L'abominio Alternanza scuola-lavoro: sui stupefacenti cordogli del PD - Paolo Desogus
L’alternanza scuola-lavoro è tra le riforme più reazionarie e stupide che
siano mai state approvate dal parlamento italiano. Sottrae tempo allo studio,
offre un’immagine distorta del lavoro, dell’istruzione e del loro rapporto. Si
tratta di una riforma figlia di un’ideologia utilitaristica che pezzi
importanti dell’establishment hanno sponsorizzato tramite le sue fondazioni con
l’intento di smantellare la scuola pubblica. Inoltre è tremendamente classista:
difficilmente gli studenti del liceo finiscono per fare il loro stage in
fabbrica.
A questo si aggiunge un ulteriore dato. L’alternanza scuola-lavoro mette a rischio la vita dei ragazzi che invece di studiare sono costretti a passare per questa finta attività formativa.
Trovo allora stupefacente che Enrico Letta si rammarichi o che altri esponenti
del PD esprimano cordoglio o altro. Questi insulsi della politica, fanatici
liberisti mal travestiti da moderati, votabili solo da un elettorato di
rimbambiti, hanno elaborato e approvato in Parlamento questa legge infame. Il
Pd e gli esponenti che se ne sono distaccati con Renzi hanno le mani sporche di
sangue dei ragazzi rimasti uccisi durante l’alternanza scuola-lavoro.
Dovrebbero avere la decenza di stare zitti e di nascondersi per sempre.
Alle cinque della sera Lamento
per Giuliano De Seta – Gianni Giovannelli
Son cussì
disgrazià che pianzo tanto,
Né so se gò
dirito ai sfoghi e al pianto,
Giacomo Ca’
Zorzi Noventa
(Versi e
poesie, pag. 173)
Milano,
Edizioni di Comunità, 1956
Alle cinque
della sera, in un reparto della piccola fabbrica metalmeccanica BC Service, nel
cuore del laborioso nord-est, a Noventa di Piave, è morto Giuliano De Seta,
diciotto anni appena compiuti, ultimo anno all’Istituto Tecnico Leonardo
Da Vinci (Portogruaro). Per poter conseguire il diploma il giovane
studente doveva, necessariamente, documentare qualche centinaio di ore di
prestazione gratuita nell’ambito del programma di alternanza scuola-lavoro; e
così, alle cinque della sera, mentre stava eseguendo le tassative disposizioni
ministeriali, Giuliano De Seta ha perso la vita, schiacciato da una lastra
d’acciaio, solo, senza scampo. Lo demas era muerte y solo muerte a las
cinco de la tarde.
La
cosiddetta alternanza fu introdotta con una legge chiamata “buona
scuola”, la 107/2015, commi da 33 a 45, quando ministro in carica era Stefania
Giannini, in quota “tecnica” legata al gruppo parlamentare del senatore
Monti, durante il governo Renzi. Il comma 36 escludeva qualsiasi onere per la
finanza pubblica e assegnava al dirigente scolastico la responsabilità di
individuare le imprese presso le quali il lavoro gratuito obbligatorio si
sarebbe in concreto materializzato, anche con riferimento ai problemi della
sicurezza. Le linee guida attualmente in vigore sono quelle contenute nel
decreto ministeriale n. 774 del 4.9.2019, a firma di Marco Bussetti,
indipendente di area leghista, quando era in carica il governo gialloverde
guidato da Conte e Salvini; si applica altresì la Carta dei diritti e dei
doveri degli studenti varata con il decreto interministeriale 3.11.2017 n. 195.
Non è stato reso noto, nell’immediatezza, con chiarezza e trasparenza, il testo
della convenzione fra scuola e impresa che si riferisce all’assegnazione di
Giuliano De Seta presso B.C. Service s.r.l.; sappiamo solo – lo ha riferito la
dirigente scolastica Anna Maria Zago – che questa società collaborava da tempo
con l’ITIS Leonardo Da Vinci. Ancora ignote sono invece le generalità del tutor
interno e del tutor esterno, soggetti che secondo l’articolo 4 delle linee
guida avrebbero dovuto interagire costantemente fra loro e tenere sotto
controllo l’attività svolta. Ma alle cinque della sera, in quel drammatico
venerdì 16 settembre, non c’erano, mentre la muerte puso huevos en la
herida. Ci pare davvero difficile rinchiudere questo terribile
accaduto nel recinto della fatalità, della semplice disgrazia imprevista e
imprevedibile. Il quadro che caratterizza la vicenda è quello di responsabilità
plurime, di comportamenti tollerati dalle istituzioni dello stato, concretando
quella che con suggestiva immagine venne qualificata complicità
ambientale. Da molti anni, troppi ormai, l’impunità sostanziale
accompagna ogni morte sul lavoro, sia per esposizione all’amianto, sia per
consapevole rimozione dei dispositivi di sicurezza, sia, come in questo caso,
per una mal concepita, e mal eseguita, alternanza di studi e lavoro. Chi ha
imposto l’alternanza come obbligatoria al fine di conseguire il diploma ha
costruito una fitta ragnatela di regole ben difficilmente applicabili (anche,
ma non solo, per mancanza di fondi), volutamente dimenticando un idoneo
conseguente apparato di sanzioni. Non è questione di invocare un giustizialismo
inutile e insensato, come presumibilmente suggerirà la critica interessata dei
giuristi ingaggiati dalle associazioni datoriali o da pseudo-sindacalisti
foraggiati; è piuttosto la constatazione di come si sia consolidata nel tempo
una cultura giuridica e legislativa di appoggio a chi reprime le lotte dei
precari nella logistica o le proteste contro il TAV in Val di Susa, ma al tempo
stesso reticente nel contrasto di inquinamenti, omicidi sul lavoro, riciclaggi,
bancarotte. Per i primi compare sempre più frequentemente l’addebito di
associazione per delinquere, per gli altri la conclusione, per una ragione o
per l’altra, è l’impunità.
Noventa di
Piave era il borgo in cui era nato uno dei più importanti poeti dialettali del
secolo scorso, Giacomo Ca’ Zorzi. Amava la sua terra e per questo volle
firmarsi “Noventa”. Era un convinto cattolico liberale, antifascista nel
ventennio, legato a Croce e a Gobetti; non certo un comunista, ma ugualmente
sensibile e attento a quel che avveniva nei ceti popolari. Giuliano, nato in
una famiglia di lavoratori emigrati dalla Calabria, viveva a Ceggia, un paese
in cui negli anni Sessanta aveva messo radici Potere Operaio. Questa morte,
alle cinque della sera, in un piccolo triangolo di territorio veneto capace di
lotte sociali e sottomissioni, pronto sempre a lavorare senza risparmio nella
speranza di migliorare il destino della collettività, ci deve far riflettere.
Magari potrebbe diventare un grimaldello per superare questa bonaccia di
apatica rassegnazione in cui siamo caduti, per riaprire una porta sul futuro.
Giovanni
Cagnassi, cronista per La Nuova di Venezia e Mestre, il 17
settembre, commentando l’incidente ha così descritto B.C. Service s.r.l.:
“una di quelle aziende specializzate e poco sindacalizzate che sono la spina
dorsale dell’economia del territorio e di una zona industriale molto attiva”.
L’articolo rende bene il contesto, ci fa comprendere le ragioni profonde della
complicità ambientale in cui si radica il consenso e non trova ostacoli una
organizzazione neoliberista che in poco conto tiene la vita umana. I genitori
della vittima vanno rispettati, nella loro identità e nel loro dolore; e anche
nel loro procedere prudentemente, senza proclami. Al tempo stesso vanno
sostenuti, evitando ogni strumentalizzazione, quando dicono: “Non ce la
sentiamo di esprimerci finché la magistratura non avrà accertato l’esatta
dinamica dei fatti. Però, è ovvio, vogliamo sapere la verità su come sia stato
possibile che la vita di nostro figlio finisse in questo modo”.
Non credo
sia possibile condividere tanta fiducia negli accertamenti della magistratura,
a fronte di una inaccettabile incapacità, nella gran parte dei casi, di
pervenire rapidamente all’individuazione dei responsabili. E penso sia bene
invece esprimersi subito, qui e ora, incalzando senza sosta,
perché la “verità”, in casi come questo, è per sua natura ribelle, se non anche
rivoluzionaria. E allora potremmo procedere alla redazione di un testo in cui
si chiede, ora, che sia reso di pubblica conoscenza il testo della
convenzione (deve farlo Anna Maria Zago che dirige l’ITIS Da Vinci di
Portogruaro) e che diano subito la loro versione, previa
identificazione, i due tutor. I genitori hanno riferito al giornalista
del Corriere Andrea Priante (18 settembre, pagina 23) che
Giuliano aveva lavorato come operaio presso la B.C. Service s.r.l. nei mesi di
luglio e agosto con un regolare contratto di apprendistato. Lascia
perplessi un contratto di apprendistato di due soli mesi, fra l’altro risolto
proprio quando ebbe poi inizio lo stage di alternanza. Che senso abbia poi un
breve stage di alternanza dopo due mesi di lavoro è un bel mistero; certamente
va acquisita anche tutta la documentazione relativa a questo contratto
(dall’aria assai poco regolare se la descrizione risultasse
esatta) e la direttrice Anna Maria Zago (con i due tutor) dovrebbe
sentirsi tenuta a spiegare come le due prestazioni siano state ritenute
compatibili. L’assegnazione ad un’impresa metalmeccanica rientra fra quelle a
rischio elevato secondo le norme che regolano l’alternanza; dunque era
necessario un congruo periodo formazione in presenza, con una idonea
informazione sui rischi. Lo svolgimento dell’attività lavorativa gratuita
prima dell’inizio dell’anno scolastico induce qualche perplessità.
Vogliamo
provare ad intervenire con appelli e proteste? Questo Lamento per
Giuliano De Seta, archiviata la malinconica campagna elettorale, potrebbe
essere un modo per ritrovarci.
Nessun commento:
Posta un commento