Nei giorni in cui tutta l’attenzione mediatica
italiana è focalizzata sulla minaccia del coronavirus e sulle misure
d’emergenza adottate per frenarne l’epidemia, sono apparsi in maniera evidente
i limiti della politica di tagli alla sanità pubblica dell’ultimo ventennio e
la diseguaglianza tra le diverse parti di questo Stato.
In Sardegna, ove l’occupazione militare costituisce la
più chiara prova di una condizione subalterna, molti non hanno faticato a
notare la diversa cura che Stato e Regione riservano alla salute dei propri
cittadini e alle esigenze della Difesa. Sui social qualcuno ha anche lanciato
l’hashtag #piùospedalimenomilitari, in una sorta di confronto mediatico con
l’Esercito Italiano che, invece, ha diffuso l’hashtag #LaMaratonaTricolore
chiedendo di esporre la bandiera italiana sul proprio balcone, assecondando la
grottesca ondata di nazionalismo che ha accompagnato l’applicazione dei decreti
governativi. La contronarrazione militarista – ben esemplificata dai messaggi
del sottosegretario alla Difesa Giulio Calvisi e dal Capo Sezione Dipartimento
Pubblica Informazione e Comunicazione allo Stato Maggiore Giuseppe Prete – è
stata intenta ad associare l’operato delle divise grigioverdi nel far
rispettare i provvedimenti varanti da Giuseppe Conte, all’impegno di medici e
infermieri.
Nuoro è stata la città sarda più toccata dalla
pandemia con ben 18 casi di contagi su 47 (al 14 marzo), tutti medici e
infermieri dell’Ospedale San Francesco di Nuoro. La situazione ha portato alla
luce lo stato critico in cui versa il polo del capoluogo barbaricino, di cui da
tempo viene denunciata la carenza dell’organico che pone a rischio la
sopravvivenza di suoi alcuni reparti, come quelli di neurochirurgia e chirurgia
vascolare. Proprio a Nuoro è invece sorta una nuova caserma della Brigata
Sassari, nella località di Pratosardo, per ospitare 250 militari. Insomma: la
città necessita di personale medico ma avrà più soldati. Si tratta dell’emblema
di una situazione generale che mostra senza dubbio quali siano le priorità e
gli interessi garantiti da chi detiene il governo a Roma e a Cagliari.
Dal 2000 al 2009 la Sardegna è stata la regione
italiana che ha subito più tagli ai posti letto pubblici (-26.3% – elaborazione
Quotidiano Sanità su dati annuario statistico SSN). Dal 2009 al 2017 la
Sardegna ha perso ulteriormente posti letto (-17.7%, quarta regione per tagli –
elaborazione mia su dati annuario statistico SSN 2019). In totale, nel corso
dell’ultimo ventennio, si è passati da 7848 (2000) a 4756 posti letto nel 2017,
passando da 5.7 a 2.9 posti letto per 1000 abitanti nello stesso arco di tempo.
I posti di terapia intensiva nella sanità pubblica sono 120 nel 2018 (dati
Ministero della Salute), 7.46 ogni 100000 abitanti, con una media inferiore a
quella italiana di 8.75 (elaborazione di Gianni Carboni su dati del Ministero
della Salute). L’economia militare, al contrario, sembra piuttosto florida tra
investimenti nell’aerospazio nel Poligono Interforze Salto di Quirra, nel
progetto di tecnologia avanzata SIAT nel poligono di Teulada e nel progetto
Caserme Verdi. Un obiettivo dichiarato di quest’ultimo è quello di “gravitare
al Sud, potenziando le infrastrutture ubicate nel meridione d’Italia, anche al
fine di ospitare nuove unità” (Rivista Militare 2019). Proprio il Sud è stata
proprio l’area più colpita dai tagli alla sanità pubblica: tra il 2009 e il
2017 è in regioni del Meridione in cui si assistono ai maggiori tagli in
percentuale sui posti letto (dal -28.4% della Calabria al -23.3% della Puglia –
elaborazioni mie su dati annuario statistico SSN 2019). Potenziare le caserme,
depotenziata la sanità pubblica.
Ciò è la più chiara smentita della retorica vigente
questi giorni, nei quali si è nuovamente svelato il divario strutturale,
sociale ed economico, su cui questo Stato si fonda. Nell’ideologia nazionalista
italiana in Sardegna, il militarismo e la Brigata Sassari ricoprono una parte
essenziale nel giustificare il rapporto di subalternità che lega l’isola
all’Italia. Ne abbiamo avuto una dimostrazione pochi giorni prima
dell’applicazione dei decreti emergenziali. Infatti, il 1° marzo è stato
celebrato il 105° anniversario della nascita della Brigata Sassari. Il
Presidente della Regione Christian Solinas ha omaggiato tale ricorrenza
affermando che i Dimonios rappresenterebbero la “Sardità più autentica” e “i
valori dell’identità del popolo sardo”. La genesi di questa retorica non lascia
adito a dubbi sul fatto che essa sia inscindibile da un’ideologia militarista
nazionalista italiana e razzista contro i sardi. Il mito
sciovinista-militarista della Brigata Sassari (Fois 1981) ha come fondamento le
teorie razziste dell’antropologia positiva della seconda metà del secolo XIX
(Orano 1896, Niceforo 1897): i soldati sardi sono dei selvaggi in divisa, degli
abili combattenti all’arma bianca, proprio in quanto razzialmente inferiori,
privi delle inibizioni della civiltà. Le qualità belliche dei sardi
deriverebbero dal loro primitivismo (Deffenu 1918), carattere specifico di
questo popolo a lungo isolato dalla civiltà. L’aspetto razziale del mito – e
quindi l’esistenza di una gerarchia tra sardi e italiani – è palesemente
rimosso dalle celebrazioni del nazionalismo statale che, al contrario,
pretendono che la Brigata Sassari sia una prova dell’italianità dei sardi e del
legame indissolubile fra Sardegna e Italia, trasformando in un rapporto
paritario quello che è una relazione ineguale in cui la prima è posta a
servizio della seconda. Ma se ciò fa parte dell’ordinario, va riconosciuto che
si è compiuto un passo ulteriore nel delirio nazionalistico.
Il 4 marzo, il vicesindaco di Cagliari Giorgio Angius ha
partecipato alla stessa commemorazione, a Sinnai, dove nacque il 151°
reggimento fanteria; le sue parole sono state di ossequio non solo per la
Brigata Sassari della Grande Guerra ma anche quella della Seconda guerra
mondiale: “La sua presenza, la sua professionalità e il suo quotidiano impegno,
anche in tanti teatri operativi, ci riempie di orgoglio e gratitudine. La sua è
una storia lunga, passata per due conflitti mondiali, che continua ancora oggi
con il costante impegno in operazioni di risoluzione delle crisi e ne fa un
pilastro della nostra storia”. In eventi del genere, questo riferimento mi pare
una novità di fronte a cui ogni cittadino sardo con un minimo di sensibilità
politica e coscienza storica avrebbe dovuto esprimere il proprio disappunto. La
Divisione Sassari, tra il 1941 al 1943, agì in Iugoslavia a sostegno
dell’occupazione nazifascista, compiendo anche atti criminosi (Fatutta, Vacca
1994), contro partigiani e popolazione civile (Gobetti 2007). Il giorno dopo,
il sindaco di Villanovaforru Maurizio Onnis ha denunciato la richiesta fattagli
dal comandante Di Stasio, di collaborare “con lo scopo di riavvicinare e
valorizzare le gesta di coloro che hanno contribuito a rendere Gloriosa questa
Grande Unità” per “recuperare i rapporti, con chi ancora in vita, abbia
combattuto tra le fila della Brigata Sassari nella Seconda Guerra Mondiale”.
Ovviamente è vergognoso esprimersi in questi termini, tenendo conto della
funzione che questi signori hanno svolto in Iugoslavia durante quel conflitto.
Marzo passerà ma la situazione
distopica che stiamo vivendo, probabilmente, andrà avanti. Tuttavia, malgrado
le restrizioni, sarà necessario continuare a essere vigili e reattivi per
contrastare i messaggi di sacra unità nazionale e la ripresa del culto nazionalista
statolatra officiato dai paladini della centralizzazione contro le competenze
regionali. Presto o tardi, terminato questo periodo, occorrerà denunciare le
responsabilità del governo centrale nella diffusione del contagio in Sardegna e
prendere coscienza che solo dall’auto-organizzazione politica della nostra
nazionalità oppressa e – in generale – dalle periferie di questo Stato può
partire la battaglia contro le disparità di ogni tipo, non certo dalla
benevolenza e dall’ampliamento dei poteri di un esecutivo di qualsivoglia
fazione.
RIFERIMENTI
ESSENZIALI
Supplemento
a Rivista Militare 2019, n.3: https://issuu.com/rivista.militare1/docs/fascicolo_caserme_verdi_web.
Annuario
Statistico del Servizio Sanitario Nazionale: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2879_allegato.pdf.
Dati
Ministero della Salute: http://www.dati.salute.gov.it/dati/dettaglioDataset.jsp?menu=dati&idPag=17.
Quotidiano
Sanità: https://www.aogoi.it/media/2737/pp4_5.pdf.
Elaborazioni
di Gianni Carboni: https://www.sanatzione.eu/2020/03/quanti-posti-letto-in-terapia-intensiva-ha-la-sardegna/.
Attilio
Deffenu, “Relazione sui mezzi più idonei di propaganda morale da adottarsi fra
le truppe della Brigata” (1918)
Francesco
Fatutta, Paolo Vacca, “La guerra dimenticata della Brigata Sassari”; EDES 1994
Giuseppina
Fois, “Storia della Brigata Sassari”, Gallizzi 1981
Eric Gobetti,
“L’occupazione allegra. Gli italiani in Iugoslavia 1941-1943”, Carocci 2007
Alfredo
Niceforo, “La delinquenza in Sardegna”, Sandron 1897
Paolo Orano,
“Psicologia della Sardegna”, Casa Editrice Italiana 1896
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