Tam Tam
Basket è una
storia che hanno provato a raccontare in tanti: è una storia di passione e
partecipazione, di mobilitazione sociale e di orgoglio personale.
Tam Tam
Basket è
un’idea nata dalla voglia di avere un impatto positivo sulla vita di tanti
ragazzi che sono ancora ai margini dell’inclusione.
Tam Tam
Basket è
un’opportunità, forse è un sogno, ma di sicuro è già una realtà che ha cambiato
la vita di tanti ragazzi di Castel Volturno.
Tam Tam Basket è riscatto sociale, è amore per lo
sport ed è la gioia di mettere in campo i giusti valori.
Tam Tam Basketball is outside the lines.
TAM TAM BASKET: SE LO SPORT SANO VIENE SCONFITTO DALLA LEGGE PERDIAMO TUTTI
- MONICA
MANDICO
Lo sport
dovrebbe sempre vincere, oggi purtroppo la legge, quella dei tribunali, lo ha
sconfitto.
La storia è
quella legata alla vita di Massimo Antonelli.
Giocatore di
basket, oggi più che allenatore, si può dire un missionario.
Ha giocato
nella Virtus Bologna, con il Basket Mestre, approdando poi nel 1981 a
Napoli, anni in cui la pallacanestro era per la città un vanto.
Adesso, da
più di vent’anni si dedica a tempo pieno all’insegnamento dei fondamentali del
basket, ultimamente tramite il metodo da lui ideato Music Basketball
Method.
Nel
settembre 2016, a Castel Volturno (Caserta), insieme ad Antonella Cecatto,
Pietro D’Orazio, Guglielmo Ucciero e Prospero Antonelli fonda TAM TAM
BASKETBALL, un progetto sociale.
Il Tam Tam è
nato per “restituire qualcosa all’ambiente che ci ha cresciuto – racconta il
presidente all’agenzia Dire – Non è facile lavorare con ragazzi che prima
d’ora non avevano mai avuto la giusta attenzione, in una città dal forte
disagio sociale e con la più alta incidenza di extracomunitari in Italia, quasi
tutti di provenienza africana con gravi problemi di inserimento”.
I giocatori
del Tam Tam Basket sono tutti figli di immigrati, italiani ma stranieri.
Sono forti
come i loro coetanei e forse anche di più.
Purtroppo
per la Federazione italiana di pallacanestro (Fip), Viktor, King, Jordan e
i loro compagni, essendo figli di immigrati, non possono accedere al campionato
di eccellenza Under 16, che si gioca su base nazionale.
Castel
Volturno è tra le città con la più alta incidenza di extracomunitari in Italia.
Il tribunale
amministrativo del Lazio, dopo aver accolto la richiesta di ricorso
contro la Federazione presentata dall’associazione, il 6 novembre ha
ufficialmente respinto la domanda cautelare.
I motivi
dell’ordinanza non sono legati solo
alla mancanza della cittadinanza tricolore, ma soprattutto a
un cavillo burocratico.
Antonelli,
una volta saputo del regolamento della Fip, si è subito mosso per evitare il
problema, e vista la situazione particolare, non ha tenuto delle normali
procedure di iscrizione online. “Ho inviato una richiesta di iscrizione al
campionato Under 16 di eccellenza agli uffici del settore giovanile,
dichiarando di iscrivere la squadra e con annessa la richiesta di giocare in
deroga in quanto i miei ragazzi sono tutti stranieri – spiega in un post su
Facebook –Purtroppo non ha eseguito il percorso classico che si deve fare
online.
Nei
campionati giovanili non possono giocare più di 2 stranieri per squadra. Dopo
un’estenuante battaglia a favore dei diritti allo sport , Antonelli ha ottenuto
prima una deroga e poi una norma legiferata al parlamento mutuata come ‘Norma
salva Tam Tam Basket’.
Già
nel 2017 la formazione Under 14 era stata esclusa dai
campionati federali.
In quel caso
a intervenire era stato direttamente il governo, guidato da Paolo
Gentiloni, che nella legge di Bilancio aveva inserito un emendamento ad hoc.
Nell’articolo 1 del comma 369 quattro semplici righe avevano permesso ai
ragazzi di scendere in campo, aprendo le porte anche a tanti altri giovani
nella loro stessa situazione. “I minori cittadini di Paesi terzi, anche non in regola
con le norme relative all’ingresso e al soggiorno, laddove siano iscritti da
almeno un anno a una qualsiasi classe dell’ordinamento scolastico italiano,
possono essere tesserati presso società o associazioni affiliate alle
federazioni sportive nazionali, alle discipline sportive associate o agli enti
di promozione sportiva, anche paralimpici, senza alcun aggravio rispetto a
quanto previsto per i cittadini italiani”, si leggeva nella norma.
La norma
determina che tutti i ragazzi stranieri minorenni che vivono in Italia e ne
frequentino le scuole da almeno un anno abbiano nello sport gli stessi diritti
degli italiani, il prossimo anno ne beneficeranno più di 800.000.
Antonelli,
in alcune dichiarazioni rilasciate, sottolinea che “non si è
discusso del merito vero della questione, cioè se sia giusto fermare dei
ragazzi stranieri, ma nati in Italia”, ma perchè spiega che “I nostri ragazzi
hanno iniziato solo tre anni fa, e perché nessuno aveva 12 anni. Il
paradosso è che se avessero iniziato in contemporanea al primo anno del settore
giovanile, cioè a 12 anni, per la Federazione sarebbero stati equiparati ai
loro coetanei con la cittadinanza italiana”.
Prima di
rivolgersi al Tar, Antonelli aveva fatto un’istanza al consiglio federale, che
ha comunque deciso che era pericoloso approvare una deroga, perché
avrebbe creato un precedente. Il terrore della federazione è che si aprano
talmente i confini da arrivare alle mercificazioni dei talenti, con
compravendite fin da giovanissimi di giocatori da tutto il mondo”. Il rammarico
di Antonelli è scritto sul suo profilo social.
·
… questa
storia della nostra non iscrizione è saltata fuori all’improvviso, all’ultimo,
non se ne è parlato mai anche quando ho avuto colloqui con il presidente FIP
regionale e nazionale, con un loro dipendente molto bravo con cui abbiamo
trattato più di un’ora se era giusto o non giusto partecipare a quel
campionato.
Non se ne è parlato nella delibera del consiglio federale di settembre così bella ricca di motivazioni per giustificare il diniego alla nostra richiesta.
Davo per scontato che tutto fosse nella norma, invece no cari amici.
Le sorprese, le più brutte, spesso arrivano quando meno te le aspetti.
Speravamo di parlare con i giudici del TAR della sostanza, dei contenuti giuridici, se è giusto far giocare i nostri ragazzi o no. In pratica non essendo iscritti in modo regolare i giudici hanno dovuto prendere una sola decisione.
…La nostra è una battaglia che porta a riflettere, serve al movimento cestistico, serve a tutti
Non se ne è parlato nella delibera del consiglio federale di settembre così bella ricca di motivazioni per giustificare il diniego alla nostra richiesta.
Davo per scontato che tutto fosse nella norma, invece no cari amici.
Le sorprese, le più brutte, spesso arrivano quando meno te le aspetti.
Speravamo di parlare con i giudici del TAR della sostanza, dei contenuti giuridici, se è giusto far giocare i nostri ragazzi o no. In pratica non essendo iscritti in modo regolare i giudici hanno dovuto prendere una sola decisione.
…La nostra è una battaglia che porta a riflettere, serve al movimento cestistico, serve a tutti
Al momento,
sembra che l’associazione non proseguirà per altre vie, decidendo di fermare,
almeno per ora, questa battaglia.
Antonelli
conclude sempre nelle sue dichiarazioni: “Per i ragazzi sarebbe stata
la giusta ricompensa dopo i chilometri che fanno a piedi ogni giorno
per venire ad allenarsi e dopo la vittoria dello scorso campionato. Era
un sogno, ma ora voltiamo pagina”.
Questa
volta, lo sport vero, sincero, quello che dovrebbe sempre vincere, ha perso.
da qui
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