C’era una volta Hasib.
C’era altresì una volta - racimolando in rete tra aneddoti e precisazioni, informazioni e osservazioni, illazioni e
abituali espressioni –
una persona sordomuta.
E c’era più che mai una volta un uomo di etnia Rom.
Nel frattempo, tu segna, per favore ricorda, e rifletti con me lungo la via che
segue il prima e precede il dopo.
Allora c’erano una volta i poliziotti che entrano in una casa
"sovrana", perlomeno sino a elezioni contrarie, per agire con
modalità di Pinelliana memoria,
ancor prima di tirare in ballo il povero Stefano.
Senza un mandato, a quanto si legge quasi
ovunque.
Per punire con l’accettato rischio di uccidere, temono alcuni, a
cominciare dai diretti interessati.
Un semplice controllo di routine, ad ascoltare senza sorpresa gli altri.
Da cui, il solito mistero del suicidio della porta chiusa, dalle
nostre parti ancora più intricato dell’omicidio nella versione
gialla.
Questa invece è nera senza alcun dubbio, come lo scenario che
ci aspetta all’indomani dell’imminente tornata elettorale.
D’altronde, c’è anche chi sostiene che volar fuori dalla finestra del tuo
palazzo per otto metri, ma nella direzione peggiore, è ciò che ti capita per
aver importunato delle ragazze. Ma tu rimuovi subito
il post del giustiziere della notte de noantri, tanto ormai il
messaggio è arrivato a chi deve arrivare.
Perché basta poco, anche solo una parola di tre lettere, è
sufficiente che sia quella giusta.
Non conta in quale punto del discorso, della frase, dell’urlo da slogan, o viceversa,
si trovi.
In quale passaggio della promessa elettorale o della notizia sul giornale,
dall’occhiello al sommario passando per il titolo.
In quale parte del meme al centro del post o della storia,
della storia al centro del post o del meme, nel mezzo di tutto basta che ci
caschi la pancia ancora prima che l’occhio. Per non parlare della presunta
battuta al bar sotto casa o la patetica facezia su quello digitale nella chat
del gruppo, che se ne fa ridere almeno uno la riposti a tutti infierendo sulla facile
vittima finché è tale, altro che caldo ferro dei miei stivali.
Oltre ovviamente ai vomita livore miscelato a bile travestiti da talk
show e gli inquietanti monologhi senza coscienza, più che
contraddittorio, con il fine di rammentare puntualmente chi il è capro
espiatorio da flagellare, ma tu leggi pure come interviste.
D’altra parte, tale quotidiana persecuzione e conseguente genocidio vanno
avanti da secoli, con fasi
talmente estreme che avrebbero dovuto una
volta per tutte mettervi un punto.
In una sola parola, Rom, anche se
avrei potuto volgarmente dire “zingaro” e magari alcuni avrebbero capito
meglio.
Indi per cui, mi sbaglierò, ma sono convinto che nei prossimi giorni se ne
parlerà ancora di questa ennesima brutta storia nostrana.
Sebbene con il passar del tempo e una dose enorme di pazienza, forse
l’aggredito e i suoi familiari otterranno giustizia.
Magari, agenti di polizia o meno, coloro che nel giorno peggiore del
malcapitato gli hanno fatto visita pagheranno per i propri reati.
Al contempo, almeno su questa pagina, non posso fare a meno di sottolineare
che l’elenco delle persone che hanno gettato il Rom dalla finestra,
dopo averne per anni invaso e infangato vita e Storia, ancor prima che la casa
e la persona, comprende una porzione gigantesca del nostro Paese, tra politici
o aspiranti poltrone umane, giornalisti o sedicenti tali, opinionisti o
seminatori d’odio, leoni o meglio mosche da tastiera, e tutti gli altri.
A riprova di ciò, pensa cosa avremmo letto e sentito in giro se il nostro non
fosse stato anche sordomuto.
Solo un altro Rom, già...
La Libertà Non Sta Nello Scegliere Tra Bianco E Nero, Ma Nel Sottrarsi A Questa Scelta Prescritta. (Theodor W.Adorno)
mercoledì 14 settembre 2022
Chi ha gettato il Rom dalla finestra - Alessandro Ghebreigziabiher
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