Il titolo
del film richiama l'Armageddon, l'Apocalisse finale.
E, alla sua
fine, ti chiedi perché.
Sembra
-infatti- solo la storia di un bambino ebreo americano che affronta il mondo e
le sue storture con uno sguardo etico ed una sensibilità profonda verso
l'ingiustizia e le discriminazioni, coperte o palesi.
Nel suo
disperato tentativo di riuscirci, la storia racconta delle immani e violente
pressioni a conformarsi che gli provengono dalle amorevoli cure di
genitori, parenti, insegnanti e amici.
Un'assimilazione
a valori ipercompetitivi, votati solo all'ascesa sociale ed al successo sugli
altri, al mito eroico della vittoria coltivato da ogni self made man che
si rispetti.
Per
ottenerli, il ragazzino viene iscritto ad un liceo privato per le èlites, in
cui incontra -ragazzino anch'egli- il ciuffetto biondo di un certo Donald
Trump.
L'omologazione
però non riesce, ma con costi molto alti per il protagonista e soprattutto per
il suo amico nero.
Dove sta la catastrofe, oltre che nel titolo (ed in una canzone dei Clash, riferimento musicale del regista) ?
Trump non è
un'anomalia nel sistema americano, ma il suo interprete più profondo, coerente
e sincero (e così è la Meloni per noi qui).
E Biden
segue gli stessi valori e segue gli stessi modelli di Trump, in modo soltanto
più graduale e farisaico (così come il PD ed i cosiddetti democratici di
sinistra in tutta Europa).
La
catastrofe, quella che non vogliamo vedere come tale ma che ci condanna senza
scampo, sta proprio nel modello di vita che seguiamo e nei suoi valori
fondamentali.
Modelli e
valori che - proprio mentre esaltano la guerra tra le persone come unica forma
significativa di vita - le conducono ineluttabilmente alla distruzione e alla
morte, al vivere nella mortificazione, alla morte in vita.
Questa normalità
(normalizzazione) è già da ora catastrofe.
É da questa
che poi derivano e deriveranno cataclismi e disastri, le emergenze e guerre
permanenti ed i fallimenti di ogni soluzione ad esse.
Ma, anziché
assumerci la responsabilità del nostro modo di vivere, una parte di americani
preferisce (come abbiamo già fatto per decenni con Berlusconi) accusare e
condannare Trump per aver pagato in nero una pornostar!
Scelte del
genere (oltre a risultare inutili o addirittura controproducenti in sede
elettorale) occultano il vero problema, servono solo ad insistere a coprire la
catastrofe di un mondo che prosegue ad avanzare e ad investire violentemente e
crudelmente le nostre vite (e, soprattutto, quelle dei più poveri ed indifesi).
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