Cari insegnanti,
mi rivolgo a voi in un momento difficile per la società italiana e per la
scuola. È in corso un tentativo di imporre contenuti assurdi e impropri (Dante
come fondatore della cultura di destra nel nostro paese), di subordinare sempre
più la scuola alle leggi del mercato e ai bisogni della economia e anche di
dividere gli insegnanti attraverso gabbie salariali che porterebbero a un
conflitto fra docenti meridionali e settentrionali. Divide et impera. Si sta assistendo insomma a un vero a
proprio attacco alla scuola pubblica e alla sua funzione formativa.
Cari insegnanti, la Costituzione vi
chiede di formare dei cittadini, non dei consumatori o dei produttori. Voi
entrate ogni giorno in aula per insegnare la letteratura e insieme la
democrazia. Dovete preparare i giovani a leggere e a commentare un testo
letterario; e ciò comporta anzitutto studiarlo oggettivamente nella sua
autonomia rispetto al lettore, considerarlo nelle sue componenti
storicoculturali e letterarie, linguistiche e stilistiche; ma poi dovete anche
sollecitarne la interpretazione, che comporta invece la partecipazione del
lettore, chiamato a esprimere il significato per noi di
un testo. Non solo e non tanto il significato per me,
ma potenzialmente un significato per la intera comunità dei lettori. Lo studio
della letteratura insomma è anche educazione civile, insegnamento di
democrazia: a tutti è data la possibilità di parlare liberamente e di
interpretare un testo, ma prima ognuno deve sapere ciò di cui si parla,
conoscere l’argomento su cui prende la parola. La classe come “comunità
ermeneutica” presuppone questa partecipazione collettiva interpretante e questa
scuola democratica.
Per annullare o ridurre questa
funzione democratica sempre più si tende a trasformarvi in tecnici
dell’insegnamento, in impiegati che hanno smarrito o devono comunque smarrire
la funzione intellettuale di interpreti di testi e di mediatori culturali. È un
vero e proprio declassamento non solo del vostro ruolo, ma della cultura e della
stessa letteratura.
Cari insegnanti, ho dedicato la mia
vita in gran parte alla scuola. E se mi rivolgo a voi, è anche per un impegno
con voi condiviso e durato alcuni decenni e in nome di questa lunga lotta
comune. Esistono ancora degli spazi di libertà, sempre più marginali, è vero,
ma esistono. Cerchiamo di riempirli di contenuti di senso. Facciamo in modo che
ogni lettura in classe di un testo letterario divenga una occasione per restare
fedeli al compito che la Costituzione repubblicana ci assegna.
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