Un testo scolastico «sconsigliato» agli insegnanti riaccende la polemica
sul conflitto del Golfo
INSEGNANTI attenti, quel testo di educazione civica è un inno alla guerra».
Dopo aver letto "Verso il Duemila" (Thema Editore), un insegnante ha
preso carta e penna e ha lanciato l'allarme ai colleghi. La stroncatura è stata
pubblicata domenica, in prima pagina, sul Manifesto: «Ecco il libro da
evitare», titolava il quotidiano. Una brutta tegola per la casa editrice. La
cosa paradossale è che l'editore, di solito, pubblica libri di tutt'altro
genere: sulla parità uomo-donna, sui diritti umani, sul razzismo, una storia
d'Italia attraverso la canzone politica. Addirittura gli atti del Movimento per
la pace. Altro che guerrafondai.
Eppure, il testo (che non è di educazione civica ma una guida ai temi di
attualità), al Manifesto non è andato giù: «Un nuovo libro di "educazione
civica" - scrive Alessandro Marescotti - di stampo, diciamo così, interventista,
cerca consensi per i prossimi giorni, quando migliaia di insegnanti decideranno
l'adozione dei libri di testo». Ma, prosegue l'insegnante, «le sue 878 pagine
sono pesanti come un carro armato, e spianano ogni dubbio»: bacchettate a Russo
Spena (ex dp), perché chiedeva ai soldati di disertare, al Papa per la
posizione troppo «pensosa», ad Andreotti perché troppo «bizantino» nel decidere
l'intervento. Bobbio, invece, è un «vero saggio» perché ha capito che i
pacifisti incoraggiano il più forte ad abusare della sua potenza e
indeboliscono il più debole. L'autore, prosegue lo sdegnato insegnante, nelle
sue «micidiali» introduzioni e schede «cita il pacifismo nella sezione
"Droga e violenza" (pag. 603), permettere bene in rilievo che
"la droga circolava soprattutto negli ambienti contestatari" intrisi
di "antimilitarismo, anti-industrialismo, anti-occidentalismo, ecc. e
confluenti in un esasperato pacifismo, nella dottrina pratica della
non-violenza, nel comunitarismo". Insomma: attenti alla non-violenza, ragazzi,
che si finisce male».
Giordano Marellini, responsabile dell'editore «Thema», è sorpreso, ma
abbozza una difesa: «Forse al Manifesto non conoscono il nostro catalogo e la
nostra filosofia». Allora perché siete scivolati su questa «buccia di banana»?
«E' un libro di 900 pagine, non possiamo certo censurare i nostri autori. Sì,
riconosco che nei casi citati Materazzi sia interventista, non mi metto a
difenderlo. Ma credo si sia esagerato: lui segnala anche articoli di diverse
tendenze, dice che prima di tutto è importante la pace».
L'autore del libro, che insegna in un liceo scientifico di Pescara, non
pensava di sollevare tante polemiche: «Mi trattano da guerrafondaio, hanno
preso lucciole per lanterne. Sono un tipo estremamente pacifico, ma il pacifismo
a oltranza è solo un'utopia. Non gioco a fare l'ideologo, mi sono limitato a
dire quello che avevano scritto i giornali: la guerra è deprecabile, ma
l'Italia aveva precisi obblighi internazionali. Basta leggere il resto e si
vedrà che non sono politicizzato, l'intento didattico non era di parte. Leggete
meglio le mie schede, perché i libri sono come i figli: hanno una vita propria,
si difendono da soli».
Il volume, in vendita dal novembre scorso, è l'edizione aggiornata di una
raccolta dello stesso autore, uscita tre anni fa. «Ne vendiamo 20 mila copie
l'anno - spiega l'editore -, è un libro adottato da molti insegnanti, di
diverse tendenze politiche: il 60% degli studenti, alla Maturità, sceglie il
tema di attualità». Laura Fincato, sottosegretario al ministero della Pubblica
Istruzione, conferma: «La maggior parte degli studenti pensa che il tema
"libero" sia più facile, che bastino quattro frasi di maniera. Non
conosco il libro, non so se abbia troppe pagine "interventiste".
L'importante, al di là dei commenti, è insegnare loro un metodo».
L'insegnante ospitato dal Manifesto (che lavora a Taranto, in un istituto
professionale), contesta proprio questo metodo: «Gli articoli a favore della
pace sono citati solo nelle note, in piccolo. Ho sfogliato il libro in vista
del 20 maggio, quando dovremo scegliere i testi: la ritengo un'opera infelice.
Le schede che presentano gli articoli danno già un giudizio». Non lo
consiglierà quindi ai ragazzi? «Non è detto, si possono anche adottare testi
che fanno discutere».
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