Questa è la risposta repressiva ad un pacifico atto di denuncia verso
il genocidio del popolo curdo perpetrato dall’esercito turco.
Il 20 gennaio l’esercito del presidente Erdogan –
col supporto di gruppi jihadisti, la complicità della NATO e dotato
di armi prodotte dal gruppo Finmeccanica – ha iniziato un attacco efferato
nella regione di Afrin colpendo indiscriminatamente obiettivi
civili e militari: una carneficinafinalizzata a cancellare l’esperienza di
auto-organizzazione sviluppata nell’area negli ultimi anni.
In tutto il mondo da mesi si intensificano le
manifestazioni di solidarietà. A Perugia, oltre a raccolte in sostegno delle
popolazioni attaccate, volantinaggi e assemblee, il 21 Marzo, verso il termine
della partita di pallavolo Perugia – Ankara, otto persone (con regolare biglietto) hanno esposto in silenzio
uno striscione di dissenso alla politica terrorista di Erdogan.
Lo striscione è stato prontamente sequestrato e i
manifestanti identificati ed allontanati dalle forze dell’ordine.
Ma non è finita qui!
Nei giorni seguenti ogni manifestante è stato raggiunto da un Daspo sportivo, che prevede pesanti limitazioni alla libertà di movimento, con l’accusa immotivata di “istigazione alla violenza“.
Ma non è finita qui!
Nei giorni seguenti ogni manifestante è stato raggiunto da un Daspo sportivo, che prevede pesanti limitazioni alla libertà di movimento, con l’accusa immotivata di “istigazione alla violenza“.
In evidente spregio all’idea stessa di Stato di Diritto
la Polizia – forte di una legislazione sempre più autoritaria in tema di “sicurezza” e “ordine pubblico”
( vedi legge Orlando-Minniti) – a suo insindacabile arbitrio decide
quali sono le idee e le forme di espressione del pensiero lecite.
La Polizia si sostituisce così all’autorità giudiziaria introducendo a proprio piacimento criteri di “pericolosità sociale” sulla base dei quali classificare le persone e decidere sull’esercizio delle libertà personali e politiche, impedendo agli interessati di far valere quei pochi diritti ancora riconosciuti dall’ordinamento vigente.
La Polizia si sostituisce così all’autorità giudiziaria introducendo a proprio piacimento criteri di “pericolosità sociale” sulla base dei quali classificare le persone e decidere sull’esercizio delle libertà personali e politiche, impedendo agli interessati di far valere quei pochi diritti ancora riconosciuti dall’ordinamento vigente.
Mentre lo Stato Italiano che “ripudia la guerra” benedice
carri armati e bombardieri impegnati a sterminare decine di migliaia di
persone, la Polizia reprime coloro che si oppongono pacificamente a questa
carneficina.
Per la Polizia la solidarietà è “istigazione alla violenza”.
Per la Polizia la solidarietà è “istigazione alla violenza”.
Perugia
Antifascista
(tratto
da Osservatorio
repressione)
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