LA MODERNITA’ DELLE CONTRADDIZIONI - Franco Astengo
L’Europa del capitalismo maturo sta
rischiando il collasso nell’insieme del sistema fondato sulla democrazia
liberale, il consumismo individualistico, l’egoismo conservatore delle classi.
La visione di un progresso
inestinguibile appare, infatti, sottoposta ad una torsione storica che
ripropone un ritorno all’indietro impensabile fino a qualche tempo fa.
Guerre ed epidemie stanno disegnando uno
scenario da Medioevo.
La risposta della destra isolazionista
sta mostrando la corda della concreta impraticabilità,ma appare insufficiente
anche la richiesta di tornare all’usato schema del welfare socialdemocratico.
Il fallimento degli inveramenti statuali
tentati nel ‘900 sulla base di quelli che abbiamo definito come fraintendimenti
marxiani rende il quadro ancora più cupo, rispetto alle prospettive possibili
nella dimensione epocale.
Emerge il ritardo nel definire la
capacità di percorrere, prima di tutto sul piano teorico, un passaggio molto
delicato: quello della necessità di rappresentare politicamente l’insieme delle
contraddizioni o fratture sociali emergenti.
Negli anni’90 del XX secolo si era
imposta una sorta di “visione tecnocratica”, il cui “ubi consistam” era basato
sull’idea dell’eternità di una “società affluente” che rendeva ineluttabile lo
spostamento definitivo dei valori e dei principi che avevano ispirato il
formarsi della sinistra politica nelle sue diverse declinazioni.
Sul piano culturale si era poi
affermata, fino al punto di assumere forza egemonica, l’ineluttabilità
dell’accentuarsi delle disuguaglianze economiche e sociali.
Le disuguaglianze erano ormai intese
come il solo motore possibile per far marciare un economia ormai esclusivamente
fondata sul mercato finanziario e il presupposto indispensabile per la
definitiva affermazione di un sistema politico nel quale il vecchio schema
liberal – democratico fondato sul confronto parlamentare si modificava
attraverso l’esercizio di un metodo fondato sull’ “estetica del pubblico”.
Le contraddizioni della modernità
reclamano invece il ritorno a una riflessione attorno alle coordinate possibili
di un indirizzo di sviluppo alternativo allo scenario esistente.
Occorre rilanciare l’esigenza di tornare
a “pensare in grande” un diverso modello di futuro.
Non è sufficiente pensare al ritorno del
“welfare” o alla”green economy”: serve qualcosa di più ampio e strutturalmente
orientato nel suo complesso.
La ricostruzione di un intreccio tra
etica e politica potrebbe rappresentare il passaggio fondamentale per delineare
i contorni di una “società sobria” avendo come base di proposta una nuova
“teoria dei bisogni”.
Va posta al centro la prospettiva di una
società alternativa a quella fondata su di un’economia dell’arricchimento e
dell’individualismo competitivo.
Un’economia dell’arricchimento che, come
abbiamo visto, trova la sua pertinenza non nel concetto di utilità sociale ma
di accumulo privato.
Un accumulo privato inteso come
collezione di beni riservati a una fetta piccolissima di popolazione.
Ciò che sta accadendo attorno a noi in
questi giorni dimostra con grande chiarezza tutta la distorsione che provoca
nell’insieme della prospettiva umana questo modello basato sulla “voracità
soggettiva”
Sono tre le grandi questioni che debbono
essere affrontate ripensando anche ai nostri lasciti identitari.
Sul recupero di una capacità d’analisi e
di progetto deve essere fondata una nuova idea politica di uguaglianza e
solidarietà sociale:
1) Lo sfruttamento dell’individuo e del
collettivo : il meccanismo, davvero chiaro, della costrizione nella “condizione
di classe”.
2) Il rapporto tra consumo del pianeta
in termini complessivi di suolo e di risorse naturali e la stessa prospettiva
di vivibilità del genere umano (dentro a questo punto stanno richiamo alle guerre
e alle epidemie: i grandi temi dell’attualità);
§ quella della capacità
cognitiva, in termini globali di formazione, informazione, capacità di
trasmissione di notizie e cultura e quindi di educazione globale.
Chiusura scuole e divieto di riunione: decisioni governative inaccettabili e distruttive - Piero Bernocchi
Decidere, da parte del governo, la
chiusura delle scuole e il divieto di riunione – anche con numeri limitati di
persone – è atto inaccettabile e distruttivo per la scuola e per l’intera
società. Dopo 15 giorni di campagna terroristica, con le TV a reti unificate a
trasmettere “Tutto il virus minuto per minuto” 24 ore su 24,
sembrava che finalmente ci si sforzasse di attenuare l’effetto-panico indotto
da provvedimenti del tutto sproporzionati alla realtà e da una informazione
sovraeccitata e famelica di audience. Anche
perchè nel frattempo un sempre maggior numero di esperti italiani e
internazionali aveva segnalato che: 1) il numero di morti per malattia nel
nostro Paese (dati Istituto Superiore di Sanità ISS) è, tra gli over 65, in
media 240 al giorno, e inserendo gli under 65 morti per infarto o patologie
cardiovascolari, tumori, inquinamento, fumo, alcool o infezioni varie, si
arriva oltre i 350 quotidiani. Dunque, i tre/quattro morti al giorno, associati
al coronavirus, sono circa un centesimo del totale dei morti giornalieri di
malattia in Italia; 2) i dati smentiscono la “estrema contagiosità” del virus.
E’ oramai convinzione generale che il virus circoli in Italia da almeno un mese
e mezzo. Se i malati conclamati dopo tutto questo tempo non superano ad oggi i
tremila (e anche ipotizzando che i contagiati “silenti” siano almeno il
triplo e si giunga ad una cifra di 10 mila persone), tra l’inizio di novembre
2019 e gennaio 2020 i dati dell’ISS e del Ministero della Sanità parlano di
almeno un milione e mezzo di “allettati” per influenza “normale” (e nell’intero
anno 2019 circa 5 milioni), lasciando supporre che con gli asintomatici il
numero sia stato ancora maggiore. Dunque, milioni di contro a migliaia o
al massimo decine di migliaia; 3) anche la percentuale di mortalità viene
confutata da molti specialisti. L’assessore regionale alla Sanità lombarda ha
detto che tra i casi verificati nella propria regione ben il 50% sono
asintomatici. Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di Genetica molecolare del
CNR di Pavia, ha dichiarato: “Forse per ogni caso
rintracciato ce ne sono due che non scopriamo“. E il 28 febbraio
l’autorevole New England Journal of Medicine ha
sottolineato: ” Se assumiamo che il numero dei casi asintomatici sia molto
più alto dei casi riportati, allora il tasso di mortalità potrebbe
essere considerevolmente inferiore all’1%”. Il dato fornito
dall’OMS, di un 3% o più, è dunque fuori misura perchè calcolato solo sui casi
conclamati, nettamente inferiori a quelli reali. Va ricordato comunque che nel
2017 di “normale” influenza sono morte in Italia (dato Istat) 663 persone ma se
si tiene conto delle complicazioni polmonari e cardiovascolari si arriva a
circa 8 mila, di contro all’attuale
centinaio, e per giunta con il decisivo punto interrogativo, posto da Borrelli,
capo della Protezione civile, secondo il quale “la dipendenza di questi decessi
da coronavirus non è ancora stata accertata per nessuna di queste
morti“.
Tutti questi elementi inconfutabili avrebbero dovuto spingere verso una normalizzazione dei divieti e delle chiusure. Invece succede il contrario, addirittura si chiudono le scuole per 10 giorni anche dove non c’è neanche un caso di contagio, si vogliono vietare le riunioni e le iniziative persino al chiuso e di poche decine di persone. Mentre nel contempo ogni giorno centinaia di treni portano centinaia di migliaia di persone da Nord a Sud e viceversa, peraltro stipate a mille a mille, altro che un metro di distanza. I supermercati e i centri commerciali sono tutti aperti, e giornalmente vi passano cento volte, in media, le persone che circolano in una scuola e per giunta non “under 20” ma “over 50, 60 e 70” in buona misura. Io sono per l’apertura dei supermercati e per la circolazione dei treni. Ma è insopportabile che vengano chiuse le scuole perchè considerate superflue, così come i musei, le mostre, gli avvenimenti culturali, mettendo oltretutto in estrema difficoltà milioni di famiglie, mentre gli apologeti dell’istruzione a distanza ne stanno approfittando per dimostrare che si può fare un’istruzione senza scuole, e senza docenti, con gli studenti chiusi a casa davanti al proprio computer. E questa chiusura avrà effetti ancor più disastrosi sull’economia, visto che, presa dopo 15 giorni dall’inizio del panico-virus, convincerà anche i più scettici che la situazione stia precipitando. E anche dove non ci sono focolai, milioni di persone eviteranno anche di uscire per andare al cinema, a teatro, nei ristoranti o per riunirsi anche in poche decine. E quei pochi turisti (35 milioni di cancellazioni in una settimana) che ancora volevano venire in Italia annulleranno pure essi le prenotazioni e saremo messi al bando anche nei pochi paesi (i quali peraltro non danno alcuna seria informazione sui “loro” malati) che tenevano ancora le porte aperte agli italiani. E non si tratta solo del turismo (comunque il 14% dell’intera economia nazionale). Stanno crollando decine di migliaia di piccole e medie attività di ristorazione, accoglienza, ospitalità, artigianato, commercio, produzione e diffusione alimentare.
Il perchè di tutto questo lo ha spiegato, quasi in un impeto di sfacciataggine impunita, Conte alla fine della conferenza stampa di ieri. Il vero punto grave, allarmante e drammatico, ha confessato, è quello della pesante insufficienza degli ospedali italiani a garantire il ricovero in terapia intensiva per quella minoranza di pazienti con gravi patologie pregresse o assai in là con l’età che hanno, e avranno, bisogno di terapie e cure speciali, che oggi il sistema ospedaliero, falcidiato – questo lo aggiungiamo noi – dai tagli economici e strutturali nell’ultimo ventennio, dalle privatizzazioni e dalla sciagurata frammentazione regionale, non è affatto in grado di garantire per numeri significativi, come hanno ripetutamente denunciato in questi anni, e come stanno ribadendo in questi giorni, i nostri/e COBAS della Sanità. Ma se così si ammette che sia, gli unici, veri e decisivi provvedimenti sono: 1) un massiccio investimento, e rapidissimo, nelle strutture per la terapia intensiva e per la rianimazione su tutto il territorio nazionale ma in particolare al Sud che ne è poverissimo; 2) la requisizione momentanea di tutte le strutture private adeguate a tale bisogna; 3) norme di massima precauzione solo per le fasce davvero ad alto rischio, cittadini/e con serie patologie pregresse, anziani e anche persone di ogni età con sistemi immunitari significativamente indeboliti: insomma, per tutti/e coloro che annualmente rischiano di morire , o muoiono a migliaia, durante le “normali” epidemie influenzali (circa 8000 l’anno scorso), senza che nessuno, fino a ieri, ci abbia manco fatto caso.
Tutti questi elementi inconfutabili avrebbero dovuto spingere verso una normalizzazione dei divieti e delle chiusure. Invece succede il contrario, addirittura si chiudono le scuole per 10 giorni anche dove non c’è neanche un caso di contagio, si vogliono vietare le riunioni e le iniziative persino al chiuso e di poche decine di persone. Mentre nel contempo ogni giorno centinaia di treni portano centinaia di migliaia di persone da Nord a Sud e viceversa, peraltro stipate a mille a mille, altro che un metro di distanza. I supermercati e i centri commerciali sono tutti aperti, e giornalmente vi passano cento volte, in media, le persone che circolano in una scuola e per giunta non “under 20” ma “over 50, 60 e 70” in buona misura. Io sono per l’apertura dei supermercati e per la circolazione dei treni. Ma è insopportabile che vengano chiuse le scuole perchè considerate superflue, così come i musei, le mostre, gli avvenimenti culturali, mettendo oltretutto in estrema difficoltà milioni di famiglie, mentre gli apologeti dell’istruzione a distanza ne stanno approfittando per dimostrare che si può fare un’istruzione senza scuole, e senza docenti, con gli studenti chiusi a casa davanti al proprio computer. E questa chiusura avrà effetti ancor più disastrosi sull’economia, visto che, presa dopo 15 giorni dall’inizio del panico-virus, convincerà anche i più scettici che la situazione stia precipitando. E anche dove non ci sono focolai, milioni di persone eviteranno anche di uscire per andare al cinema, a teatro, nei ristoranti o per riunirsi anche in poche decine. E quei pochi turisti (35 milioni di cancellazioni in una settimana) che ancora volevano venire in Italia annulleranno pure essi le prenotazioni e saremo messi al bando anche nei pochi paesi (i quali peraltro non danno alcuna seria informazione sui “loro” malati) che tenevano ancora le porte aperte agli italiani. E non si tratta solo del turismo (comunque il 14% dell’intera economia nazionale). Stanno crollando decine di migliaia di piccole e medie attività di ristorazione, accoglienza, ospitalità, artigianato, commercio, produzione e diffusione alimentare.
Il perchè di tutto questo lo ha spiegato, quasi in un impeto di sfacciataggine impunita, Conte alla fine della conferenza stampa di ieri. Il vero punto grave, allarmante e drammatico, ha confessato, è quello della pesante insufficienza degli ospedali italiani a garantire il ricovero in terapia intensiva per quella minoranza di pazienti con gravi patologie pregresse o assai in là con l’età che hanno, e avranno, bisogno di terapie e cure speciali, che oggi il sistema ospedaliero, falcidiato – questo lo aggiungiamo noi – dai tagli economici e strutturali nell’ultimo ventennio, dalle privatizzazioni e dalla sciagurata frammentazione regionale, non è affatto in grado di garantire per numeri significativi, come hanno ripetutamente denunciato in questi anni, e come stanno ribadendo in questi giorni, i nostri/e COBAS della Sanità. Ma se così si ammette che sia, gli unici, veri e decisivi provvedimenti sono: 1) un massiccio investimento, e rapidissimo, nelle strutture per la terapia intensiva e per la rianimazione su tutto il territorio nazionale ma in particolare al Sud che ne è poverissimo; 2) la requisizione momentanea di tutte le strutture private adeguate a tale bisogna; 3) norme di massima precauzione solo per le fasce davvero ad alto rischio, cittadini/e con serie patologie pregresse, anziani e anche persone di ogni età con sistemi immunitari significativamente indeboliti: insomma, per tutti/e coloro che annualmente rischiano di morire , o muoiono a migliaia, durante le “normali” epidemie influenzali (circa 8000 l’anno scorso), senza che nessuno, fino a ieri, ci abbia manco fatto caso.
SOGNO AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
un racconto di Marco Cinque
L’altra notte ho sognato di uscire di
casa, come fossi in preda a una qualche crisi di astinenza e vagavo in cerca di
persone da baciare e abbracciare, ma non c’era nessuno. Percepivo solo sguardi
in cagnesco di ombre ostili. Non ero malato, ma lo stesso mi sentivo un appestato,
per aver osato esprimere questa mia necessità di vicinanza agli altri. Un
incubo insomma.
Nel sogno ho pensato alla natura di
questo virus, alle sue ragioni e se avesse qualcosa da insegnarci oppure, come
tutti i virus, fosse solo un inciampo dannoso da cancellare dai nostri
orizzonti umani.
Di nascosto, ho provato a colloquiare
con questo minuscolo mostro, per chiedergli del casino che stava combinando.
Lui mi ha risposto a gesti, facendomi capire che non aveva cattive intenzioni e
non faceva distinzioni di classe o razziali per essere ospitato: qualunque
corpo gli andava bene, prima di essere combattuto, fagocitato e sconfitto dalle
difese immunitarie.
Poi, sempre gesticolando,
l’infinitesimale, orrida creatura mi ha fatto capire che forse avrei fatto bene
a ribaltare la prospettiva di ragionamento, a guardarmi cioè coi suoi stessi
occhi: ed eccomi qui, un virus gigantesco che sta infettando il corpo della
Terra. Ed ecco la Terra che non riesce a trovare un antidoto, un vaccino
per proteggersi dall’infezione. Ed ecco altri virus minuscoli che cercano di
aiutare la loro madre a proteggersi, per contenere il dilagare della malattia
che la sta uccidendo.
“Distanza almeno un metro. Vietato
baciarsi, vietato abbracciarsi, darsi la mano. È pericoloso”. Le direttive dei
governi vengono prese in parola. Dalle motovedette e da veloci imbarcazioni si
vedono esseri inumani che colpiscono i loro simili più sfortunati con bastoni
lunghi due metri, li crivellano con armi da fuoco, li lasciano affogare alla
deriva: “State lontano, non vi vogliamo, siamo già troppi e poi ci infettate
con la vostra cultura, con la vostra miseria, con le vostre malattie. Via,
andate via, per noi anche voi siete un virus!”
Poi c’è l’altro virus, quello minuscolo,
quello vero, che non obbedisce agli ordini, ai muri, ai porti chiusi, ai
bastoni lunghi due metri, alle frontiere, agli eserciti, alle promesse di
denaro e potere, alle raffiche delle armi più evolute. No, non c’è modo di
fermarlo e forse smettere di baciarci e abbracciarci allungherà solo l’agonia
in cui ci stiamo dibattendo.
Finalmente mi sveglio, indosso i guanti,
la mascherina, guardo il deserto attraverso i vetri della finestra chiusa. Poi
accendo la TV, il computer, ascolto spiegazioni che non mi convincono, ma
obbedisco comunque, mi rassegno e forse è la cosa migliore da fare.
Poi aspetto, aspetto che queste voci mi
diano una «», aspetto di rivedere la porta aperta e sciami di ragazzini che
tornano a riempire la scuola. Poi aspetto, aspetto ancora il momento di tornare
a dormire, sperando che il sogno stavolta non finisca e che nel suo mondo,
finalmente, trovi qualcuno da abbracciare.
ALCUNI LINK
Un testo dei centri sociali del Nord-Est
sulla gestione politica e mediatica dell’epidemia di SARS-CoV-2 che si sta
diffondendo in Italia
di Vittorio Agnoletto
di Giorgio Beretta
Tra i Paesi che stanno vietando
l’ingresso agli italiani per epidemia da coronavirus, alcuni sono tra i
maggiori acquirenti di armamenti italiani. Che sia questo il motivo del
silenzio della Farnesina?
Una nota di Celestino Panizza (ripresa
dal sito di Medicina Democratica)
E COME SEMPRE SEGNALIAMO IL GRAN LAVORO
INFORMATIVO (E NON SOLO) CHE SVOLGONO I NOSTRI CUGINI DI COMUNE-INFO: intorno
al groviglio di temi qui trattati guardate i post di Gabriele Battaglia,
Lanfranco Caminiti, Andrea Capocci, Salvatore Palidda, Enzo Scandurra, Guido
Viale (e altre/i)
IL CORONA VIRUS E LE NOSTRE VITE (DI SINISTRA)
di
db
«A
questo punto sembra opportuno fare qualche considerazione»: così cantava e
meditava Pino Masi – di Lotta Continua – al termine della convulsa «Quella notte davanti alla Bussola» (*).
Qualche
considerazione «sulle diverse e brutte facce che ci mostra oggi il padrone» …
ma al tempo del corona virus, proverò a farla io.
Qui
sopra avete letto analisi molto interessanti; come già nei tre piccoli dossier
precedenti Il virus del terrore, Corona virus: alcuni sguardi diversi dal… e Corona Virus: altri sguardi apparsi in “bottega”.
Io
sposterò lo sguardo intorno a me (includendomi) cioè su quello che mi svelano
le analisi e i comportamenti delle persone che più spesso frequento: quasi
tutte di sinistra (delle varie sinistre) e adulte, più che alfabetizzate
oltrechè – almeno presumevo – meglio informate dell’italica “media”.
Prime
impressioni.
1 – Mi sorprendo della
sorpresa quasi generale. Molte persone intorno a me scoprono che, sul corona
virus, le istituzioni e i mass media (con le solite pochissime, ben note,
eccezioni) sono ignoranti. Care/cari, possibile che non lo sapeste già?
2 – E mi ri/sorprende come
tante persone si siano stupite in queste settimane perchè le istituzioni e il
giornalismo mainstream sistematicamente
mentono sul corona-virus; ma davvero non vi eravate accorte che dicono bugie
(sempre accompagnate da voragini di silenzi e censure) su TUTTE le cose
importanti? Se volete aggiungere un fattore quasi comico al dramma pensate che
tanti “opinion leader” si mostrano preoccupati perchè quel che accade potrebbe
«falsare il campionato di calcio». A parte un salutare “e chi se ne fotte”
qualcuno più esperto saprebbe dirmi a quando risale l’ultimo torneo della serie
A non truccato? 30 anni fa? Oltre 50?
3 – Qualcuna/o nota che
l’informazione ai tempi del contagio è classista. Per esempio nel preoccuparsi
più dell’economia (specie privata) che della salute (pubblica) o nel raccontare
solo i guai (veri o presunti) di certi Vip oppure nel trovare (o inventare) stereotipati
vigliacchi e macchiettistici eroi invece che cercare le vite vere della
“gente”. Compagno mio, amica mia non vorrei turbarvi ma funziona così da
sempre, anche in “democrazia”. Con qualche rara eccezione soprattutto nei
periodi in cui i movimenti erano col fiato sul collo (e con la rabbia negli
occhi) sopra la catena di s/montaggio delle notizie. Davvero non avevate mai
notato come si chiamano gli inserti di economia dei due giornali più venduti
(**) in Italia?
4 – In pochi si accorgono in
questi giorni come in Italia le competenze scientifiche di politici e
giornalisti siano bassissime. E’ un vanto in questo Paese non avere le nozioni
base di scienza. Un ritornello ossessivo confonde scienze e tecnologie. E
dovrebbe spaventare che quasi sempre chi parla non sappia la differenza tra
prevenzione primaria e secondaria (forse addirittura confonde questo concetto
con quello di “stare attenti”) che ignori la scienza come metodo, ricerca,
libero pensiero e conosca soltanto la Scienza (maiuscolo regale) come potere,
nuova religione, affari d’oro. Quasi sarebbe da ridere fare l’elenco delle
ignoranze (e delle censure) di chi – politici e opinion leader – sale in
tribuna al tempo dei virus. Questo punto, come il successivo, mi pare dovrebbe
essere particolarmente interessante anche per chi non è di sinistra però
minimamente “sapiens”.
5 – Ho notato una
preoccupante mancanza di logica minima. Faccio un esempio su Imola (la città
dove abito): domenica 23 febbraio era previsto, in pieno centro, il consueto «Carnevale dei fantaveicoli», grande
e di solito divertente sfilata di carri creati e preparati nelle scuole. E da
lunedì 24, il giorno dopo, era programmata e imposta anche a Imola la chiusura
di tutte le scuole. Sono stati mantenuti tutti e due gli impegni. La domenica
diffondendo il corona virus e dal giorno dopo provando a tenerlo lontano.
Nessuno ha notato la follia. Eppure è semplice: una delle due decisioni era
sbagliata. Non possono essere tutte e due giuste. Eppure a scuola avete letto «I promessi sposi» e come funziona il
contagio: neppure quello?
6 – Quasi posso capire il desiderio di fare scorte per alcuni
prodotti (mascherine, disinfettanti et cetera) utili in questo frangente, forse lungo. Accetto pure il “non si sa
mai” che si cela dietro chi fa provviste di pasta, pomodoro, olio… Chissà se
anche la vendita di fucili è salita negli ultimi tempi? Però l’aumento di
moltissimi altri acquisti, ancora più compulsivi del solito, per nulla concerne
le emergenze ma è solo il comportamento di noi (scimmie di Pavolv ovvero
consumatori) … che se pure produciamo poco o nulla tanto più dobbiamo farci
imporre e imporci di acquistare ancora e ancora e ancora e ancora merci, in
gran parte inutili e in buona percentuale nocive.
7 – Infine l’isolamento. Ci
possiamo scherzare sopra oppure drammatizzare ma se tentiamo una riflessione
seria bisognerebbe anche meditare su chi da tempo ha già scelto
l’autoisolamento (***) che sia tecnologico o no.
Dopo
questi – chiamiamoli, se così vi pare – «7 peccati capitali» di noi contagiati
e contagiandi dovrei tirare qualche minima conclusione? Provo.
Una
prima conferma è che – con ogni evidenza? – viviamo in un’economia di morte:
avvelena uomini, animali e la Terra intera; fabbrica armi (dunque guerre) e
produce malattie di massa. E se i governi hanno smantellato la sanità pubblica,
se i poteri lavorano all’autonomia “differenziata” non è per un errore ma per
una scelta classista e dunque assassina. Come quando i giornalisti non si
“accorgono” delle tante altre epidemie che uccidono: in primo luogo la povertà
e il lavoro insicuro (in media 8 morti al giorno per tacere delle malattie a
lungo termine).
Una
seconda conferma: quando cerchiamo le risposte “tecniche” quasi mai le troviamo
perchè manca la politica. Se non avete letto «L’epoca delle passioni tristi» di Miguel Benasayag e Gérard Schmit è il caso di farlo; anche se non siete “operatori
sociali” il libro è prezioso perchè indica un contesto e un metodo.
Quando
ci diranno – o ci diremo da soli – che dopo il corona virus «nulla sarà più
come prima» non crediamoci. Ricordate la mucca pazza, l’11 settembre e così
via? Poi tutto è rimasto come prima, salvo che per ristrette minoranze
pensanti. E rammentate le prediche dementi su «i terroristi non cambieranno il
nostro stile di vita»? Altre stronzate. Nulla per ora – neppure la catastrofe
climatica sotto il nostro naso o le guerre che dilagano ovunque – sta cambiando
il folle stile di vita che affligge questa parte del mondo: «lavora, consuma,
crepa» e soprattutto non pensare, non sognare e ora neppure abbracciare. E’
l’Occidente «e tu non puoi farci nulla», bellezza mia. Anche se io da anni ho
cambiato una vocale e lo chiamo Uccidente. Ma una vocale da sola è poco più che
uno sberleffo al potere.
Mentre
i nostri s/governanti (fiiiiguriamoci la Meloni) soffiano sul nazionalismo più
demente, fra i bipedi pensanti del “bel-Paese” qualcuna/o gode per il
“contrappasso”: rifiutavamo le navi dei disperati e le abbandonavamo in mare? E
rinchiudevamo gli stranieri (non i criminali) in luoghi dalle sigle mutevoli ma
dall’ingiustizia immutabile? Adesso che tocca a qualche vacanziero italiano
andare a spasso senza approdo e/o finire in quarantena forzata… sento dire che
“capiremo la lezione”. Non credo proprio. La storia, con il contorno della
cronaca, è una severa maestra se la si studia e la si capisce: finora non è il
caso dell’Italia come mostrano le mille rimozioni di comodo per immaginarci
sempre «italiani brava gente».
Ciò
che ho fin qui scritto è la scoperta dell’acqua calda? Per qualcuna/o forse sì
ma se devo vedere i comportamenti di chi ho intorno è tutto da verificare.
Penso che siamo ancora dalle parti del libro (1964, se non lo sapete) «Apocalittici e integrati» di Umberto
Eco. Ovvero di fronte a ogni situazione sembra che si possa solamente scegliere
l’obbedienza totale e acritica ai poteri oppure il rassegnarsi all’inevitabile
catastrofe, l’Apocalisse appunto. Io invece penso che una scelta rivoluzionaria
o riformistica sia sempre possibile. O almeno: per una trentina d’anni circa;
poi sarà davvero troppo tardi … ma allora il problema non sarà di integrati e
apocalittici ma di già morti e moribondi.
Che
fare?
Studiare
per esempio. Un minimo di alfabetizzazione scientifica e ovviamente
politico-sociale. Qualche ideuzza ce l’avrei, magari se ne riparla.
E
poi quella oscenità indicibile, parolaccia assoluta: organizzarsi, fare
politica.
Vivendo
intanto con la lentezza necessaria, cercando la saggezza possibile e gli
abbracci indispensabili, indirizzando bene la rabbia. Disobbedendo,
boicottando, sabotando il sistema ogni giorno.
Come
finiva la canzone di Pino Masi citata all’inizio? Ah sì: «Non ci resta che
ribellarci e non accettare il gioco di quella loro libertà che per noi vale ben
poco».
da qui
aggiungo io:
Questo virus ci fa capire quanto è fragile il nostro mondo, siamo come quella patata irlandese della prima metà del 1800, solo che allora esistevano tanti tipi di patate e la carestia si fermò all’Irlanda. oggi che tutti siamo uguali e con il cibo si omogeneizza la tempesta perfetta è solo rimandata.
Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo, il contagio di coronavirus è un esempio concreto.
Rianimatori ed anestesisti dicono chi bisogna lasciar morire, i più vecchi probabilmente morirebbero comunque. si lascino andare all’altro mondo. Date le risorse (scarse) bisogna scegliere.
Domande:
esistono spazi e apparecchiature di terapia intensiva nelle cliniche private? nessuno ha proposto di requisirle?
esistono spazi e apparecchiature di terapia intensiva nelle cliniche private? nessuno ha proposto di requisirle?
e nessuno ha pensato a come finanziare l’enorme crisi economica, lavoratori privati, e precari, e autonomi senza reddito per un bel po’?
si chiede l’elemosina all’Europa matrigna, che finanzia miliardi al serial killer turco Erdogan, e l’Europa storce il naso (fino a che la Germania e la Francia non avranno morti a centinaia e migliaia)?
perchè nessuno parla di un’imposizione straordinaria e fortemente progressiva su redditi e patrimoni?
non sarà che come Scrooge tutti i riccastri pensano di portare i soldi nella tomba?
almeno Ebenezer Scrooge alla fine ha capito, ma i nostri potenti e riccastri non lo capiranno mai.
almeno Ebenezer Scrooge alla fine ha capito, ma i nostri potenti e riccastri non lo capiranno mai.
al massimo elargiranno qualche elemosina dalle loro fondazioni.
e qualcuno si è ricordato dei milioni di morti che l’inferno economico e militare provocano ogni anno? beh, certo, non li vediamo e se proprio ce lo urlano (i migranti lo fanno tutti i giorni) chiudiamo occhi, orecchie e bocca.
Perche´ signor Bernocchi ? Anche il governo tedesco ha chiuso tutte le scuole(e per ben 3 settimane, non per 10 giorni come nel suo Paese) e anche gli asili e per il pubblico sono chiusi: Bar, Clubs, Discoteche, Bistro e altri locali simili, teatri, Sale da Concerto, Cinema, Musei e simili, Zoos, Fiere, Mostre, Parchi gioco di ogni tipo, Mercati, Ludoteche, Case di Piacere.
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