Io non ho mai capito a cosa diavolo
servano veramente queste “relazioni” dei servizi segreti. Capiamoci,
mica intendo che l’attività degli apparati di sicurezza interna ed estera non
abbiano un ruolo nel nostro e negli altri paesi. C’è una storia lunga che
parla. Dalla mafia alle stragi, dai depistaggi alle schedature
di massa, alle operazioni coperte di relazioni con i peggiori
criminali. Ma la narrazione vuole che questi siano quelli “deviati”. Invece le
“relazioni” le fanno quelli “politically correct”, i buoni.
Mi sono letto anche questa appena
presentata in pompa magna dal sottosegretario Mantovano. Le
leggo ogni anno queste mappazze, sfogliandole come si fa con i quotidiani alla
ricerca della pagina con gli annunci mortuari. Per vedere se ci sono anche io,
non si sa mai, oppure se c’è qualcuno che conosco. Avrei potuto farne a meno: i
titoli che servivano al governo c’erano tutti, e ci avrei giurato. Ong e anarchici. A
pag. 37, 6 righe dico 6, assolvono il primo compito. Quello di dire che “la presenza di naviglio – questo deve essere un
copia incolla di un verbale di polizia, visto il termine – delle Ong” che fanno soccorso in mare “incentiva”
le partenze perché i trafficanti, sapendo che ci sono, pubblicizzano la vendita
del “viaggio” per i migranti, come “più sicuro”.
Poi, seguendo le più accorte regole di
impresa, questi trafficanti “sapendo che ci sono le
Ong” spendono di meno in barche, e dunque usano quelle più
scarse e meno adatte ad affrontare il mare, tanto “ci sono le Ong”. Il
viaggio è sicuro, anche se la barca è di merda, perché c’è Mediterranea lì
fuori. Venghino signori, che i biglietti stanno per finire. Mi viene il dubbio
davvero che chi ha scritto queste puttanate, non sappia nemmeno di cosa stia
parlando. Non abbia mai nemmeno sentito un racconto di come gli esseri umani
vengano, a volte mitra alla testa, caricati sui gommoni di notte, senza nemmeno
l’acqua che altrimenti toglie spazio. Questo che ha scritto deve essere uno
stagista, pagato spero bene almeno, per assemblare un po’ di verbali di polizia
insieme a dati Onu, rintracciabili da chiunque, e dati statistici
sulle rotte e partenze, che noi facciamo – devo dire – molto, molto meglio.
Quelle 6 righe però, ci dovevano stare. “Servivano”, per
questo il nome “servizi”.
Ora, queste relazioni, sono sempre
riferite ai dati dell’anno prima, così generiche da non essere nemmeno
aggiornate sul fatto che senza le navi delle Ong gli sbarchi
sono raddoppiati. Che sulla rotta della strage di Cutro, e
l’assenza delle navi del soccorso civile è stata usata addirittura come una
clava dal governo in questi giorni –“perché lì voi non andate mai”- solo l’anno
scorso sono arrivate 18.000 persone. Come si affanna a dire sconsolato l’Ispi, un
istituto di ricerca serio, non c’è mai stato nessun “pull–factor” rappresentato
dalla presenza delle navi di soccorso, ma invece esistono eccome i “push–factor”, cioè
ciò che spinge le persone, donne, uomini e bambini, a scappare da qualche
posto, anche a costo di mettersi nelle mani di trafficanti senza scrupoli.
Avessero scritto nella relazione, qual è
la condizione di profughi e rifugiati in Libia. Avessero
scritto quali sono le milizie che “gestiscono” nelle varie zone libiche il
business, chi siano i capi, che tipo di rapporti intrattengano con le “autorità”
governative – sempre di “famiglie” stiamo parlando – se siano le stesse che ci chiedono il pizzo per non far
saltare i pozzi di petrolio o gas in concessione ad Eni. Cose che sanno tutti,
ma che meriterebbero, queste sì, di essere conosciute dal Parlamento e dal
Paese. Addirittura nel compitino dei servizi, c’è “apprezzamento per gli sforzi
profusi dall’autorità libica, nel contrastare il fenomeno (dei profughi che
tentano di scappare da quell’inferno) attraverso l’attività in mare”.
Ma lo sa, lo stagista, che c’è un
fascicolo aperto presso il Tribunale penale Internazionale, per
la violazione sistematica della Convenzione di Ginevra ex art.33, per
respingimenti illegali e disumani operati anche con l’ausilio di mezzi
italiani? Che l’anno scorso 32.000 donne, uomini e bambini sono stati catturati
e deportati di nuovo in un paese dove ci sono i lager, non gli asili nido, per
i bambini? Lo sa che uno di quegli “ufficiali” della cosiddetta “guardia
costiera libica”, quello che controlla con la sua milizia anche
il porto di Zawija, è ricercato per crimini contro l’umanità?
Macché. Nemmeno l’ombra di una informazione di “intelligence”. Servivano
due titoli utili al governo da far sparare sui giornali? Ecco fatta la “relazione”.
Mi chiedo se questo tipo di informative,
di grandi analisi strategiche, siano alla base del convincimento poi, dei vari
governi, dei vari ministri, sulla bontà delle loro ricette politiche. Quelle
che ci hanno condotto al disastro di oltre 100 morti innocenti a 100 metri
dalla costa calabra. O se queste relazioni vengano fatte, tra copia e incolla e
aggiunte varie, per compiacere i committenti. Sarà tutte e due, in un perverso
circolo vizioso che può fare molti danni. Ma perché, invece di perdere tempo,
non viene istituita una commissione di inchiesta parlamentare su ciò che accade
nel Mediterraneo da almeno dieci anni, Ong comprese,
ma anche accordi con la Libia?
Ho chiesto al Copasir, al
suo presidente Guerini, di poter essere ascoltato. Ho un bel
po’ di documentazione da condividere, per incentivare la lotta agli scafisti, e
a chi li finanzia. C’è il rischio, mi rendo conto, che i titoli dopo possano
non piacere a qualcuno. Ma secondo me potrebbe essere utile per la costruzione
di una verità non addomesticata.
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