mercoledì 15 febbraio 2023

Fahrenheit 451 in Usa – Luca Celada

 

Dalle aule della Florida stanno scomparendo i libri. Al rientro dalle vacanze invernali studenti delle elementari di almeno due contee, Manatee e Duval, hanno trovato svuotati gli scaffali delle biblioteche e delle classi, su altre librerie i libri erano stati oscurati da teloni.

La «misura precauzionale» è stata decisa da alcuni presidi in seguito alle direttive diramate dal dipartimento dell’istruzione sui testi dichiarati illegali da una serie di leggi “anti-woke” promulgate dal governatore reazionario Ron De Santis.
La legge 1.467, per esempio, vieta la presenza nelle scuole di libri «pornografici o non adatti all’età ed ai bisogni degli studenti». Lo Stop Woke Act inoltre criminalizza ogni insegnamento che possa «mettere a disagio o indurre sensi di colpa» per via delle azioni collettive di una razza o sesso. Lo statuto è mirato a prevenire l’insegnamento dell’antirazzismo e del femminismo e rende illecito, ad esempio, insegnare che lo schiavismo e la segregazione sono state politiche ufficiali degli Stati uniti, per non «provocare disagio» ai discendenti degli schiavisti. Un altro decreto, comunemente denominato Don’t Say Gay, vieta di abbordare in classe questioni di genere e orientamento sessuale.
LA FLORIDA si candida ormai a centro di una orwelliana dottrina dei corretti contenuti che sono principale cavallo di battaglia del governatore reazionario dello stato, con dichiarate ambizioni presidenziali. L’effetto è stato di seminare il panico fra amministratori ed insegnanti che rischiano sanzioni fino a cinquemila dollari e 5 anni di reclusione – più la perdita dell’idoneità professionale - se si dovessero macchiare di “psicoreati” nemmeno ben definiti.
La valutazione di ogni libro ammesso alle elementari deve essere fatta da ispettori istruiti sui corretti criteri certificati dallo stato. Nell’attesa, a scanso di equivoci, molte scuole hanno rimosso preventivamente tutti i libri dai locali scolastici. Il paradosso delle scuole con divieto di lettura, come ha affermato Michelle Jarrett, presidente dell’associazione dei bibliotecari della Florida, hanno creato un ambiente meno che ideale per l’apprendimento.
PEN AMERICA, l’associazione degli autori, ha denunciato che nella contea di Duval sulla lista di proscrizione sono finiti 176 libri per bambini compresi Sulwe di Lupita Nyong’o, Dim Sum for Everyone! Di Grace Lin, Gli Orsi Berenstain di Stan e la storia della vita della diva della salsa, Celia Cruz – in pratica qualunque testo con una suggestione culturale “minoritaria” o straniera. In alcune scuole medie è stato bandito Il buio oltre la siepe. Per denunciare un insegnante basta la segnalazione da parte di un genitore o studente.
La crociata anti-woke di DeSantis non si limita peraltro alle scuole elementari. Nel mirino del governatore ci sono anche le superiori da cui di recente ha eliminato il curriculum di storia afroamericana perché «non oggettiva e tendente a propugnare un solo punto di vista». In particolare le sezioni «tendenziose» sarebbero quelle su «attivismo ed intersezionalità», «teoria letteraria del femminismo nero» e «studi queer neri» che DeSantis ha definito «un’agenda ideologica imposta ai nostri ragazzi». La vicenda ha avuto un seguito nazionale dopo che il College Board che ha autorità in materia, ha “riformato” il curriculum di tutti i corsi liceali di African American studies. Gli amministratori hanno smentito di avere modificato i corsi di studio per adeguarsi alla Florida ma la vicenda, ed il coro di protesta che si è levato da parte di attivisti e intellettuali afroamericani è emblematica del grado di tensione nel paese.
LA GUERRA al "politically correct" è da tempo al centro del repertorio della destra radicalizzata di cui DeSantis contende il ruolo di beniamino a Donald Trump. «L’indottrinamento woke porterà questo paese alla rovina, ma qui in Florida non passerà» ha dichiarato l’anno scorso lanciando un’inquisizione che prevede sondaggi annuali di studenti e docenti per accertare che le università statali esprimano la richiesta «pluralità di punti di vista».
Un’altra legge, varata la scorsa estate, impone che ogni college pubblichi annualmente un rapporto sulle vedute politiche del corpo docente in base alle quali valutare il «grado di libertà intellettuale» dei campus dove insegnano (e nel caso questa fosse insufficiente, contempla eventualmente di ridimensionarne i finanziamenti). «Non abbiamo alcuna intenzione - ha ribadito il governatore - di sovvenzionare con fondi pubblici covi di stantia ideologia». Negli ultimi mesi DeSantis ha designato come nuove rettore dell’università statale il politico conservatore Ben Sasse e annunciato la costituzione di un nuovo istituto per «l’educazione civica e classica» che promuoverà valori patriottici ed anticomunisti.
Da tempo i conservatori denunciano il «controllo ideologico» della sinistra sulle università. La censura ed il negazionismo in Florida danno corpo all’idea ricorrente di epurare gli atenei dall’«ortodossia progressista». L’operazione ha provocato aspre critiche di molti politici ed esponenti accademici che hanno denunciato il tentativo di cancellare la storia e «azzerare la cultura afroamericana».
IN QUEST’AMBITO un campus, quello del New College Florida, sta diventando banco di prova per l’epurazione di DeSantis. La piccola università di Sarasota, fondata negli anni 60 nel nome del libero pensiero, è nota come oasi liberal nello stato conservatore. Per correggere il difetto, il mese scorso il governatore ha nominato sei nuovi consiglieri repubblicani che, guidati da Christopher Rufo, noto ideologo anti Critical race theory (Crt), hanno immediatamente licenziato la presidente dell’ateneo e nominato un sostituto – già deputato repubblicano – che ha annunciato una nuova linea accademica fondata su meritocrazia e «valori americani della famiglia», annullando corsi dedicati alla diversità razziale e alla parità di genere. Rufo ha dichiarato di «aver fatto breccia» e di essere pronto a «liberare le università».
PER I CONSERVATORI la “liberazione” passa per abolire «l’ortodossia progressista» che inquinerebbe l’educazione, principalmente con la Crt: termine che inizialmente designava la disciplina universitaria dedicata allo studio del razzismo strutturale e la sua influenza sul sistema legale, ma che ha ormai assunto il più ampio significato di disamina critica delle radici storiche della discriminazione nella società Usa. Sono insegnamenti che il governatore ha definito «disfattisti e poco edificanti» nonché atti ad indurre indebiti sensi di colpa negli alunni bianchi.
L’ESCALATION delle provocazioni è andata di pari passo alle ambizioni presidenziali di DeSantis man mano che si avvicina la stagione delle prossime elezioni nazionali. Di fatto l’effetto è di esacerbare le tensioni – soprattutto razziali – in un paese sempre più polarizzato in cui la Florida ed altri stati ex confederati si allineano con il tipo di censura di stato che prevaleva nei tempi bui del regime sudista quando, ad esempio, il Butler Act vietava l’insegnamento della teoria dell’evoluzione di Darwin nelle scuole del Tennessee perché contraria alla Genesi biblica e dunque blasfema.

da qui

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