Il mondo si divide tra
quelli che sono italiani e quelli che vorrebbero essere italiani”, disse
qualche tempo fa lo sceicco Suhami Al-Thani anni membro della famiglia reale
del Qatar. Gli stranieri hanno acquistato 65 miliardi di imprese Made in Italy
(oltre 9 li hanno spesi i soli francesi), mentre lo shopping italiano
all’estero vale meno di 10 miliardi. Il volto dell’Italia nel medio periodo non
cambierà con l’immigrazione ma con le acquisizioni straniere.
Anche l’Italia ha la sua camera vista sul Golfo degli arabi e dei
persiani, forse meno appariscente di quella degli americani, degli inglesi o
dei francesi ma con risvolti non trascurabili in termini economici e militari
che non sfuggiranno alle altre monarchie del Golfo di cui siamo partner,
dall’Arabia Saudita, al Kuwait e agli Emirati.
“Il mondo si divide tra quelli che sono italiani e quelli che
vorrebbero essere italiani”, disse qualche tempo fa lo sceicco Suhami Al-Thani
anni membro della famiglia reale del Qatar. E il Qatar, dove si affacciano sul
Golfo le basi militari americane e ora anche della Turchia, mezzo italiano lo
sta diventando davvero. Lo shopping italiano del regno, sanzionato dall’Arabia
Saudita e dagli altri emiri per i rapporti con i Fratelli Musulmani, continua a
ritmo forsennato, anche in campo militare, quello più sensibile per uno piccolo
stato che salì all’onore delle cronache per una rete tv, Al Jazeera, e il suo
ruolo, talvolta spregiudicato nella contrastante e sanguinosa stagione delle
primavere arabe.
La Leonardo, ex Finmeccanica, ha appena venduto 28 elicotteri
militari NH 90 (Nato helicopter) del consorzio europeo per un valore di oltre
tre miliardi di euro. La divisione elicotteri di Leonardo (ex Agusta Westland)
detiene il 32% del consorzio Nh Industries, ma siccome per la campagna
commerciale in Qatar è società capofila, ha diritto a un valore superiore
alla sua partecipazione alla joint venture. Vendiamo armi e sono contenti anche
i sindacati che hanno appena raggiunto con Leonardo (29 mila addetti in Italia
e 45 mila nel mondo) l’accordo su 1.100 prepensionamenti che sarà seguito da un
piano per nuove assunzioni.
Questa è la seconda commessa italiana rilevante in poco tempo del
Qatar in campo militare dopo la vendita di sette navi della Fincantieri per 5
miliardi di euro. Tanto è vero che la Fincantieri, con le corvette italiane, è
stata designata “diamond sponsor” della Fiera militare marittima che si svolge in
questi giorni a Doha. Il governo Gentiloni è dimissionario ma il ministro della
Difesa Pinotti è corsa in Qatar, per la seconda volta in pochi mesi, perché la
Beretta sta firmando un contratto per la produzione a Doha di armi portatili
leggere e di un fabbrica per sviluppare in futuro nuovi sistemi d’arma.
Per il Qatar, grande produttore di gas, con un partnership
importante con l’Iran nei giacimenti offshore nel Golfo, l’Italia sta
diventando un partner quasi strategico. Nel mirino dei sauditi, che li hanno
obbligati anche a cambiare rotte aeree, i qatarini stanno aggirando l’embargo
con il recente acquisto dall’Aga Khan del 49% della compagnia aerea sarda
Meridiana, rilevata dalla Qatar Airways, che con il nome di AirItaly ha in
programma piani grandiosi che potrebbero farla diventare la prima compagnia
aerea italiana.
I qatarini fanno turismo ma non per caso. La Sardegna del resto è stato
il primo grande investimento immobiliare del Qatar quando nel 2012 la Katara
Hospitality (la stessa che ha effettuato la maggior parte degli acquisti di
hotel) ha acquisito dalla Colony del magnate Tom Barrack un pezzo importante
della Costa Smeralda: quattro alberghi 5 stelle (Cala di Volpe, Romazzino,
Pitrizza e Cervo Hotel) ma anche la marina e il cantiere di Porto Cervo e
infine il Pevero Golf Club. In totale oltre 600 milioni di euro più i costi di
ristrutturazione. Più recente è invece è il completamento del Mater di Olbia,
un ospedale che dovrebbe essere finito nel 2018, la cui costruzione si era
interrotta a causa del crack del San Raffaele di Milano.
L’anno in cui è stata chiusa in Italia una delle operazioni più
significative è stato il 2012, quando la Mayhoola for Investment, holding, che
fa capo direttamente alla famiglia al-Thani, ha acquistato Valentino per oltre
700 milioni. La moda e il lusso sono da sempre nel mirino degli investimenti
della Qatar Investment Authority (Qia), un colosso il cui patrimonio stimato è
di 335 miliardi di dollari.
Poi sono venuti gli investimenti negli hotel extra-lusso: dal Four Season
di Firenze, che si trova nel Palazzo della Gherardesca, acquistato per circa
150 milioni insieme al Baglioni (sempre a Firenze). Ci sono poi l’hotel Gallia
di Milano, a Roma il Westin Excelsior, il Grand Hotel St Regis e l’Aleph Hotel
Boscolo e infine Palazzo Gritti a Venezia.
Sul mercato immobiliare il Qatar nel 2015 è stato protagonista della
più grande operazione di real estate dell’anno con l’acquisizione del progetto
di sviluppo di Porta Nuova a Milano, per una cifra che non è mai stata rivelata
nel dettaglio ma sicuramente superiore a un miliardo di euro. il fondo sovrano
Qia ha anche acquistato per circa 100 milioni la sede del Credit Suisse di
Milano, di cui ovviamente è anche azionista. Inoltre in fondo sovrano del Qatar
è entrato con un investimento di 165 milioni nel capitale di Inalca, la società
del gruppo Cremonini, insieme al Fondo Strategico italiano.
E ora, parafrasando il giovane sceicco Al Thani, non resta agli
italiani che diventare anche un po’ qatarini. La realtà, a di là delle battute,
è che forse la maggior parte degli elettori andati recentemente alle urne forse
non si rende conto che il Paese è in vendita da un pezzo: l'anno scorso gli
stranieri hanno acquistato 65 miliardi di imprese Made in Italy (oltre 9 li
hanno spesi i soli francesi), mentre lo shopping italiano all’estero vale meno
di 10 miliardi. Il volto dell’Italia nel medio periodo non cambierà con
l’immigrazione ma con le acquisizioni straniere: follow the money, segui dove
va il denaro, dice un vecchio detto.
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