Samanta Schweblin è una scrittrice che non lascia indifferenti, non è semplice, ma quando riesci a entrare nel suo mondo resti stregato, sia nei racconti che nei romanzi.
in Distanza di sicurezza c'è un continuo e misterioso dialogo fra una donna e un bambino.
la storia è ambientata in campagna e la natura lì è mortale (non si parla di glifosato, ma è probabile che di quel veleno assassino si tratti).
Amanda parla racconta, a volte allucinata, non serena, David è lì, dice poco, è molto preoccupato.
la distanza di sicurezza è quella di Amanda con la figlia, stanno sempre abbastanza vicine, non è troppo sicuro allontanarsi.
muore un cavallo, avvelenato, l'acqua e l'aria sono una minaccia per la vita di tutti, la malattia, la maledizione, la mortalità passa da un corpo a un altro, tutto è precario, malato, la morte è lì fuori.
un libro che merita, bello e terribile.
ps: nel 2021 Claudia Llosa ha girato un film tratto dal libro, con lo stesso titolo.
Una giovane donna di nome Amanda è febbricitante in un letto
d'ospedale. Ai piedi del letto c'è un bambino, David. Non è suo figlio, e
continua a fare domande. Cosa vuole sapere? E qual è la storia di David,
colpito all'improvviso, all'età di sette anni, un mattino in riva a un
ruscello, da un'intossicazione che per poco non l'ha ucciso? Amanda era partita
qualche giorno prima da Buenos Aires con la figlia Nina per una breve vacanza
nella campagna argentina. Lì aveva fatto amicizia con Carla, la madre di David,
che le aveva raccontato un'orribile storia dai contorni soprannaturali sul
figlio e la sua anima, costretta a «migrare» in un altro corpo. «Perciò questo
è il mio nuovo David» le aveva detto Carla, «questo mostro». Tra la donna e il
bambino fluisce una conversazione surreale, disturbante, all'interno della
quale i limiti della paura prendono spazio, sempre più vasti, e dove la realtà
e il sogno, qui nella forma di incubo, si alternano alla ricerca della verità.
Questo romanzo mi ha colpito in pieno, in modo
implacabile. Il modo di scrivere di questa autrice ci fa restare
inevitabilmente attaccato alla storia e sommersi in un universo scioccante,
sconvolgente. L' ho letto in un pomeriggio, non riuscivo a staccarmi dalla
storia. Molto bello! Scritto in un modo particolare.
…Samanta Schweblin, inserendosi a pieno
titolo nel filone del realismo magico, confeziona in realtà anche una minuziosa radiografia della maternità e delle sue paure. Distanza di sicurezza è in alcuni momenti una
favola horror, in altri una parabola al femminile che tocca corde quasi
impossibili da affrontare a mente lucida. Con l’andamento del thriller, la
scrittrice conduce il lettore in un abisso male illuminato; lo porta, senza che
lui neanche se ne renda conto, a porsi delle domande scomode, a proiettarsi
delle immagini potenti e antichissime, come quella di una madre che ha il
terrore di perdere sua figlia, o di un branco di vermi che strisciano da
qualche parte, dentro di noi.
…Una donna inizia
un monologo, ma non è sola. Vicino a lei c’è un bambino, un’entità, un essere.
I due iniziano a raccontare parti oscure del loro passato dove
si incrociano superstizione, malattia, angoscia. Angoscia per la morte,
angoscia per la sensazione di non poter controllare esattamente il susseguirsi
degli eventi che ci toccano.
La distanza di sicurezza e quel legame che la
madre protagonista del racconto crede essere indissolubile fra sé e la propria
bambina. Una sorta di cordone ombelicale invisibile che trascina e rassicura le
due donne nel tempo, oltre gli eventi.
Poco importa
definire i nomi e i ruoli nel libro, certo ci sono, ma la cosa più importante
da cogliere sono i racconti riemersi che
continuamente si rincorrono durante tutto la narrazione.
Cosa è importante
in un racconto o in un fatto che ci accade? È importante riconoscerlo prima di
tutto, sapere che quello che sta accadendo è esattamente il “momento”. “Il momento esatto è in un dettaglio, bisogna capire quale” dice
ad un certo punto David, il bambino con metà anima che interloquisce con la
protagonista, ed è qui che riconosciamo, tra la sfilza di immagini, un senso
che è quello proustiano della ricostruzione a posteriori.
Certo nelle pagine
di Distanza di sicurezza si trova molta letteratura argentina, con inserti al limite del
magico e del surreale, ma non può non saltare agli occhi una certa propensione
per i fantasmi e le presenze-non presenze tipiche del teatro di Ibsen.
Si potrebbe dire
che è un thriller dove non c’è un omicidio, oppure un dialogo psicanalitico a
cui manca la struttura, ma non è importante dare una definizione alla
letteratura di Samanta Schweblin. L’importante è godersi l’inferno di emozioni in cui riesce a
trascinarci.
…Perché leggere questo libro (che è meglio leggere
quando la luce è ancora accesa).
1Perchè ti inchioda alle pagine. Quando inizierete a leggerlo non
potrete fare altro che una cosa: finirlo. Subito. Certo, è breve, ma
non è solo questo. La Schweblin ha un controllo perfetto dei tempi narrativi e
un senso dell’intensità e del ritmo da fuoriclasse. E la distanza media sembra
proprio quella giusta per l’autrice, quella dei grandi della short story.
2Perchè fa paura. Far paura scrivendo è difficile quanto far
ridere. Quando non ci sono le immagini e la colonna di sottofondo, la suspence
è tutta nei dialoghi, nella descrizione delle situazioni, nei detti e, ancor
più, nei non detti delle inquietudini. In questo libro Samanta Schweblin riesce
a rendere la penombra per iscritto. E lo fa davvero bene: la tensione sarà così
insopportabile che spererete che duri.
3Perchè dopo averlo finito avrete molte domande aperte di cui amerete
discutere. Il cuore di questo libro è un enigma (composto di altri enigmi), ma
la risposta è tutt’altro che facile. Non è un libro ‘dal finale aperto’, ma con
diversi livelli interpretativi. Il finale lascia sospesi ma non
frustrati, e sia che vi poniate di più verso il lato sovrannaturale che
verso quello di fantascienza sociale (a sfondo ecologico) o verso quello più
metaforico sul rapporto tra madri e figli, la cosa bella è che vi verrà voglia
di parlare con altri che l’hanno letto per parlarne.
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