«Giro girotondo,/casca il mondo,/casca la terra/tutti
giù per terra!». È la filastrocca che tutti i bambini hanno imparato all’asilo.
Se guardiamo il mondo con gli occhi dei bambini vediamo che non è più un gioco,
il mondo sta implodendo, le crisi si aggravano e si accendono nuovi focolai di
violenza e noi siamo destinati a cascare tutti in terra.
Erano in pieno svolgimento le manovre militari della
Cina a fuoco vivo intorno all’isola di Taiwan, punta emergente di una nuova ed
esplosiva tensione militare in Estremo Oriente, quando nel Medio Oriente si
sono accesi i motori dei jet israeliani che hanno iniziato le incursioni su
Gaza. I bombardamenti sono durati per tre giorni di seguito fino a quando è
stata siglata una nuova fragile tregua. Nei giorni precedenti nessun missile è
stato lanciato da Gaza contro Israele. Per questo le autorità israeliane hanno
giustificato i raid come “attacchi preventivi”. Peccato che la “difesa
preventiva” non esista nel diritto internazionale, ed anzi si chiami
“aggressione”. È curioso che tutti coloro (a livello dei media e a livello
politico) che in Occidente si sono sbracciati a ripudiare l’azione militare
preventiva avviata dalla Russia contro l’Ucraina, definendola – correttamente –
come aggressione, non abbiano avuto nulla da obiettare agli attacchi preventivi
di Israele che hanno causato la morte di 45 persone fra cui 16 bambini e
adolescenti. Si chiamava Alaa Qaddum e aveva cinque anni la prima bimba uccisa
nell’attacco aereo del 5 agosto che ha aperto l’offensiva aerea israeliana
contro Gaza; l’ultima vittima si chiamava Hanin Abu Qaida, 10 anni, ed è
spirata in ospedale. Non lo scopriamo oggi che per la politica e il sistema dei
media ci sono morti di serie A e morti di serie B, ma noi ci ostiniamo a
pensare che il dolore delle madri di serie B, sia uguale a quello di tutte le
altre e ci produce turbamento malgrado l’indifferenza generale.
Quest’ennesima esplosione di violenza in Medio Oriente
certamente non ha fatto da velo all’ulteriore esacerbazione del conflitto in
Ucraina. Dopo i timori di un disastro nucleare per gli scambi di artiglieria
intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, controllata dai russi, è stato
posto un altro tassello nell’escalation infinita di questa guerra. Una
settimana fa si sono verificate numerose esplosioni all’interno della base
dell’aviazione di Saki, sulla costa occidentale della Crimea, che hanno
distrutto una decina di aerei e fatto saltare un deposito di munizioni. È la
prima volta che le forze armate ucraine colpiscono così in profondità
all’interno di un territorio considerato da Mosca a tutti gli effetti una parte
della Russia. Per questo dovrebbe essere motivo di grande preoccupazione
l’atteggiamento del presidente Zelensky che ha dichiarato: «La guerra è
iniziata nel 2014 con l’occupazione della Crimea da parte dei russi e dovrà
finire con la sua liberazione». Ciò significa che la guerra non si deve
fermare. L’Ucraina, forte dei rifornimenti della NATO, non solo vuole
recuperare i territori occupati dalla Russia, ma intende andare oltre. Fino a
quando? Fino a quando proseguirà questo massacro organizzato, per raggiungere
quali obiettivi? Come usciremo da questa guerra?
Questo problema non interessa il 90% delle forze
politiche italiane che, ormai in campagna elettorale, competono fra loro in
manifestazioni di irremovibile fede atlantica. L’unica voce di dissenso tra le
forze parlamentari è stata, nella scorsa settimana, quella di Conte che, pur
non ripudiando l’Alleanza atlantica, ha dichiarato: «Noi non prendiamo ordini
di Washington». Che scandalo!
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