venerdì 30 dicembre 2022

Se alla TAV Torino-Lione viene a mancare Lione, ‘ndo vai?

Sindaci di Lione e Grenoble chiedono stop immediato al progetto TAV con altre 150 personalità

È stata presentata pochi giorni fa sul quotidiano ecologista Reporterre la lettera che riproduciamo qui di seguita. Firmata da oltre 150 personalità pubbliche francesi, pretende l’immediato STOP ai lavori preparatori per il raddoppio della linea Torino-Lione al fine di dirottare le risorse sul rinnovamento della linea AV esistente, su cui tra l’altro sono stati già investiti 800 milioni nel 2011 per garantirne l’adeguamento. Tra i firmatari i sindaci di Grenoble e Lione, numerosi amministratori locali nonché sindacalisti del settore ferroviario, deputati europei e nazionali. Buona lettura! (traduzione a cura di presidioeuropa)

 

In un momento in cui bisogna fare di tutto per limitare il riscaldamento globale e rafforzare l’indipendenza del nostro Paese, nel momento in cui scarseggiano le medicine e i prodotti alimentari importati dall’altra parte del mondo, nel  momento in cui il governo sostiene di non avere i soldi per la sanità e per gli ospedali, nel momento in cui i treni quotidiani sono degradati e le infrastrutture ferroviarie non sono mantenute o sono insufficienti, chiediamo di fermare il progetto Lione-Torino, la cui unica logica è quella di trasportare sempre più merci più lontano e di alimentare questo culto energivoro e distruttivo.

Nei venti anni in cui i sostenitori del progetto hanno dichiarato che il loro obiettivo è spostare le merci dalla strada alla ferrovia, i loro risultati sono deplorevoli per la salute e l’ambiente:

  • Hanno diviso per cinque il numero dei treni merci tra Francia e Italia,
  • Hanno deciso di aprire al traffico stradale una galleria di sicurezza nel tunnel del Fréjus, in barba alla promessa di non farlo,
  • Hanno dirottato 200 milioni di euro destinati alle ferrovie delle Alpi per finanziare il tunnel stradale del Fréjus,
  • Non hanno tolto un camion dalla strada quando la linea ferroviaria esistente lo permette e quando la strada è più costosa del 30% rispetto al servizio ferroviario,
  • Stanno prosciugando le sorgenti, prosciugando le falde acquifere e abbattendo ettari di foresta nella Maurienne,
  • Stanno distruggendo terreni agricoli per costruire impianti di cemento e cave per i loro progetti.

Finché non verrà rilanciato il traffico merci su rotaia tra Francia e Italia, non si dovrà abbattere un solo albero, non si dovrà artificializzare un metro quadrato di terreno agricolo e non si dovrà prosciugare un metro cubo d’acqua.

Chiediamo, in linea con quanto scritto dalle amministrazioni centrali e dal COI – Consiglio per l’Orientamento delle Infrastrutture, che la linea ferroviaria esistente venga utilizzata immediatamente nella misura in cui lo era negli anni duemila. Questo non solo crea posti di lavoro e migliora la sicurezza stradale, la qualità dell’aria nelle valli alpine e la salute pubblica, ma combatte efficacemente il riscaldamento globale.

Chiediamo che il denaro che verrebbe investito nel progetto della nuova linea Lione-Torino venga utilizzato subito per aprire una piattaforma di carico dalla strada alla ferrovia nella zona di Ambérieu-en-Bugey e che le navette ferroviarie per il trasporto di merci vengano offerte agli autotrasportatori a partire dal 2023.

Chiediamo, come previsto dalla legge, che i 20 milioni di euro di utili annuali del traforo del Monte Bianco siano destinati esclusivamente alla ferrovia e al finanziamento del trasferimento di merci e passeggeri dalla strada alla ferrovia e che i 200 milioni di euro versati al traforo stradale del Fréjus negli ultimi 10 anni siano restituiti alla ferrovia.

Chiediamo che la decisione di aprire al traffico la galleria di sicurezza del tunnel stradale del Fréjus venga annullata e che sia riservata esclusivamente ai mezzi di soccorso.

Proponiamo di migliorare la capacità delle linee tra Aix-les-Bains e Annecy, La Roche-sur-Foron e Saint-Gervais, e tra Saint-André-le-Gaz e Chambéry per ridurre il traffico stradale e aumentare il trasporto giornaliero di passeggeri. Gli investimenti per il miglioramento delle infrastrutture (compresa la protezione dell’ambiente e del rumore per i residenti locali) sulla tratta Ambérieu-Modane devono essere attuati senza indugio per riportare il tunnel esistente al suo pieno potenziale.

Rifiutiamo la logica del progetto Torino-Lione e dei suoi sostenitori, i cui precedenti sono la distruzione del trasporto ferroviario di merci nel nostro Paese negli ultimi 30 anni. Stanno già distruggendo le ferrovie della Maurienne per le esigenze di questo grande progetto inutile.

Affermiamo che il denaro investito nel progetto Torino-Lione porterà allo stesso fallimento della linea Perpignan-Figueras, il primo anello del corridoio mediterraneo.

L’ambiente, i terreni agricoli, le falde acquifere e il denaro pubblico devono essere preservati!

La linea ferroviaria esistente deve essere utilizzata immediatamente e i lavori preparatori per il progetto Torino-Lione devono essere interrotti...

da qui

 

 

 

No Tav, Torino-Lione il no dei francesi: “Smettetela di devastare la montagna” – Antonio Amorosi

Sindaco ambientalista di Lione guida la protesta contro la TAV Torino Lione. Il fronte francese è critico: “Per limitare il riscaldamento globale…”

No Tav, Torino-Lione. Altri fondi devono arrivare dalla UE, ma arriveranno mai?

Non è dall’Italia che arriva il blocco vero alla tratta ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione, ma dalla Francia. Il sindaco di Lione, Grégory Doucet, esponente dei Verdi molto stimato, ha firmato un appello per chiedere lo stop dell’intervento. Il testo è sottoscritto da almeno 150 personalità tra ecologisti, sindacalisti, parlamentari (una cinquantina) ed europarlamentari francesi. Doucet fece scalpore all’insediamento annunciando la scelta di ridursi di 1.000 euro l’indennità di sindaco, da 8.500 a 7.500 euro lordi al mese, al fine di aumentare senza ricorrere a più soldi pubblici le indennità di alcuni consiglieri comunali delegati (da 2.300 a 2.700 euro lordi al mese).

“In un momento in cui bisogna fare di tutto per limitare il riscaldamento globale e rafforzare l’indipendenza del nostro Paese”, scrivono i firmatari, “in un momento in cui mancano medicinali e prodotti alimentari importati dall’altra parte del mondo, in un momento in cui il governo afferma di non avere i soldi per sanità e per gli ospedali, in un momento in cui i treni quotidiani sono in pessime condizioni e le infrastrutture ferroviarie non sono o sono mantenute in modo insufficiente, chiediamo lo stop al progetto Lione-Torino che ha come unica logica quella di trasportare sempre più merci sempre più lontano e di mantenere questo culto energivoro e distruttivo”. Quel denaro va reinvestito in treni esistenti.

E prosegue un atto di accusa durissimo, pubblicato sul media indipendente Reporterre.net, dove vengono elencati i danni arrecati dall’opera al territorio: aver moltiplicato per 5 il numero di treni merci tra Francia e Italia; aver aperto al traffico stradale il tunnel di sicurezza nel Fréjus, rimangiandosi la parola data di non farlo; aver dirottato 200 milioni di euro destinati alla ferrovia nelle Alpi per finanziare il traforo stradale del Fréjus; non aver tolto un camion dalla strada quando la linea ferroviaria esistente lo consente e la strada è più costosa del 30% rispetto al servizio ferroviario; aver prosciugano le sorgenti della zona, drenato le acque sotterranee e tagliato ettari di foresta nella zona Maurienne; aver distrutto terreni agricoli per impianti di cemento, aver costruito cave solo per realizzare la tratta Torino-Lione.

Negli occhi dei lettori è rimasto vivo il ricordo degli scontri negli anni sul versante italiano tra manifestanti italiani e polizia, ma gli eventi di protesta sono continuati anche sul fronte francese. Ancora in questo autunno è stata organizzata una grande manifestazione contro il progetto a Villarodin-Bourget, evento in cui si denunciava il costo astronomico dell’opera e la siccità causata dai lavori.

“Finché il traffico merci su rotaia tra Francia e Italia non sarà riavviato non si dovrà abbattere un albero, non si dovrà artificializzare un metro quadrato di terreno agricolo e non si dovrà drenare un metro cubo d’acqua… L’ambiente, i terreni agricoli, le acque sotterranee e il denaro pubblico devono essere preservati!”, scrivono gli appellanti.

I sottoscrittori propongono di migliorare le linee esistenti e tra queste “la capacità delle linee tra Aix-les-Bains e Annecy, la Roche-sur-Foron e Saint-Gervais e tra Saint-André-le-Gaz e Chambéry per ridurre il traffico stradale e aumentare il trasporto giornaliero di viaggiatori”.

Dell’opera sono stati ad oggi completati solo il 19% dei lavori per 115 chilometri totali. Altre risorse economiche per realizzare il progetto devono arrivare dalla UE. Ma non è detto che il tutto vada in porto, tanto meno ora che la Francia vede le proteste sollevarsi tra i sindaci ambientalisti.

da qui

 


 

 

 

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