mercoledì 25 marzo 2020

Se fossi il Ministro della Pubblica Istruzione


Care studentesse e cari studenti delle scuole secondarie italiane, come avrete capito quest’anno scolastico speciale, nella forma che avete sempre conosciuto, è finito.
Prosegue con quella che chiamano lezioni a distanza, che non sono granché, diciamocelo.
È come se non fosse possibile disputare una partita di calcio, per cause di forza maggiore, e vi dicessero che si recupera facendo delle partite a biliardino o con la playstation. Immagino dai vostri sorrisi che anche voi capite che non è la stessa cosa, è solo un surrogato.
Alla fine dell’anno ci sarà una valanga di promozioni, lo sapete, nessuno si metterebbe a bocciare, con la paura di una montagna di ricorsi che verranno vinti. Quale giudice potrà dire che il campionato sul campo è finito dopo metà delle partite e vale il risultato delle partite a biliardino o con la playstation?
Vi vorrei dire due cose.
La prima è quella facile per voi, ed è che sarete promossi, tranne pochi casi (che saranno definiti a brevissimo).
La seconda è quella più difficile: ciò che sta succedendo in questi mesi (e temo anche i prossimi) vi sta facendo crescere a velocità doppia (se uno lo vuole capire) e dovete imparare una cosa importante, che insieme alla promozione dovete mettere in gioco la responsabilità, che è sempre personale. Quello che succede a scuola dipende solo da voi, e da nessun altro, non ci sono e non ci saranno scuse.
Tutto il tempo che starete a casa dovete sfruttarlo per la vostra crescita culturale, l’anno prossimo sarà un anno normale se in questi mesi avrete messo a frutto le conoscenze che state acquisendo, altrimenti sarà difficile uscirne senza le ossa rotte. Chi agisce come se questi fossero mesi di vacanza non ha capito niente, ma lo capirà, a sue spese, l’anno prossimo.
La scuola a distanza non è l’avvenire, è l’emergenza, come avere delle sedie a rotelle (per quanto belle) non è l’alternativa al camminare, ma è solo una necessità per alcune persone che hanno perso per sempre il normale uso delle gambe.
La scuola non è distanza, è vicinanza, le lezioni a scuola sono non sono come quelle mediate dai monitor e dagli occhi dei computer, le lezioni sono soprattutto rapporti umani, non dimenticatevelo mai.
Che la forza e la responsabilità siano con voi.

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