni di vita e di lavoro in un paese alleato di cui
l’Italia è il primo partner commerciale europeo.1 Giulio
è morto per le sue idee e per la sua volontà di capire ed informare sulla
realtà di quelle “primavere arabe” di cui si è parlato molto a vanvera, ma
senza mai distinguere tra area e area, paese e paese, economia ed economia.
Giulio è morto così come muore la ricerca, quella vera. Quella che il capitale
ed il potere, a ogni latitudine, cercano di soffocare e vietare. Quella in cui
il concetto di “classe” esiste ancora e non è stato rimosso con artifici
mediatici ed ideologici.
Giulio è morto per la scienza, quella
sociale, e per la passione, quella per la giustizia. Che stanno alla base di
ogni ricerca della verità. Che è tipica dell’entusiasmo giovanile e che non
appartiene ai gazzettieri che declamano che Giulio potrebbe essere stato
arrestato “per sbaglio” oppure perché ritenuto “una spia”. E che non appartiene
a tutti coloro che trovano stupido ed insulso occuparsi degli “affari altrui” a
meno che questi ultimi non siano rigidamente relegati a livello di gossip.
Giulio è morto con le centinaia di
attivisti egiziani scomparsi, di cui cinquecento soltanto nello scorso anno,2 e
di cui non è più stato ritrovato né corpo né traccia. E sui quali è stato
mantenuto il silenzio della stampa occidentale, fino ad oggi, in nome di una
sacra alleanza che è servita non a combattere l’Isis e i suoi mandanti, ma
soltanto ad impedire la formazione e lo sviluppo di una reale alternativa di
classe.
Giulio ha cominciato a morire ancora prima
di nascere, nell’Argentina della tripla A e dei generali golpisti che hanno
fatto sparire un’intera generazione nel disinteresse nazionale ed
internazionale e di quel PCI che, dopo aver liquidato le stragi cilene con la
bella trovata del “compromesso storico”, ignorò quegli avvenimenti in nome
della lotta al terrorismo; così come il PD di oggi vorrebbe poter fare per
mandare avanti i propri affari interni ed internazionali. E poi è morto in
Messico con gli studenti, le donne e i giornalisti massacrati dai narcos e dal
governo.
Giulio è morto a Genova a fianco di Carlo
Giuliani. Giulio è stato torturato nella scuola Diaz e nella caserma di
Bolzaneto, i cui responsabili sono ancora impuniti perché in Italia non esiste
il reato di tortura. Il corpo di Giulio ha riportato lividi, contusioni,
fratture, sevizie come quelli di Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, Giuseppe
Uva e molti, troppi altri, vittime della violenza di Stato e dell’indifferenza.
Vittime di un conformismo generalizzato che, fidandosi per viltà delle parole
di leader tutti altrettanto corrotti, differenzia la democrazia dai regimi
tirannici soltanto sul presupposto, mai dimostrato, che i governi occidentali
siano i migliori.
Giulio è morto al Bataclan e nelle
banlieue parigine dove i giovani della stessa età finiscono con l’imboccare
strade diverse ed assassine nel vuoto di una proposta politica e morale che
lascia spazio soltanto all’estremismo reazionario, all’integralismo religioso
in ogni sua variante, giudaico-cristiana o islamica, oppure all’indifferenza
esistenziale. Giulio è morto nella recente proposta fatta alle Nazioni Unite
dal segretario Ban Ki Moon per un piano globale di azione contro il terrorismo
e l’estremismo;3 il
cui vero obiettivo sembra essere quello di rafforzare e rendere più efficaci le
istituzioni nella loro azione di repressione nei confronti di qualsiasi
dissenso che potrebbe essere, da ora in poi e come spesso in passato, equiparato
al terrorismo.
Giulio è morto sotto le manganellate in
Val di Susa e nella repressione di ogni lotta in difesa della specie e
dell’ambiente. Giulio è morto nelle parole e sulla bocca di tutti i politici
italiani ipocriti e corrotti che oggi fingono dolore per la sua morte e per la
sorte di milioni di giovani disoccupati. Giulio è morto al family day e
nelle parole di odio e disprezzo pronunciate contro ogni tipo di diversità .
Giulio ha subito le ingiurie subite dagli omosessuali aggrediti per strada e nelle
aggressioni subite dalle donne ovunque.
Giulio è morto con i bambini affogati nel
Mar Egeo e in tutto il Mediterraneo. Giulio è crollato insieme ai migranti
fermati ai confini d’Europa o rinchiusi nei campi profughi turchi. E’ morto con
i Palestinesi condannati ad un inverno di freddo nella striscia di Gaza e con i
Curdi aggrediti dai Turchi e dall’Isis nel Rojava e nel sud-est della Turchia.
Giulio è morto con i finanziamenti e la fiducia rinnovati ad un
presidente-dittatore come Erdogan e nell’alleanza con gli stati più retrivi ed
oppressivi del Golfo.
E’ morto per una materia prima, il
petrolio, che non vale più un cazzo 4 e
il cui modello di sviluppo è stato sempre e soltanto motivo di guerre, di
inquinamento e di morte. Giulio è morto ammazzato.
Ma quante volte dovrà ancora morire? Quanti, giovani e no, saranno ancora uccisi per difendere, con la violenza giustificata dalla ragione di Stato, un modo di produzione fallimentare e distruttivo al quale cercano ancora coraggiosamente di opporsi?
Ma quante volte dovrà ancora morire? Quanti, giovani e no, saranno ancora uccisi per difendere, con la violenza giustificata dalla ragione di Stato, un modo di produzione fallimentare e distruttivo al quale cercano ancora coraggiosamente di opporsi?
----------------------
Note:
1.
http://www.infomercatiesteri.it/bilancia_commerciale.php?id_paesi=101
2.
http://www.repubblica.it/esteri/2016/02/06/news/egitto_desaparecidos-132828753/?ref=HRER1-1
3. Ban Ki Moon, Un piano globale contro il terrorismo e l’estremismo
violento, Corriere della sera , 3 febbraio 2016
4. http://www.repubblica.it/economia/finanza/2016/02/06/news/arabia_saudita_crolla_petrolio_costretta_a_chiedere_un_prestito-132809487/
Sandro Moiso ha amaramente ragione, purtroppo ...
RispondiEliminadice Martin Luther King:
Elimina"L'ingiustizia in qualsiasi luogo è una minaccia alla giustizia ovunque".
bisogna ricordarsene più spesso