scrivo questa cosa nel quarantesimo
anniversario del sequestro moro, datato il 16 marzo 1978; quella vicenda segnò
secondo me non solo la dissoluzione militare della lotta armata, ma anche la
dissoluzione politica del '68, un anno che era durato dieci anni e che finì
storicamente quel giorno; quanto a me, guardando ora indietro, penso che tutti
quei proiettili non avevano il diritto di porre fine a quella nostra visione;
infatti essa fa ancora parte di me e cerco qui di spiegarlo rivedendo una
estate della mia anarchia, quella del 1972;
avevo appena finito il liceo e disponevo di
quindicimila lire; non avevo la più pallida idea di cosa fare all'università,
così una sera piegai una coperta, feci approssimativamente uno zaino e dissi a
mia madre che la mattina dopo sarei partito per parigi o londra; abitavo sulla
cassia verso viterbo e mi misi dall'altra parte della strada col dito alzato; a
ventimiglia non so perché risalii il fiume roia verso le alpi; qualche giorno
dopo capitai al valico del moncenisio di notte e per il freddo entrai in un
ristorante sulla frontiera; lì dentro incrociai quattro ragazzi francesi che
viaggiavano in senso opposto: erano diretti in india e poiché la loro r4 aveva
cinque posti mi proposero di andare con loro; purtroppo io non avevo
passaporto, ma pur di andare una notte con questi amici inaspettati lasciai
londra e parigi nella nebbia di quella montagna: avevo fatto mille chilometri e
avevo deciso di cambiare la mia soglia;
ci lasciammo a uno snodo autostradale alla
periferia di milano, dopo aver dormito qualche ora sotto una pensilina; mentre
facevo l'autostop verso la svizzera, dove avevo abitato da piccolo, pensavo a
tutte le frontiere che aspettavano i miei amici, e al fatto che si poteva
andare in india in r4 passando la jugoslavia, la turchia, l'iran, l'afghanistan
e il pakistan; appena prima i pink floyd avevano composto un brano intitolato
kiber pass, dedicato alla finestra afghana per le indie; oggi che sono
quarant'anni più vecchio ripassare la geografia di quelle soglie fa inorridire:
jugoslavia, turchia, iran, afghanistan, pakistan, appunto; oggi si passa in
volo da dubai, mentre tutto il terreno è in guerra;
a bellinzona arrivai di sera e andai al cinema
perché era appena uscito il film “giù la testa”: ma era in tedesco e così mi
addormentai sulla poltrona; la mattina dopo scesi sulla sponda del ticino a
lavarmi, e poi salii sulla collina dove avevo abitato da piccolo, poco sopra il
castello; era una casetta di pietra dipendente da una piccola villa coi nanetti
di biancaneve e quindi mi fu facile trovarla; al cancello venne ad aprire una
donna ormai vecchia: quando le dissi chi ero il suo sguardo divenne come opaco
e mi disse “figlio”; passammo tutto il giorno a parlare della sua vita da
emigrata in argentina, quando il canton ticino, per come era descritto da lei,
era più povero del sud dell'italia; poiché da laggiù era tornata vedova e con
due figli, mi disse che quando le si presentarono mia madre e mio padre per
chiedere un alloggio rivide se stessa giù dalla nave, a baires, coi bambini per
mano; le dissi che il giorno dopo mi sarei messo in strada per monaco, dove si
sarebbe tenuta una grande manifestazione internazionale in occasione delle
olimpiadi; pretese di pagarmi il viaggio fino dove c'era un servizio di autobus,
cioè fino a coira; quando vi arrivai scesi sulla sponda del reno che finalmente
trovava lì la pianura, e pensai alle sue ultime parole per me, che erano
queste: “dovunque tu sia, se non puoi fare del bene, non fare del male”; mi
aveva rivelato la soglia più invisibile, quella che non dispone di polizia di
frontiera; avevo ora duemila chilometri alle mie spalle, ed in più il roia, il
ticino ed il reno;
il fiume di monaco di baviera si chiama isar,
ma per me che ero quello che ero risultava più importante un piccolo fiume di
periferia che si chiama amper, il piccolo fiume di dachau; feci tutta quella
strada a piedi per imprimermi in mente come può essere visto il mondo da un
lager; tra record del mondo e medaglie d'oro il sabato ci fu la nostra grande
manifestazione: era bello con tutti quegli striscioni e slogan in tante diverse
lingue, forse è l'unica vera unione europea alla quale mi sia stato dato di
credere; mi sentivo pacificato e pronto a tornare a casa, e quindi mi misi
sulla strada la notte stessa; volevo tagliare di netto la svevia verso ovest e
arrivare alle sorgenti del danubio, l'ultimo dei miei fiumi lontano da casa;
mi svegliai intirizzito nei giardini di una
stazione ferroviaria e la mattina andai a zonzo per freiburg, che era una
magnifica cittadina; in germania c'era già la tv a colori e per la curiosità
misi il naso su una vetrina di televisori, per vedere all'opera gli atleti
sull'erba verde e con le magliette colorate; ma non davano servizi sulle gare e
sui primati mondiali quel giorno: un commando di settembre nero aveva assaltato
la palazzina degli atleti israeliani e c'erano stati molti morti; tutti i fiumi
della mia immaginazione erano affluiti nell'antico fiume giordano, con l'acqua
sequestrata da un governo e con i giovani dell'altra parte nella disperazione;
quando arrivai a casa non riuscii per qualche
settimana a dormire al chiuso di una stanza, quindi passavo le notti in
campagna col gregge; è immensamente bella la pace; pensai che tutte le soglie
pongono l'interrogativo se superarle o fermarsi, e a volte comportano la
stupida tentazione di distruggere a sé e agli altri ogni possibilità di
ritorno; quanto a me, la mia estate volgeva al termine e io avevo due soglie
davanti: superai la prima, decidendo di iscrivermi a filosofia; e mi fermai di
fronte alla seconda, decidendo di non diventare grande.
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