venerdì 31 marzo 2023

dove sta, dove va l'apocalisse? - Enrico Euli

 

 

Il titolo del film richiama l'Armageddon, l'Apocalisse finale.

E, alla sua fine, ti chiedi perché.

Sembra -infatti- solo la storia di un bambino ebreo americano che affronta il mondo e le sue storture con uno sguardo etico ed una sensibilità profonda verso l'ingiustizia e le discriminazioni, coperte o palesi.

Nel suo disperato tentativo di riuscirci, la storia racconta delle immani e violente pressioni a conformarsi che gli provengono dalle amorevoli cure di genitori, parenti, insegnanti e amici.

Un'assimilazione a valori ipercompetitivi, votati solo all'ascesa sociale ed al successo sugli altri, al mito eroico della vittoria coltivato da ogni self made man che si rispetti.

Per ottenerli, il ragazzino viene iscritto ad un liceo privato per le èlites, in cui incontra -ragazzino anch'egli- il ciuffetto biondo di un certo Donald Trump.

L'omologazione però non riesce, ma con costi molto alti per il protagonista e soprattutto per il suo amico nero.

Dove sta la catastrofe, oltre che nel titolo (ed in una canzone dei Clash, riferimento musicale del regista) ?

Trump non è un'anomalia nel sistema americano, ma il suo interprete più profondo, coerente e sincero (e così è la Meloni per noi qui).

E Biden segue gli stessi valori e segue gli stessi modelli di Trump, in modo soltanto più graduale e farisaico (così come il PD ed i cosiddetti democratici di sinistra in tutta Europa).

La catastrofe, quella che non vogliamo vedere come tale ma che ci condanna senza scampo, sta proprio nel modello di vita che seguiamo e nei suoi valori fondamentali.

Modelli e valori che - proprio mentre esaltano la guerra tra le persone come unica forma significativa di vita - le conducono ineluttabilmente alla distruzione e alla morte, al vivere nella mortificazione, alla morte in vita.

Questa normalità (normalizzazione) è già da ora catastrofe.

É da questa che poi derivano e deriveranno cataclismi e disastri, le emergenze e guerre permanenti ed i fallimenti di ogni soluzione ad esse.

Ma, anziché assumerci la responsabilità del nostro modo di vivere, una parte di americani preferisce (come abbiamo già fatto per decenni con Berlusconi) accusare e condannare Trump per aver pagato in nero una pornostar!

Scelte del genere (oltre a risultare inutili o addirittura controproducenti in sede elettorale) occultano il vero problema, servono solo ad insistere a coprire la catastrofe di un mondo che prosegue ad avanzare e ad investire violentemente e crudelmente le nostre vite (e, soprattutto, quelle dei più poveri ed indifesi).

da qui

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