Dimenticata
- Giovanni De
Mauro
C’erano una volta decine di migliaia di persone che scappavano da una
guerra. Erano soprattutto donne e bambini. Il viaggio attraverso il Mediterraneo
era pericoloso, ma non avevano scelta: se fossero restate sarebbero quasi
certamente morte. Furono accolte nei campi allestiti dalle organizzazioni
umanitarie internazionali. Gli fu dato un tetto, del cibo, cure mediche, scuole
per i figli.
Qualche anno fa, la Public radio international (Pri), con l’università del
Minnesota, ha raccontato una
storia dimenticata. Nel 1942, durante la seconda guerra mondiale, un programma
promosso dal Regno Unito e chiamato Middle East relief and refugee
administration aiutò quarantamila persone che venivano da tutta l’Europa e in
particolare da Bulgaria, Croazia, Grecia, Turchia e Jugoslavia a trovare
rifugio in Egitto, in Palestina, a Gaza e in Siria, ad Aleppo. Centinaia di
migliaia di polacchi furono invece accolti in Iran in campi allestiti con
l’aiuto della Croce rossa americana. Fuggivano tutti dall’occupazione nazista.
I greci scappavano anche dall’occupazione italiana.
Sulla copertina del quindicinale palestinese Huna al Quds dell’11 gennaio
1942 c’è la foto di una donna siriana che distribuisce cibo e vestiti a un
gruppo di bambini greci. Krystyna Skwarko, un’insegnante polacca arrivata con i
suoi due figli nella città iraniana di Isfahan, racconta: “Tanti persiani
amichevoli si sono affollati intorno ai pullman urlando quelle che dovevano
essere parole di benvenuto e passandoci attraverso i finestrini datteri, noci,
piselli tostati con uvetta e succosi melograni”.
Nei materiali d’archivio studiati da Evan Taparata e Kuang Keng Kuek Ser si
descrivono gli sforzi compiuti per accogliere nel miglior modo possibile i
profughi europei, per esempio assecondando le loro abitudini religiose e
culturali. E alla fine della guerra? La maggior parte dei rifugiati europei
tornò a casa.
Il fascismo degli
“antifascisti” - Giansandro Merli
Nella guerra contro i profughi sul confine greco-turco le
democratiche e umanitarie istituzioni europee si sono spinte più in là di
quanto i sovranisti di ogni risma avessero provato a fare. Guidate dalla
presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
Dispiace dirlo, ma su una cosa Salvini ha ragione.
Quando si lamenta di essere accusato di fascismo per azioni che, se intraprese
da altri politici, non producono alcuna reazione, purtroppo, ha ragione. Ciò
che abbiamo visto in questi giorni lungo il confine tra Grecia e Turchia è
probabilmente il livello più basso raggiunto dallo stato di diritto europeo. In
confronto il caso Gregoretti o quello di Sea Watch impallidiscono.
C’è un paese membro che ha schierato l’esercito lungo
il confine terrestre contro migliaia di civili. Nella zona di Evros ci sono
unità d’assalto speciali e gruppi di nazionalisti armati che con la copertura e
il sostegno delle istituzioni attaccano i rifugiati, li picchiano, li derubano
e li respingono. Sotto gli occhi delle telecamere di tutto il mondo agenti di
polizia e soldati sparano proiettili e lacrimogeni contro i civili accalcati al
di là della rete. Per adesso ne hanno ucciso sicuramente uno, si chiamava
Muhammad al-Arab (qui il video
che smentisce le autorità greche che negano la loro responsabilità).
Il governo di Nea Dimokratia guidato da Kyriakos
Mitsotakis ha sospeso la Convenzione di Ginevra e il sistema d’asilo. Nei
pressi dell’isola di Kos la guardia costiera greca ha attaccato un gommone con
delle persone a bordo, tra cui minori, colpendone alcune con un bastone e
sparandogli vicino. Nelle acque dell’isola di Kastellorizo, invece, ha aperto
il fuoco contro due imbarcazioni ferendo alcune persone. Davanti all’isola di
Lesbo la marina ha indetto proprio in questi giorni esercitazioni navali,
mentre nella zona di Evros lo ha fatto il IV Corpo militare, utilizzando
artiglieria e carri armati nelle aree in cui stanno provando a transitare i
profughi di guerra.
Martedì 3 marzo i rappresentanti delle istituzioni
europee sono volati in Grecia. Insieme a Mitsotakis hanno parlato il presidente
del parlamento europeo David Sassoli (Partito democratico), il premier croato
Andrej Plenkovic, presidente di turno del Consiglio Ue, e la presidente della
Commissione, Ursula von der Leyen. Sassoli ha fatto cenno alla necessità di una
politica dell’immigrazione europea e Mitsotakis all’esigenza di difendere la
sovranità greca contro l’eterno nemico turco. Ma è stata von der Leyen la vera
protagonista della conferenza stampa, quella che ha dettato la linea
dell’Unione Europea.
«Grazie alla Grecia per essere il nostro scudo – ha
detto l’esponente politico del partito cristiano democratico tedesco (Cdu) – Le
autorità greche stanno svolgendo un compito molto difficile per contenere la
situazione e voglio ringraziare le guardie di frontiera, la guardia costiera,
la polizia e i civili per i loro instancabili sforzi».
E ancora: «La nostra priorità è assicurare il
mantenimento dell’ordine alla frontiera greca, che è anche una frontiera
europea. Sono più che disponibile a mobilitare tutto il supporto necessario per
le operazioni alle autorità greche. Dietro richiesta della Grecia, Frontex si
sta preparando a mettere in campo una squadra di controllo del confine. Frontex
ha messo a disposizione una nave off-shore, sei navi di pattuglia lungo le
coste, due elicotteri, un aeromobile, tre veicoli di termovisione, 100 guardie
di frontiera».
Ursula von der Leyen con il linguaggio marziale e
l’atteggiamento di una generale dell’esercito ha espresso la solidarietà
dell’Unione alle pratiche illegali e criminali che il governo greco sta
attuando in queste ore lungo il suo confine di mare e di terra e ha detto
chiaro e tondo di voler usare i militari per combattere il nemico invasore,
cioè i profughi in fuga dalla guerra. «Mandate i militari», aveva detto poche
ore prima Matteo Salvini. Prontamente scavalcato a destra proprio da quella
figura istituzionale intorno alla cui votazione si sono uniti a Bruxelles il
Partito Popolare (di cui fa parte Forza Italia), Renew Europe (cui fa
riferimento Più Europa), Socialisti e Democratici (cui aderisce il Partito
Democratico) e il Movimento 5 Stelle (che è nel Gruppo misto).
Il fascismo di quelli che nei mesi scorsi avevano
indossato i panni dell’antifascismo porta con sé un altro paradosso:
l’umanitarismo dei dittatori. Così in questo presente disgraziato abbiamo
dovuto provare persino l’umiliazione di leggere le parole pronunciate dall’uomo
che massacra i civili curdi in patria e all’estero, sostiene le milizie
jihadiste in Siria, incarcera decine di migliaia di oppositori in Turchia e usa
le vite di tre milioni di rifugiati come arma di ricatto. «Tutti i Paesi
europei che oggi chiudono le porte ai migranti, li picchiano e colpiscono con
bastoni e cercano in tutti i modi di mandarli indietro, calpestano i diritti
umani stabiliti dalle convenzioni internazionali – ha detto il presidente turco
Erdogan – I greci per non prendere i migranti nel proprio Paese li fanno
affogare, sparano persino contro i gommoni: non si dimentichino che un giorno
potrebbe capitare a loro di essere in queste condizioni».
Le parole della generale Ursula e gli effetti che
sortiranno, la fine delle convenzioni internazionali che proteggono i diritti
dei rifugiati, l’utilizzo dei militari contro i civili sono cesure enormi nella
costruzione europea. Persino nella sua retorica ufficiale di spazio dei diritti
e delle libertà. Anche perché simili azioni criminali contro i profughi di
guerra sono rivendicate pubblicamente. È un passo a destra molto netto, che
sposta le istituzioni dall’estremismo di centro – cioè quei dogmi neoliberali
di austerità che hanno affamato l’Europa mediterranea e creato i presupposti
sociali ed economici per la guerra tra poveri, il razzismo e l’imbarbarimento –
verso una concezione dell’uso della forza autoritario ed esterno al sistema di
vincoli e limiti imposto dal diritto comunitario e internazionale.
Il fascismo, del resto, ha sempre avuto bisogno di
qualcuno che aprisse la porta.
(*) Tratto da Dinamopress.
Questo virus è una prova
generale d’indifferenza - Ginevra Bompiani
Mentre ci
misuriamo a distanza e ci adattiamo a ‘cenare senza come Dio’ (E. Dickinson),
mentre ci abituiamo a vedere spegnersi, un lume per volta, la cultura (la
cultura sì, nessuna Mostra, nemmeno la più discreta, nessuna scuola, nemmeno la
più piccola, resta aperta; teatri, cinema e librerie sono vuoti – ma le
palestre, dove mani appiccicose stringono strumenti sudati, quelle continuano
ad assembrare), mentre un metro di circonferenza virtuale ci isola dal mondo
come un cane da guardia, vicino a noi, a pochi altri metri, avviene forse
l’evento di più asettica ferocia avvenuto sulla terra: centinaia di migliaia di
persone vengono spinte e guidate sul mare e per terra verso le frontiere di un
paese che li aspetta con bastoni e fucili e distrugge il cibo che li terrebbe
in vita, e quando cercano di tornare indietro alle loro prigioni, quelli stessi
che li hanno spinti fuori li fermano tenendoli a forza nella non-terra di mezzo
che hanno creato per loro.
Una congiunzione efferata, che
ha un prezzo: 3 miliardi di euro, il prezzo che la Turchia reclama e l’Europa
continua a dare.
Questo prezzo non è un valore.
Non è il valore della vita delle persone strette fra due morse, ma è il prezzo
del ricatto cui l’Europa docilmente cede, da quando ha cominciato a pagare la
Turchia e la Libia perché fermassero, a modo loro, i migranti.
È il prezzo di una merce umana
che nessuno vuole.
Io dico, sapendo che improperi
mi tirerò addosso, che la Shoah è stata battuta: nemmeno i nazisti hanno usato
gli umani con tale sprezzo, cinismo e iniquità. O meglio, i nazisti odiavano e
disprezzavano le loro vittime. Ma nessuno odia o disprezza i Siriani e i Curdi
che fuggono la guerra. Eppure li lasciamo friggere nell’olio bollente senza che
nessun giudizio abbia comminato questo Inferno.
Li abbiamo disumanizzati. O
addirittura disanimalizzati. E noi con loro. La Presidente del Parlamento
Europeo dice: «La Grecia è il nostro scudo!», senza una parola per la carne
inerme e smarrita che si trova davanti a questo scudo.
Sembrava che la Shoah fosse il
male assoluto, ma non esiste il male assoluto. Il male è una potenza senza
limiti e senza confini. Il solo limite è quel che ‘puoi’ o ‘non puoi’ fare. Il
mondo li sta scavalcando tutti. Il nostro mondo.
Si alza qualche flebile voce,
ma siamo troppo occupati dal nostro metro vuoto. Diceva giorni fa sul Manifesto
Roberta De Monticelli, che il peggio non è il male, ma l’indifferenza fra il
bene e il male. Questo virus è una prova generale d’indifferenza. Prove di
disumanità andate a buon fine.
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