L’Onu accusa
Per la prima volta
esperti dell’Onu hanno redatto un rapporto nel quale vengono indicate almeno 160
persone, tra cui singoli militari ed esponenti politici, considerati complici
dei massacri che avvengono quotidianamente nel conflitto dello Yemen. Le parti
in guerra come noto, comprendono le forze armate del Regno saudita, alleati
sunniti come gli Emirati arabi uniti, i ribelli Houthi, e le forze
dell’esercito regolare yemenita, per quel poco che ne rimane. Poi i ‘complici’
esterni che li sostengono con armi o altro, nei loro crimini.
L’elenco, almeno da
quanto si apprende dal quotidiano inglese Guardian, è segreto ma sembrano
emergere responsabilità al di là degli attori regionali della guerra. Le
Nazioni Unite infatti hanno messo in luce coinvolgimenti colpevoli anche di
potenze come Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti nella loro indiscriminata
fornitura di armi in violazione anche di quel minimo di vincoli che
regolerebbero la materia. Italia e Germania non comparirebbero ancora tra i
complici per quelle bombe costruire in Sardegna con marchio tedesco e
destinazione finale Yemen con lancio aereo saudita.
Il ruolo degli inglesi
In particolar modo sotto
la lente d’ingrandimento è finito il ruolo svolto dal governo di sua Maestà la
regina Elisabetta e attuale governo Boris Johnson, nel passato nn troppo
lontano ministro degli esteri. Per Muhsin Siddiquey, direttore nazionale per lo
Yemen della ong Oxfam: «Questo rapporto scioccante dovrebbe fungere da
campanello d’allarme per il governo del Regno Unito. Offre tutte le prove
necessarie della miseria e della sofferenza inflitte al popolo dello Yemen da
una guerra in parte alimentata dalle vendite di armi del Regno Unito all’Arabia
Saudita e ad altri membri della coalizione».
Già il 20 giugno scorso
una Corte d’appello britannica ha reso chiaro che la fornitura inglese di
armamenti alla monarchia saudita è proseguita indisturbata, senza che si
effettuassero indagini accurate se tali armi fossero impiegate durante i
potenziali crimini di guerra dei sauditi nella feroce guerra in corso nello
Yemen.
L’ultimo massacro del
quale si è a conoscenza è di pochi giorni fa, il 1° settembre, quando un
attacco aereo della coalizione guidata dall’Arabia saudita ha colpito una
prigione nel sud ovest dello Yemen, con decine di morti i morti come ha
testimoniato anche il Comitato Internazionale della Croce Rossa.
La fame come tattica
militare
Complessivamente l’Onu
ha registrato e documentato come ‘crimine di guerra’ un numero impressionante
tra morti e feriti civili nel periodo che va dal marzo 2015 a giugno 2019.
7.292 le persone rimaste uccise (almeno 1.959 bambini e 880 donne) e 11.630 di
loro che hanno subito danni fisici permanenti. Ma il bilancio è, con tutta probabilità,
molto più elevato.
Inglesi, francesi e
statunitensi potrebbero dunque essere considerati complici di crimini di guerra
e sodali con coloro che usano anche l’arma della fame come tattica militare.
Inoltre la coalizione anti ribelli Houthi considera come target legale anche i
civili che si trovano nei pressi di un obiettivo militare. ‘Effetti
collaterali’ la definizione militare a copertura della vergogna.
Le pesanti
responsabilità della monarchia saudita
Alle accuse Onu il Regno
Unito dovrebbe dare una risposta entro il prossimo mese ma le speranze di
giungere ad una verità sono decisamente scarse (per poi non parlate degli Stati
Uniti di Trump e dei miliardi di armi vendite). Per Londra infatti le indagini
sulle violazioni dei diritti umani erano ‘in carico all’Arabia Saudita stessa
che naturalmente non avrebbe assolto questo compito. Gli esperti delle Nazioni
Unite hanno semplicemente scoperto che i sauditi non hanno mai messo in campo
nessuna inchiesta.
Eppure si conosce con
certezza che in Yemen sono state commessi atti atroci come uccisioni mirate e
torture. ‘Tecnica militare di Stato’ o ufficiali crudeli e vigliacchi da
individuare e da punire a difesa dello stesso onore militare del Paese? Guerra
senza regole e senza vergogne, quella condotta in Yemen. Gli oppositori
politici sono arrestati e detenuti in strutture segrete. Anche le milizie
ribelli sono pesantemente coinvolte nei massacri in quanto, come recita il
rapporto, “utilizzavano mine antiuomo e anti-veicolo, in violazione del diritto
internazionale umanitario, in particolare nel modo in cui le mine venivano
collocate in luoghi non segnalati frequentati da civili, con poca o nessuna
avvertenza fornita, che rendeva il loro uso indiscriminato”.
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