Domani (giovedì 5)
B’Tselem lancerà una campagna dal titolo “Mi spiace, comandante, non posso sparare”. La campagna prevede
annunci sui giornali che spiegano ai soldati che devono rifiutarsi di aprire il
fuoco su dimostranti disarmati. L’organizzazione intraprende questo insolito
passo dopo gli eventi di venerdì scorso, quando i soldati hanno sparato vere
pallottole contro manifestanti disarmati. Su 17 palestinesi uccisi quel giorno,
almeno 12 sono stati uccisi durante le proteste. Altre centinaia sono stati
feriti da colpi di arma da fuoco.
Le forze armate si
stanno preparando alle manifestazioni, ma invece di tentare di ridurre il
numero di morti o feriti, fonti ufficiali hanno annunciato in anticipo che i
soldati faranno fuoco contro i manifestanti anche se si trovano a centinaia di
metri dal confine. B’Tselem ha messo in guardia dal verosimile risultato di
questa politica e ora, in vista delle manifestazioni previste questo venerdì,
sta nuovamente specificando che sparare a manifestanti disarmati è illegale e
che gli ordini di sparare in tal modo sono manifestamente illegali.
La responsabilità di
diramare questi ordini illegali e le loro conseguenze letali ricadono sui
responsabili politici e, soprattutto, sul primo ministro israeliano, sul
ministro della difesa e sul capo di stato maggiore. Sono sempre loro che hanno
anche l’obbligo di modificare queste regole immediatamente, prima delle
proteste pianificate per questo venerdì, al fine di evitare ulteriori vittime.
Detto questo, è comunque un reato osservare degli ordini palesemente illegali.
Pertanto, fino a quando i soldati sul campo continueranno a ricevere l’ordine
di fare fuoco contro civili disarmati, hanno il dovere di rifiutarsi di
obbedire.
B’Tselem vuole
sottolineare che l’illegalità di tali ordini “non è una questione di forma, né trascurabile,
né parzialmente opinabile”. Al contrario, si tratta di “un’illegalità
inconfondibile palesemente evidente nell’ordine stesso, è un comando di natura
chiaramente criminale o tale che le azioni che ordina sono chiaramente di
natura criminale. È un’illegalità che offende l’occhio e oltraggia il cuore, se
l’occhio non è cieco e il cuore non è insensibile o corrotto “.
Contrariamente
all’impressione che danno gli alti ufficiali militari e i ministri del governo,
all’esercito non è permesso agire come meglio crede, né Israele può determinare
da solo ciò che è lecito e ciò che non lo è quando si tratta di manifestanti.
Come per tutti i paesi, le azioni di Israele sono soggette alle disposizioni
del diritto internazionale e alle restrizioni imposte sull’uso delle armi, e in
particolare sull’uso dei proiettili. Le disposizioni ne limitano l’uso a casi
che comportino un pericolo mortale tangibile e immediato e solo in assenza di
altre alternative. Israele non può semplicemente decidere di svincolarsi da queste
regole.
L’uso di munizioni
vere è palesemente illegale nel caso di soldati che sparino da una grande
distanza contro manifestanti situati dall’altra parte della recinzione che
separa Israele dalla Striscia di Gaza. Inoltre, non è consentito ordinare ai
soldati di sparare munizioni vere a persone che si avvicinano alla recinzione,
la danneggiano o tentano di attraversarla. Ovviamente, l’esercito è autorizzato
a prevenire tali azioni, e persino ad arrestare persone che tentino di
eseguirle, ma gli è assolutamente proibito sparare vere munizioni solo per
questi motivi.
(traduzione. di Luciana Galliano)
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