Sabato 14 settembre Luca è
stato portato dai carabinieri di Chiomonte in carcere alle Vallette, per
scontare una pena definitiva di un anno per resistenza a pubblico ufficiale
durante uno sgombero di una casa
occupata a Torino, risalente al 2009. La difesa aveva chiesto di applicare una misura alternativa
al carcere – a cui possono accedere tutti i condannati ad una pena inferiore ai
quattro anni – come l’affidamento in prova o gli arresti domiciliari con la
possibilità di lavorare, per permettere a Luca di mantenersi. Il giudice di
sorveglianza, invece, ha disposto la semilibertà, una misura che solitamente è usata per permettere a
chi sta scontando una lunga detenzione di uscire dal carcere, comunque insolita per chi deve scontare una pena breve.
Tale misura prevede la possibilità di uscire dall’istituto di detenzione per
poter svolgere attività lavorative durante il giorno e farvi rientro la notte.
Le motivazioni del rigetto degli affidi e dei
domiciliari sono allarmanti, perché sono di natura politica e non giuridica. Il
giudice infatti ha ritenuto che: “La collocazione geografica del domicilio del
soggetto (Cels fraz. di Exilles) coincide con il fulcro di uno di questi
movimenti (NO TAV), il quale ha eletto il cantiere di Chiomonte per la
realizzazione della futura linea ad Alta Velocità, come teatro per frequenti
manifestazioni e scontri con le Forze dell’Ordine”. Il Tribunale prosegue sostenendo che
il fatto di continuare a vivere a casa sua esporrebbe Luca “al concreto rischio
di frequentazione di soggetti coinvolti in tale ideologia e di partecipazione
alle conseguenti iniziative di protesta e dimostrazione, che a tutt’oggi
divengono via via più frequenti, in misura proporzionale alle decisioni
programmatiche del Governo Centrale in merito alla prosecuzione dei lavori
sulla linea ferroviaria e che nell’ultimo periodo hanno avuto un’ulteriore recrudescenza
in occasione dello scontro fra i partiti della Lega e del Movimento 5 Stelle,
per la necessità o meno di realizzare l’opera”.
Luca in questo momento si trova in carcere e vi rimarrà finché non verranno
definite le concrete modalità di esecuzione della pena.
Ci sembra evidente che tale misura abbia il solo
scopo di isolare un compagno da un contesto di lotta e di solidarietà. Tocca a noi adesso
far sì che questo non avvenga, attraverso una mobilitazione specifica e
attraverso la continuazione con maggiore convinzione della lotta.
Luca libero, tutte libere, tutti liberi.
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