Possiamo liquidare come una pura
coincidenza quanto accaduto a Firenze? Direi assolutamente di no. Abbiamo
seguito una campagna elettorale molto tesa, centrata per lo più sul tema
dell’immigrazione, durante la quale abbiamo sentito dichiarazioni di stampo
razzista, programmi politici che premiano solo gli italiani a scapito di
cittadini non italiani. Siamo di fronte dunque ad un risultato politico che ha premiato
i partiti che maggiormente hanno “sputato” sugli immigrati. Tutti i mezzi sono
buoni per vincere le elezioni. Non c’è una morale che tenga.
All’indomani del voto assistiamo alla
tragica e feroce morte di Idy Diène, 54 anni, padre di famiglia e residente in
Italia da molti anni. È importante ricordare che la vittima era il marito della
vedova di una delle vittime uccise da Cassieri nel 2011, sostenitore di
CasaPound.
Fino ad oggi la politica italiana ha
continuato a far finta di nulla. L’uccisione del nostro connazionale Diène non
viene connessa ad una matrice di stampo razzista, ma anzi ci fanno credere che
l’assassino voleva suicidarsi. Ora ci tocca riflettere profondamente senza
nessuna dietrologia. In tutto ciò che sta accadendo sarebbe ingiusto dire che
stiamo vivendo una vera caccia ai neri? C’è veramente una volontà politica di
fermare questa deriva razzista? Le domande sono molte, la speranza di trovare
una risposta è auspicabile, ma il dubbio che non si voglia una soluzione è la
più probabile risposta che si possa immaginare. Da Salvini a Meloni, da
Berlusconi a Renzi, le proposte sull’immigrazione fin qui presentate e sentite
non sono rassicuranti.
Non possiamo tacere di fronte a queste
ingiustizie. Non si può non coinvolgere la classe politica a ripensare a delle
strategie, politiche, sociali e culturali per fermare l’odio verso gli
immigrati. Non possiamo allo stesso tempo non puntare il dito sulla nostra
classe politica, molto debole e molto superficiale sul tema dell’immigrazione,
ma è ancora più evidente che non possiamo continuare a tacere di fronte a una
politica di “centrosinistra” che continua a strumentalizzare la questione
immigrazione senza dare una risposta idonea al problema. Ricordo che gli slogan
che sentiamo ogni giorno contro gli immigrati e soprattutto contro i neri ci
ripropongono l’incapacità delle nostre istituzioni politiche a dare risposte
adeguate. Siamo in Italia o in Alabama?
Ora ci vogliono azioni ferree. È compito
della Repubblica garantire la sicurezza a tutti i cittadini indipendentemente
dalla loro provenienza, dal colore della pelle, dalla religione. Ad oggi sembra
che la caccia ai neri stia per iniziare. La lista non sarà esauriente ma
tentiamo di dare un paio di esempi: i ferimenti a Macerata, lo sfruttamento nei
campi di Castel Volturno e nelle periferie calabresi eccetera mostrano che i
neri subiscono politiche discriminatorie ogni giorno. Che la politica
fiorentina assuma le sue responsabilità. Con l’intitolazione di una strada ai
caduti senegalesi, Nardella potrà ricomporre il tessuto sociale e fermare i
fautori e simpatizzanti di CasaPound. Sarebbe anche auspicabile il conferimento
della cittadinanza onoraria agli attuali familiari delle vittime.
Infine, mi pongo alcune domande: se la
vittima fosse stata italiana la valutazione sarebbe la stessa? Non penso. La
magistratura deve fare il suo lavoro tenendo conto che siamo nel 2018, quando
ormai i tempi dell’uccisione di neri ed ebrei appartengono al passato. Vogliamo
che venga fatta luce su questa deriva razzista. In quanto uomini, cerchiamo in
ogni momento di cambiare il corso della storia. Abbiamo il dovere di costruire
una città senza muri, un mondo basato sui principi di eguaglianza, di pace, di
solidarietà e soprattutto di amore tra i popoli. Favorire questi ideali
dovrebbe essere il cardine delle priorità che la nuova generazione di politici
italiani dovrà proporre per sanare la piaga ancora aperta del fascismo.
A noi non resta che piangere i nostri morti, da soli, in un paese che continua a costruirsi grazie al sudore di milioni di immigrati onesti che si sentono a tutti gli effetti italiani.
A noi non resta che piangere i nostri morti, da soli, in un paese che continua a costruirsi grazie al sudore di milioni di immigrati onesti che si sentono a tutti gli effetti italiani.
(tratto da il manifesto del 14-06-2018)
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