lunedì 26 dicembre 2022

Il generale INFERNO non si riposa

 


i produttori richiamano l’attore Zelensky per la revisione della sceneggiatura e del budget del film di guerra ucraino

articoli, video, musica di Domenico Gallo, Davide Malacaria, Natale Salvo, Ogzero, Andrea Zhok, Alessandro Orsini, Vittorio Nicola Rangeloni, Francesco Masala, Fulvio Scaglione, Marinella Mondaini, Carla Filosa, Enzo Gamba, Francesco Schettino, Roberto Buffagni, Enrico Tomaselli, Michele Paris, Stefano Orsi, Demestenes Floros, Giuseppe Masala, Tucker Carlson, Jonas Tögel, Jacques Baud, CCCP, Vasco Brondi, CSI, Manlio Dinucci



Una tregua: almeno a Natale – Domenico Gallo

Il viaggio trionfale di Zelensky a Washington annunzia anche ai ciechi e ai sordi che il conflitto in atto è una guerra degli USA contro la Russia combattuta per interposta persona, anzi per interposto popolo. Zelensky ha annunciato al Congresso americano la sua indefettibile intenzione di combattere fino alla vittoria per «sconfiggere il Cremlino sul campo di battaglia». Quindi ha precisato – fra gli applausi – che: «La vittoria dell’Ucraina sarà anche la vittoria dell’America». Zelensky ha osservato: «Fra pochi giorni è Natale. In Ucraina lo celebreremo anche a lume di candela, e non per romanticismo. Non abbiamo l’elettricità e molti non hanno l’acqua. Ma non ci lamentiamo. La luce della nostra fede illuminerà il Natale» ed ha aggiunto che tutto ciò che gli ucraini si augurano in questo momento è «la vittoria, solo la vittoria». Infine ha concluso augurando a tutti: «buon Natale e un buon anno nuovo vittorioso».

È sconcertante questo augurio di buon Natale mentre si fanno squillare le trombe di guerra, senza neanche un ripensamento sullo zelo con cui prosegue il massacro in corso fra due popoli ”cristiani”. Eppure noi sappiamo che l’annuncio del Natale può inceppare anche le macchine belliche più poderose. Pensiamo alle tregue di Natale del 1914 di cui parla il film Joyeux Noël. Una verità dimenticata dalla storia del regista francese Christian Carion (2005). Ambientato sul fronte francese, il film racconta una delle tregue spontanee che nel Natale del 1914 annunciarono al mondo che la logica di morte degli alti comandi politici e militari di Francia, Gran Bretagna e Germania poteva essere fermata da un sussulto di umanità e che i “nemici” potevano riconoscersi “fratelli”. Gli uomini schierati per uccidersi misero da parte le armi e cantarono il Natale insieme sulle note di Stille Nacht e di Adeste fideles. Celebrarono insieme la nascita di Cristo, riconoscendosi tutti come membri della stessa famiglia umana. Qualcosa di così imprevisto e stupefacente che i “signori della guerra” si affrettarono a punire quei reparti. Oggi, dopo oltre cento anni, siamo costretti a rivivere di nuovo la tragedia di centinaia di migliaia di uomini schierati per uccidersi e intenti a farlo con il massimo zelo ormai da dieci mesi, senza un giorno di tregua. In prossimità dell’avvento del Natale diventa ancora più scandaloso questo massacro organizzato fra due popoli fratelli che condividono la medesima fede in Cristo.

Se una tregua spontanea fu possibile nel 1914, oggi le autorità politiche e i Governi dei paesi europei potrebbero imporre una tregua di Natale ai due contendenti, come viatico per un cessate il fuoco permanente che apra la strada alla ricerca di una pace giusta e onorevole per tutte le parti in causa.

È questo il senso di un appello promosso da un gruppo di ambasciatori italiani non più in servizio, cui hanno aderito personalità varie. Osserva l’appello:

Tutti gli europei che si riconoscono operatori di pace vedono con angoscia aggravarsi in Ucraina la catastrofe umanitaria e l’estendersi del conflitto verso scenari devastanti, come dimostra il recente incidente in territorio polacco che ha sfiorato un confronto diretto fra Nato e Russia. Ribadiscono quindi che la via diplomatica va perseguita con ogni mezzo e si appellano alla saggezza di chi – Governi e personalità influenti – sia in grado di mediare fra le parti in conflitto.

La strada verso la pace richiede anzitutto un cessate il fuoco. Perciò, le organizzazioni e i cittadini che aderiscono all’appello, auspicano che i contendenti sospendano le ostilità nel periodo fra il Natale cattolico (25 dicembre) e il Natale ortodosso (7 gennaio). Se una tregua simile fu possibile durante la Prima guerra mondiale fra nemici storici, non si vede perché sia irrealizzabile oggi tra popoli slavi uniti dalla storia, dalla cultura e dal credo religioso.

Anche se gli armati di entrambe le parti potrebbero sfruttare quelle due settimane per rafforzarsi sui vari fronti di guerra, la tregua consentirà almeno ai civili inermi di vivere questo periodo – sacro a entrambi i contendenti – nel segno della pace natalizia.

Nulla impedisce, infine, di immaginare che un cessate il fuoco temporaneo persuada i contendenti a esperire ulteriori riduzioni delle ostilità, in modo da alleviare le inaudite sofferenze dei civili vittime incolpevoli di un conflitto fratricida.

Quest’anno i riti di Natale non hanno senso, checché ne pensi il Congresso americano, se non si leva alta l’invocazione per la pace. Chiediamo ai Governi della UE e a tutte le autorità politiche di attivarsi per richiedere una tregua, almeno nel periodo natalizio, con l’auspicio di consolidare il cessate il fuoco oltre questo periodo.

da qui

 

 

Il patriottismo, una minaccia per l’umanità – Natale Salvo

« Che cos’è il patriottismo?
È l’amore per il proprio luogo di nascita, dei ricordi e delle speranze dell’infanzia, dei sogni e delle aspirazioni?
 ».

Così Emma Goldman, anarchica americana, ma russa d’origine, cominciava uno dei suoi discorsi più famosi [1].

« “Il patriottismo – proseguiva – è l’ultima risorsa dei furfanti”, ha detto il dr. Johnson. Leone Tolstoj, il più grande spirito antipatriottico dei nostri tempi, definisce il patriottismo come il principio che giustifica l’addestramento degli assassini su vasta scalauna professione che richiede attrezzature migliori per uccidere gli uomini che per far fronte a necessità della vita, come le scarpe, i vestiti o le case; una professione che assicura maggiori profitti e gloria che non quella del normale lavoratore ».

Emma Goldman: Il patriottismo è il sostenere la superiorità sugli altri

« Il patriottismo – spiega ancora Emma Goldman nel suo discorso – ritiene che il nostro globo sia diviso in piccoli lotti, ognuno circondato da un recinto di ferro. Chi ha avuto la fortuna di nascere in qualche punto particolare, si ritiene migliore, più nobile, più importante e più intelligente degli esseri umani che vivono in altri punti. È pertanto dovere di ognuno che vive in quel punto determinato di lottare, uccidere e morire nel tentativo di imporre la propria superiorità agli altri ».

La conseguenza logica è una sola: « Gli abitanti degli altri punti ragionano allo stesso, ovviamente, con il risultato che fin dalla prima infanzia la mente del bambino viene avvelenata con storie agghiaccianti sui tedeschi, i francesi, gli italiani, i russi etc. Quando il bambino raggiunge l’età adulta, è ormai imbevuto dell’idea di essere stato scelto da dio stesso per difendere il proprio paese contro l’attacco o l’invasione dello straniero. È questa la ragione per la quale richiediamo a gran voce un esercito e una marina più forte, più navi da guerra e più munizioni ».

La guerra è una lite tra due ladri, troppo vigliacchi per combattere in prima persona

L’oratrice, poi, smonta una delle tesi più diffuse tra i militaristi: « L’affermazione secondo cui un esercito e una marina forti sono la migliore garanzia di pace, è logica quasi quanto l’affermazione che il cittadino più pacifico è quello che va in giro armato di tutto punto. L’esperienza della vita quotidiana mostra che l’individuo armato è immancabilmente ansioso di provare la propria forza ».

Eccezionale la chiusura del ragionamento di Emma Goldman: « Come disse Carlyle, La guerra è una lite tra due ladri troppo vigliacchi per combattere in prima personaper questo essi prendono i giovani da questo o quel villaggio, li infilano nelle uniformi, forniscono loro i fucili e li lasciano liberi come bestie selvagge di sbranarsi tra loro” ».

Fonti e Note:

Credits: Photo by Tim Mossholder on Unsplash

[1] Gruppo anarchico Galatea, 22 aprile 2022, “Il Patriottismo. Una minaccia per la libertà” ( il discorso di Emma Goldman dell’aprile 1908 a San Francisco).

da qui

 

 

Zelensky negli Usa: perché per il Washington Post il viaggio è stato un mezzo fallimento

In un articolo pubblicato sul Washington Post David Ignatius spiega che nel corso del viaggio di Zelensky negli Usa, che in realtà è stato un “summit di guerra”, si sono evidenziate ancora una volta le diverse prospettive con cui il presidente ucraino e quello Usa osservano il conflitto in corso.

Tra “pace giusta” e armi a lungo raggio

Non solo Biden ha negato ancora una volta a Kiev i missili a lungo raggio (per evitare la terza guerra mondiale), ma ha anche evitato accuratamente di parlare di “vittoria” sui russi, slogan brandito ben dodici volte dal suo ospite nel corso dei suoi discorsi (al Congresso e nella conferenza stampa successiva all’incontro con Biden).

Biden, al contrario, che sa perfettamente che “questa guerra quasi sicuramente non finirà con la totale eliminazione del potere bellico russo”, ha parlato della necessità di “fermare Putin” e di arrivare a una “pace giusta”.

Espressione, quest’ultima, non gradita da Zelensky che l’ha derubricata a “concetto filosofico”, aggiungendo che, da presidente, non può accettare “compromessi” sulla “sovranità, la libertà e l’integrità territoriale” del suo Paese.

C’è una differenza notevole tra pace e restituzione dei territori all’Ucraina, spiega giustamente Ignatius, dal momento che la pace, esplicitiamo, potrebbe non comportare necessariamente il ritorno di Kiev ai vecchi confini…

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La bozza della Finanziaria Usa nega (ora) le armi ai nazisti del Battaglione Azov – Davide Malacaria

Nella bozza dell’articolata norma Usa corrispondente alla nostra finanziaria si nota un particolare più che curioso. Il documento in questione si trova sul sito ufficiale del governo degli Stati Uniti e, alla fine, si rimanda ai finanziamenti per i vari capitoli di spesa previsti per l’anno fiscale 2023, divisi per settori (Difesa, energia etc).

Il documento relativo al settore Difesa si può visionare anche nello specifico, cliccando sui vari capitoli di cui si compone: Sommario | Scheda informativa | Dichiarazione esplicativa.

Se si clicca su “scheda informativa” si va a un documento alquanto articolato che, a pagina 129, riserva una sorpresa. Citiamo dal testo: “La sezione 8138 proibisce l’uso di fondi per fornire armi, addestramento o altra assistenza al Battaglione Azov”.

Bizzarro… media e opinionisti ci avevano spiegato in tutti i modi che tale Battaglione, punta di diamante dell’esercito ucraino, non era affatto impregnato della follia nazista, nonostante il fatto che il Congresso nel 2018 avesse deciso di vietare di inviare “armi alle milizie ucraine legate ai neonazisti”, come recitava il titolo riassuntivo di The Hill che dava notizia del veto posto dal parlamento Usa.

Non solo, a settembre una delegazione del Battaglione è stata anche ricevuta a Capitol Hill. Ne dava notizia Daria Kaleniuk in un tweet stupefacente: “Il momento più emozionante è stato quando abbiamo improvvisamente incontrato i soldati dell’Azov liberati proprio all’interno della sala principale del Campidoglio” (prigionieri, erano stati rilasciati dai russi in uno scambio di prigionieri con Kiev).

Nell’occasione la delegazione ha incontrato diversi esponenti politici americani, come riferiva Alaska News.

Eppure, e nonostante siano stati sdoganati in modo così esplicito, torna la diffidenza negli Stati Uniti, tanto da negar loro ancora una volta armi e addestramento (troveranno quanto serve in altro modo). Sanno perfettamente che la guerra non ha affatto cambiato la natura di tale movimento, rimasto neonazista nonostante l’opera di sbiancamento mediatica.

da qui

 

 

I veri motivi del viaggio di Zelensky negli Usa – Francesco Masala

Un altro servizio su Vogue,

l’acquisto di nuove magliette verde militare,

il versamento degli utili sulle azioni in imprese di armi (che intuito finanziario) della borsa di Wall Street in nuovi paradisi fiscali,

la promessa e garanzia di altri 100mila morti ucraini nella guerra santa contro la Russia,

l’acquisto di una modesta casa a Manhattan, per la meritata pensione, solo 80 stanze,

il perfezionamento dei contratti con Monsanto e Gates per il passaggio di proprietà delle terre nere dallo stato ucraino alle multinazionali,

la scelta della clinica dove subirà le operazioni di plastica facciale, per evitare, se ci riuscirà, la vendetta dei parenti e amici dei morti ucraini da lui mandati al macello.

Le colpe dell’industria culturale

A volte uno si chiede se Hitler avesse fatto il pittore, quanti guai in meno avrebbe avuto il mondo; allo stesso modo se Zelensky avesse continuato a fare l’attore da quattro soldi che era, quanti guai in meno avrebbe avuto il mondo.

 

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