Dalle aule della Florida stanno scomparendo i libri. Al rientro dalle vacanze invernali studenti delle elementari di almeno due contee, Manatee e Duval, hanno trovato svuotati gli scaffali delle biblioteche e delle classi, su altre librerie i libri erano stati oscurati da teloni.
La «misura precauzionale» è stata decisa da alcuni presidi in seguito alle
direttive diramate dal dipartimento dell’istruzione sui testi dichiarati
illegali da una serie di leggi “anti-woke” promulgate dal governatore
reazionario Ron De Santis.
La legge 1.467, per esempio, vieta la presenza nelle scuole di libri
«pornografici o non adatti all’età ed ai bisogni degli studenti». Lo Stop Woke
Act inoltre criminalizza ogni insegnamento che possa «mettere a disagio o
indurre sensi di colpa» per via delle azioni collettive di una razza o sesso.
Lo statuto è mirato a prevenire l’insegnamento dell’antirazzismo e del
femminismo e rende illecito, ad esempio, insegnare che lo schiavismo e la
segregazione sono state politiche ufficiali degli Stati uniti, per non
«provocare disagio» ai discendenti degli schiavisti. Un altro decreto,
comunemente denominato Don’t Say Gay, vieta di abbordare in classe questioni di
genere e orientamento sessuale.
LA FLORIDA si candida ormai a centro di una orwelliana dottrina dei corretti
contenuti che sono principale cavallo di battaglia del governatore reazionario
dello stato, con dichiarate ambizioni presidenziali. L’effetto è stato di
seminare il panico fra amministratori ed insegnanti che rischiano sanzioni fino
a cinquemila dollari e 5 anni di reclusione – più la perdita dell’idoneità
professionale - se si dovessero macchiare di “psicoreati” nemmeno ben definiti.
La valutazione di ogni libro ammesso alle elementari deve essere fatta da
ispettori istruiti sui corretti criteri certificati dallo stato. Nell’attesa, a
scanso di equivoci, molte scuole hanno rimosso preventivamente tutti i libri
dai locali scolastici. Il paradosso delle scuole con divieto di lettura, come
ha affermato Michelle Jarrett, presidente dell’associazione dei bibliotecari
della Florida, hanno creato un ambiente meno che ideale per l’apprendimento.
PEN AMERICA, l’associazione degli autori, ha denunciato che nella contea di
Duval sulla lista di proscrizione sono finiti 176 libri per bambini compresi
Sulwe di Lupita Nyong’o, Dim Sum for Everyone! Di Grace Lin, Gli Orsi
Berenstain di Stan e la storia della vita della diva della salsa, Celia Cruz –
in pratica qualunque testo con una suggestione culturale “minoritaria” o
straniera. In alcune scuole medie è stato bandito Il buio oltre la siepe. Per
denunciare un insegnante basta la segnalazione da parte di un genitore o
studente.
La crociata anti-woke di DeSantis non si limita peraltro alle scuole
elementari. Nel mirino del governatore ci sono anche le superiori da cui di
recente ha eliminato il curriculum di storia afroamericana perché «non
oggettiva e tendente a propugnare un solo punto di vista». In particolare le
sezioni «tendenziose» sarebbero quelle su «attivismo ed intersezionalità»,
«teoria letteraria del femminismo nero» e «studi queer neri» che DeSantis ha
definito «un’agenda ideologica imposta ai nostri ragazzi». La vicenda ha avuto
un seguito nazionale dopo che il College Board che ha autorità in materia, ha
“riformato” il curriculum di tutti i corsi liceali di African American studies.
Gli amministratori hanno smentito di avere modificato i corsi di studio per
adeguarsi alla Florida ma la vicenda, ed il coro di protesta che si è levato da
parte di attivisti e intellettuali afroamericani è emblematica del grado di
tensione nel paese.
LA GUERRA al "politically correct" è da tempo al centro del
repertorio della destra radicalizzata di cui DeSantis contende il ruolo di
beniamino a Donald Trump. «L’indottrinamento woke porterà questo paese alla
rovina, ma qui in Florida non passerà» ha dichiarato l’anno scorso lanciando
un’inquisizione che prevede sondaggi annuali di studenti e docenti per
accertare che le università statali esprimano la richiesta «pluralità di punti
di vista».
Un’altra legge, varata la scorsa estate, impone che ogni college pubblichi
annualmente un rapporto sulle vedute politiche del corpo docente in base alle
quali valutare il «grado di libertà intellettuale» dei campus dove insegnano (e
nel caso questa fosse insufficiente, contempla eventualmente di ridimensionarne
i finanziamenti). «Non abbiamo alcuna intenzione - ha ribadito il governatore -
di sovvenzionare con fondi pubblici covi di stantia ideologia». Negli ultimi
mesi DeSantis ha designato come nuove rettore dell’università statale il
politico conservatore Ben Sasse e annunciato la costituzione di un nuovo
istituto per «l’educazione civica e classica» che promuoverà valori patriottici
ed anticomunisti.
Da tempo i conservatori denunciano il «controllo ideologico» della sinistra sulle
università. La censura ed il negazionismo in Florida danno corpo all’idea
ricorrente di epurare gli atenei dall’«ortodossia progressista». L’operazione
ha provocato aspre critiche di molti politici ed esponenti accademici che hanno
denunciato il tentativo di cancellare la storia e «azzerare la cultura
afroamericana».
IN QUEST’AMBITO un campus, quello del New College Florida, sta diventando banco
di prova per l’epurazione di DeSantis. La piccola università di Sarasota,
fondata negli anni 60 nel nome del libero pensiero, è nota come oasi liberal
nello stato conservatore. Per correggere il difetto, il mese scorso il
governatore ha nominato sei nuovi consiglieri repubblicani che, guidati da
Christopher Rufo, noto ideologo anti Critical race theory (Crt), hanno
immediatamente licenziato la presidente dell’ateneo e nominato un sostituto –
già deputato repubblicano – che ha annunciato una nuova linea accademica
fondata su meritocrazia e «valori americani della famiglia», annullando corsi
dedicati alla diversità razziale e alla parità di genere. Rufo ha dichiarato di
«aver fatto breccia» e di essere pronto a «liberare le università».
PER I CONSERVATORI la “liberazione” passa per abolire «l’ortodossia
progressista» che inquinerebbe l’educazione, principalmente con la Crt: termine
che inizialmente designava la disciplina universitaria dedicata allo studio del
razzismo strutturale e la sua influenza sul sistema legale, ma che ha ormai
assunto il più ampio significato di disamina critica delle radici storiche
della discriminazione nella società Usa. Sono insegnamenti che il governatore
ha definito «disfattisti e poco edificanti» nonché atti ad indurre indebiti
sensi di colpa negli alunni bianchi.
L’ESCALATION delle provocazioni è andata di pari passo alle ambizioni presidenziali
di DeSantis man mano che si avvicina la stagione delle prossime elezioni
nazionali. Di fatto l’effetto è di esacerbare le tensioni – soprattutto
razziali – in un paese sempre più polarizzato in cui la Florida ed altri stati
ex confederati si allineano con il tipo di censura di stato che prevaleva nei
tempi bui del regime sudista quando, ad esempio, il Butler Act vietava
l’insegnamento della teoria dell’evoluzione di Darwin nelle scuole del
Tennessee perché contraria alla Genesi biblica e dunque blasfema.
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