IL FURTO DEI CERVELLI - come gli USA fanno gli innovativi col c**o degli altri - Giuliano Marrucci
Esportiamo
laureati e importiamo braccianti: così vince la minoranza dei ricchi
che sperpera - Ferdinando
Boero
Nel corso della mia carriera cinquantennale di
studente prima, e di docente universitario poi, ho assistito a molte riforme,
ognuna peggio della precedente, attuate in base a logiche bislacche.
I laureati
sono pochi, rispetto a quelli di altri paesi avanzati! Soluzione: numero chiuso per
limitare gli studenti universitari.
I nostri
laureati non seguono percorsi di formazione che trovano riscontro nell’offerta
lavorativa e non sono competitivi! Risposta del mercato: a decine di migliaia i
nostri laureati emigrano verso paesi che sanno che farsene di loro, e che li
pagano in modo molto diverso dalle offerte italiche. Se gli altri paesi li
prendono, significa che la loro formazione è adeguata alle
richieste lavorative. Se noi non li sappiamo assorbire e li paghiamo poco è
colpa loro, della loro formazione? Direi di no, visto che all’estero li
assorbono e li pagano. I sistemi produttivi italiani non hanno bisogno di
laureati o, se ne hanno bisogno, non sono disposti a pagarli adeguatamente.
Il valore di
una cosa è determinato dalla volontà di pagare per essa da parte di chi la
vuole; se la volontà di pagare è scarsa, si attribuisce scarso valore a
quel che si chiede. Se offro 10 per qualcosa, e un altro offre 30, viene
soddisfatto chi offre 30: le aste funzionano così.
Pare che
ogni laureato costi allo stato circa 250mila euro. I laureati che emigrano,
però, non sono “venduti” ai paesi che li “usano”: sono regalati.
Anzi, entrano in sistemi produttivi che competono con i
nostri: al costo della loro formazione dobbiamo aggiungere le perdite
economiche dovute a scarsa competitività rispetto a paesi che usano manodopera
qualificata (quella prodotta da noi).
A questo
punto la logica governativa (di tutti i governi) diventa chiara: perché
spendere tutti questi soldi per produrre laureati che non utilizziamo
e che gli altri si prendono senza pagare? Tanto vale smettere di produrne. Ora
è chiara la logica del numero chiuso, delle riduzioni dell’organico, della
diminuzione di investimenti in ricerca e formazione. Si comincia con le
elementari: le ho fatte negli anni Cinquanta. Eravamo trenta per classe, c’era
il baby boom. Oggi c’è denatalità (tutti se ne lamentano) ma
le classi sono sempre di trenta alunni. Se il numero di alunni diminuisce, si
accorpano le classi. In modo da spender meno in stipendi dei docenti (stipendi
miseri rispetto agli altri paesi) e in edilizia scolastica. La
burocratizzazione della funzione docente mortifica ulteriormente chi insegna,
già umiliato dall’ammontare dello stipendio.
Di che ha
bisogno l’Italia? Ce lo dice il ministro Lollobrigida: 500mila
extracomunitari da utilizzare nei campi come braccianti. Esportiamo
laureati e importiamo braccianti. I giovani fannulloni non hanno voglia di
spaccarsi la schiena in campagna, vogliono laurearsi e avere giusti
riconoscimenti per il loro valore. Scandalo!!!! Il bello è che
all’estero i riconoscimenti li trovano. Magari i raccomandati con lauree
taroccate restano qui: una chiave inglese nell’ingranaggio. Non contenti di
importare schiavi, i nostri sistemi produttivi delocalizzano le
fabbriche in paesi dove la manodopera costa poco e non ci sono leggi severe
sulla tutela dell’ambiente e della salute umana: la disoccupazione aumenta.
Quello che non si può delocalizzare (la produzione di cibo) viene prodotto con
manodopera a basso costo, a volte proprio con gli schiavi.
Risultato:
qualcuno diventa ricchissimo (gli extraprofitti), ma in media la
popolazione si impoverisce. Il piccolo commercio chiude, aprono i discount, i
negozi di cineserie, e fiorisce il commercio online che, spesso, si vale di
manodopera sottopagata, come i riders. Le città senza negozi sono deserti
sociali, ce ne lamentiamo, ma poi compriamo in rete.
Noi siamo
rassegnati ad essere il paese con i salari più bassi d’Europa, i
francesi mettono a soqquadro il paese per un aumento dell’età pensionabile che
noi abbiamo “assorbito” e in misura maggiore, senza battere ciglio, a parte
qualche lacrima di Fornero e gli esodati sul lastrico.
Mi viene da
fare Meloni, adesso: siete stati al governo per decenni, come mai non avete
fatto queste cose quando avreste potuto? Già, come mai? Il vecchio detto
chiede: a chi giova? Chi ha tratto vantaggi da queste
politiche scellerate? Ovvio: quelli che hanno incamerato profitti
stratosferici. E chi ne è stato danneggiato? Ovvio: quelli che si sono
impoveriti o che sono scappati dal paese. Soprattutto i giovani. Se in
democrazia vince la maggioranza, in teoria dovrebbero vincere gli interessi
della porzione più numerosa del paese. E invece vincono gli interessi
della minoranza (che si arricchisce), contro gli interessi
della maggioranza (che si impoverisce e che emigra): una democrazia
irrazionale. In effetti il partito che avrebbe la maggioranza è quello dei
non votanti: gli elettori sono rassegnati a non essere rappresentati. La
minoranza vince, il paese si impoverisce e esporta il suo migliore capitale
umano.
Conoscete un
partito che si faccia carico di tutto questo? Io no. Qualcuno ha provato a
lenire i disagi dei più poveri, ma ha regalato pesci e non canne da pesca. Ci
sarebbe bisogno di un new deal, magari di una transizione
ecologica che costerebbe centinaia di miliardi. Ah, ci sono? Temo che
saranno sperperati, come i nostri giovani.
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