martedì 6 marzo 2018

Paura di chi? - Adriano Biondi (*)


È il febbraio del 2017 quando Frontex pubblica il documento “Annual Risk Analysis 2017”, già anticipato in modo molto parziale dal Financial Times.
È il via ufficiale alla campagna di criminalizzazione delle ONG, che occuperà l’intero 2017 e culminerà con la loro sostanziale espulsione dalle operazioni di search and rescue nel Mediterraneo.
Poco importa che il report dica praticamente il contrario, ormai il treno dell’indignazione e della colpevolizzazione delle ONG è partito e non si fermerà più.
Nel marzo 2017 in Italia spopola un video, “La verità sui migranti”, zeppo di errori, approssimazioni e semplificazioni.
Milioni di views e di commenti entusiasti, che fanno dell’autore Luca Donadel un riferimento per la destra italiana e convincono la popolare trasmissione di Canale 5 Striscia La Notizia a sposare in pieno la campagna contro le ONG, fino a parlare di “profughi take away”.
Il 22 marzo la cosa comincia a farsi più preoccupante.
Il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro viene audito al Comitato Schengen, sul ruolo delle ONG e sugli sbarchi nel canale di Sicilia.
Il magistrato pur premettendo che “non ci sono elementi per aprire un fascicolo”, spiega di aver notato “un aumento di piccole ONG che sono impegnate nel salvataggio di migranti con alle spalle ingenti capitali”, ruolo che rappresentava “uno scacco all’attività di contrasto degli organizzatori del traffico di migranti”, perché durante il primo soccorso effettuato dalle ONG, eventuali scafisti o facilitatori, avrebbero il tempo di “confondersi” fra gli altri migranti.
Poi, aggiunge di ritenere preoccupante il fatto che gli attivisti delle ONG procedono a istruire i migranti circa le procedure di identificazione / richiesta di protezione internazionale, e, infine, agita dubbi sulla ragione che spingerebbe le ONG a dirigere sempre e comunque verso l’Italia le persone tratte in salvo.
Finché a dirlo è un blogger o una trasmissione di intrattenimento è un conto, ma se lo fa un procuratore della Repubblica sarà vero, no?
È questo più o meno il frame comunicativo in cui si muove il dibattito nelle settimane successive.
Anche perché Zuccaro non si ferma e continua a esternare.
Ad aprile, sempre senza che risulti aperta alcuna indagine, il procuratore di Catania rilascia una breve intervista alla trasmissione di RaiTre Agorà, in cui regala alcune perle.
A mio avviso alcune Ong potrebbero essere finanziate dai trafficanti e so di contatti; è un traffico che oggi sta fruttando quanto quello della droga”, dice, senza un dato o una cifra a supporto, aggiungendo poi alcune considerazioni criptiche, che ricordano una delle bufale per eccellenza, il piano Kalergi: “Forse la cosa potrebbe essere ancora più inquietante, poiché si perseguono da parte di alcune ONG finalità diverse: destabilizzare l’economia italiana per trarne dei vantaggi”.
Nel frattempo, la politica decide di fare chiarezza, con una indagine conoscitiva “sul contributo dei militari italiani al controllo dei flussi migratori nel Mediterraneo e sull’impatto della attività delle organizzazioni non governative”, che porta a una serie di audizioni.
Quella di Zuccaro è a suo modo clamorosa, perché il procuratore “continua a confondere atti d’inchiesta, indagini, ipotesi di reato, lavoro degli uffici con le proprie opinioni personali, le proprie deduzioni, la propria visione dei rapporti sociali e del sistema dell’accoglienza”.
Ad esempio, il procuratore di Catania spiega, forse dall’alto delle sue competenze in materia di politica economica di uno Stato, che “Mare Nostrum non poteva continuare a essere alimentata, anche da un punto di vista finanziario”.
Oppure si lancia in considerazioni di politica interna, dicendosi certo che non si può “ospitare la migrazione di tipo economico”.
Quanto al suo lavoro, però, Zuccaro è costretto ad ammettere che “siamo in una fase in cui non riusciamo a svolgere attività investigativa”, che non esiste alcun dossier dei servizi segreti sulle ONG e che comunque lui nemmeno lo ha chiesto, e che il suo teorema sui contatti fra ONG e scafisti “ci risulta anche da Internet, perché su Internet vengono messi in Rete i dati sulla posizione in cui si trovano le ONG” e chiunque “vi possa attingere lo fa”.
A questo punto, il sospetto che Zuccaro sia rimasto impressionato dal video di Donadel, dalla campagna di Striscia e da una lettura errata dei report di Frontex e della Marina Militare comincia davvero a essere concreto.
Anche perché, nel frattempo, le audizioni in Senato sono delle mazzate tremende per il teorema Zuccaro.
Il comandante delle Capitanerie di porto, l’Ammiraglio Vincenzo Melone, ad esempio, smonta una a una le fondamenta del teorema zuccariano:
A noi sinceramente non risulta che ONG spengano transponder”; “la scelta del porto di sbarco compete al MRCC, ma è fatta d’intesa col ministero dell’Interno, anche in relazione alle necessità del luogo e delle forze di polizia, della magistratura eccetera”; “nei confronti della Libia vige il principio del non respingimento (no refoulement), perché la Libia non è posto sicuro e non ha recepito la Convenzione di Ginevra, dunque non si possono riportare le persone soccorse in Libia”.
Prima ancora aveva parlato Enrico Credendino, Ammiraglio di Divisione e Comandante della missione EUNAVFOR MED – Operazione SOPHIA, praticamente la massima autorità in materia, ridicolizzando le fantasie kalergiane di Zuccaro:
I migranti non partono certamente perché ci sono le navi in mare, ma partono perché ci sono i push factor, i fattori che li spingono a partire (le guerre, il terrorismo, la mancanza di acqua e cibo). Anche senza SOPHIA i migranti partirebbero comunque, la prova è che quando c’è stata l’interruzione di Mare Nostrum, che era accusata di essere un fattore di attrazione, prima che si attivasse Mare Sicuro sono passati alcuni mesi, durante i quali il numero di migranti in mare è aumentato, non diminuito, mentre se Mare Nostrum se fosse stato un pull factor sarebbero diminuiti”.
Zuccaro, che dice di aver aperto un fascicolo “informativo”, diventa comunque una specie di eroe del popolo, il simbolo dell’Italia che apre gli occhi sui veri responsabili dell’invasione, una specie di martire di buonisti e benpensanti di sinistra.
La destra gongola, il MoVimento 5 Stelle lo incensa, il PD apprezza senza entusiasmo, solo a sinistra si leva qualche voce critica. Per tutta la primavera e fino alla fine di luglio, senza un minimo riscontro concreto, va in scena la campagna di criminalizzazione delle ONG.
Poi arriviamo al 2 agosto, il giorno che cambia tutto.
O meglio, che avrebbe dovuto cambiare tutto.
È la procura di Trapani a muoversi, con il sequestro preventivo della nave Iuventa della Jugend Rettet, una delle ONG impegnate nel Mediterraneo.
Come racconta con precisione Andrea Zitelli su ValigiaBlu, per il procuratore Cartosio “nel corso delle indagini sono emersi quelli che il giudice delle indagini preliminari definisce ‘gravi indizi di colpevolezza’ in ordine alla sussistenza del reato di immigrazione clandestina”, in particolare relativamente a tre episodi, avvenuti “il 10 settembre 2016, il 18 giugno 2017 e il 26 giugno 2017, anche se ve ne sono altri che ai pm fanno ritenere “abituale” una certa condotta dell’equipaggio”.
Cartosio era stato audito anche al Senato anche se, come nota Annalisa Camilli su Internazionale, “aveva escluso in maniera categorica che ci fossero stati contatti diretti tra i trafficanti di esseri umani in Libia e le organizzazioni umanitarie attive nel Mediterraneo centrale, così come aveva negato che il reato contestato fosse di associazione a delinquere di stampo mafioso”.
Nei giorni successivi saranno poi diffusi anche dei filmati che rafforzerebbero la fondatezza della tesi. A mesi di distanza, l’inchiesta si è praticamente arenata, ma ormai il più è fatto.
I taxi del mare non sono mai esistiti, lo conferma l’ISPI. E cosa resterà della polemica lo spiega bene Roberto Saviano.
È il momento più duro per chi si oppone al “teorema Zuccaro”, è la tempesta perfetta sulle ONG.
E pazienza se lo stesso procuratore di Trapani faccia capire che la sua inchiesta non c’entra niente con le parole del procuratore di Catania, coi dossier dei servizi segreti, con il piano Kalergi e amenità simili, fino a definire “fantascienza” l’ipotesi di un collegamento stabile di tipo economico tra la ONG e i trafficanti libici.
E pazienza se lo stesso Cartosio ribadisca più volte che la ONG fosse sempre mossa da intenti umanitari.
Nei giorni successivi la pressione sulle ONG sarà enorme, con inchieste, ricostruzioni e indagini che riguarderanno altre organizzazioni.
È l’apice della campagna politico – giudiziario – mediatica contro le ONG, che viene toccato proprio mentre è in discussione il famoso codice di comportamento, fortemente voluto dal ministro dell’Interno Marco Minniti.
Il codice, che verrà firmato solo da alcune ONG, è uno dei pilastri del “nuovo corso” nella gestione della crisi migratoria impresso dal ministro Minniti (che nei mesi successivi, scavalcando senza remore il suo collega agli Esteri Angelino Alfano, firmerà accordi con la Libia, amplierà il supporto alla Guardia Costiera libica e caldeggerà la missione militare in Niger).
Le norme, che sostanzialmente non hanno e non possono avere alcuna valenza giuridica, rappresenteranno lo stop quasi completo all’attività delle ONG.
Parallelamente, il ministro Minniti interviene a gamba tesa nel “governo dei flussi”, facendo accordi con la Libia (per la verità non è mai stato chiarissimo con chi) e avviando un processo che lo porterà, in piena campagna elettorale, a presentarsi come l’uomo che ha risolto l’emergenza, riportato l’UNHCR in Libia e salvato centinaia di vite umane. La realtà, ovviamente, è un po’ più complessa e la decisione di dare un enorme potere alla Guardia Costiera libica ha avuto e avrà conseguenze tremende.
Nel frattempo, però, l’emergenza sbarchi dei migranti è diventata “l’emergenza criminalità” dei migranti.
Quanto accade a Macerata, un episodio di cronaca i cui contorni non sono chiariti, viene legato in chiave giustificazionista al più grave attentato terroristico compiuto nel 2018 in territorio europeo, con il neofascista Traini che spara all’impazzata verso alcuni “migranti”.
Ecco:
L’aumento dell’insicurezza è dovuto al fatto che si è aggiunta la criminalità di 476mila immigrati che per mangiare devono delinquere. La prima cosa che svaligiano in una casa è il frigorifero e ciò è causato dal modo con cui il nostro Paese non ha saputo rispondere all’immigrazione” (Silvio Berlusconi a Domenica Live, 13 gennaio 2018).
In un anno i reati compiuti da cittadini stranieri sono stati 250 mila: il 55% dei furti, il 51% dello sfruttamento della prostituzione, il 45% delle estorsioni, il 40% degli stupri, 1.500 stupri in un anno e l’Europa che fa?” (Matteo Salvini al Parlamento Europeo, 6 febbraio 2018).
Penso che sia legittimo dire che l’immigrazione incontrollata va regolata e c’è un problema tra l’immigrazione incontrollata e il problema sicurezza. Ma le istituzioni non possono fare le omertose sui reati degli immigrati” (Giorgia Meloni, Tagadà, 5 febbraio 2018).
In realtà, non solo i reati sono in calo, ma l’attribuzione di una responsabilità decisiva sui reati commessi alla componente straniera è molto discutibile, per non dire sbagliata.
E, nei giorni successivi, tornerà lo spauracchio dei terroristi che arrivano coi barconi (lo dice il Guardian, smentito poco dopo dal Governo, ma tant’è…).
Lo spostamento su questo piano del dibattito successivo ai fatti di Macerata è ormai completato e non si tornerà più indietro.
Anche perché la questione migranti è considerata “spinosa” dalla quasi totalità delle forze politiche (pare che costi voti, così almeno consigliano i sondaggisti).
E finisce inesorabilmente col saldarsi con la propaganda estremista di destra.
In altre parole, nelle ultime settimane di campagna elettorale l’estrema destra utilizza la questione migranti per darsi una ripulita, presentandosi come “espressione del buonsenso” e della reazione “ai buonisti radical chic”, in una Italia dove “la gente è esasperata” dal caos e dalle violenze dei migranti.
Cavalcando lo spauracchio dei migranti, formazioni di estrema destra provano a legittimare una propaganda politica non solo cinica e aggressiva, ma anche improbabile e a tratti ridicoli (c’è chi vuole annettersi una parte di Libia e usare i migranti come manodopera per non si capisce bene cosa…).
Una narrazione che penetra in profondità, stante anche l’assenza quasi totale di reazioni.
Renzi, che aveva ripescato lo slogan “aiutiamoli a casa loro” tanto caro alla destra italiana e non riesce a condannare la violenza fascista neanche quando sparano a una sezione del PD, preferisce affidarsi a Minniti, aggiungendo sottovoce di aver “salvato più vite umane possibile” quando era Presidente del Consiglio.
Le formazioni centriste di ispirazione cattolica tacciono.
La destra cosiddetta moderata strizza l’occhio alla pancia dell’elettorato, tanto che Berlusconi può parlare di 600mila rimpatri senza che nessuno gli rida in faccia. Salvini, invece, si dice pronto a incontrare tutti dopo le elezioni e martella senza sosta sulla questione immigrazione.
Laura Boldrini fa quello che può, seguita con poca convinzione da Pietro Grasso.
Gli “antagonisti” negli ultimi giorni provano a organizzare una risposta nelle piazze, impostando una sistematica contestazione prima e durante le manifestazioni delle formazioni di estrema destra.
La politica tradizionale, stavolta, è pronta e compatta nel condannare “la violenza degli antifascisti”.
Il punto è che la propaganda elettorale sulla pelle dei migranti trova terreno fertile dopo mesi di bufale, polemiche e notizie distorte, che hanno finito per determinare un contesto, un frame narrativo nel quale innestare singoli episodi di cronaca o, alla peggio, altre bufale e altre ricostruzioni. È un cortocircuito vizioso dal quale non si esce, una narrazione tossica che ha finito con l’avvolgere tutto.
(*) Tratto da Fanpage 

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