David Berman, quando un poeta se ne va - Massimo Rota
La grandezza
di David Berman risiede nel fatto di essere un poeta raffinato che riesce a farsi
comprendere da tutti. Lo si poteva già ipotizzare ascoltando la sua musica
prima con i Silver Jaws (fino al 2009, quando chiuse l’esperienza) e poi in
quel capolavoro di Purple Mountains, uscito l’anno scorso. Un album
da brividi, con la sua magnetica voce che ci racconta cos’è la vita, perché
finisce un amore e come la felicità si allontana, inesorabilmente scivola via
(qui sotto c’è il video della lancinante All My Happiness Is Gone).
Si rimane turbati per come David si presenti nudo e indifeso dopo la fine del
suo matrimonio. Lui è sempre stato così: sincero, fuori dagli schemi, appartato
ma pronto a mettersi completamente in gioco. Nel decennio che è rimasto lontano
dalla musica ha percorso altre vie: racconti, poesie e fumetti gli hanno
permesso di esplorare la sua anima. Da poco è tornato disponibile su Amazon Actual
Air il suo debutto come poeta (datato 1999). Un viaggio attraverso una
memoria condivisa, uno sguardo alla John Ashberry, con una consapevolezza della
cultura pop e una sensibilità ai dettagli del mondo post postmoderno
impressionanti. Il sogno di un’etica, il proprio esistere dinanzi a una vita
sconosciuta che non si fa prendere. Rivedere la donna un tempo amata o le sue
cose significa scoprire la sua inesistenza, ieri ancora più che oggi. E c’è
spazio per i trascurati e apparentemente ordinari particolari della vita
quotidiana – dalla valigia di una fidanzata in partenza a una presa
elettrica…In un’infinita gamma di echi e richiami, tutte le poesie si incidono
con un tratto netto e insieme oscuro, dove precisione e la bellezza del segno
si sposano all’ossessione di fondo, al male di vivere. Berman ci fa
attraversare stanze misteriose in cui si passa dal nulla all’assunzione di
responsabilità: “I cant remember being born / and no one else can either /even
the doctor who I met years later / at a cocktail party” (da Self-Portrait
at 28). Per lui il vero assurdo è nel costringersi a non accettare le cose
per quello che appaiono. Per questo la scrittura ha il primo posto nella vita
(spesso declinata in eleganti e raggelati distici), è il massimo di una tecnica
di resistenza. In una parola ancora la forza, il narrare le cose come se
si decorasse, per accogliere tutto ciò che è, senza più legarlo ai nostri
pensieri. Del resto “per uscire da un vicolo cieco bisogna prenderne un altro”
scrive Robert Pinget in Monsieur Songe. Lo scorso 7 agosto, a
tre giorni dalla partenza del tour per Purple Mountains, David
Berman si è impiccato nella sua casa di Brooklyn. Aveva 52 anni e non ha
lasciato biglietti di spiegazioni.
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