...dicono gli irresponsabili, al bar della guerra, giocando con la vita degli altri.
PER UN PROGRAMMA DI PACE – Enrico Peyretti
Pubblichiamo degli “Appunti” di Enrico Peyretti per un programma di pace ad uso dei partiti e dei gruppi che si candidano alle elezioni del 25 Settembre
0 – Premessa – La questione della pace include tutte le altre: giustizia, economia, povertà,
ambiente, lavoro, salute, relazioni internazionali, scuola e istruzione, informazione, libertà…
1 – Per la pace è necessario ripudiare la guerra, per impegno costituzionale e razionalità politica.
Oggi, ma già da Hiroshima, la guerra non è più giustificabile, è impossibile che abbia fini giusti senza pericoli estremi, totali. La guerra è fuori e contro la ragione politica.
Ma non basta. È necessario emanciparsi moralmente e smontare politicamente l’enorme apparato bellico, spreco di risorse, produttore di cultura di guerra, di corruzione civile, di focolai di guerra.
2 – Per la pace è necessario negare collaborazione politica, economica, culturale, emotiva, alle politiche di guerra.
Ma non basta. È necessario, in positivo, costruire una propositiva cultura etico-politica di pace, una cultura che riconosce i conflitti reali di ogni genere, ma li pensa e li affronta in modo nuovo e radicalmente alternativo:
1) con strategie non distruttive;
2) con la disposizione civile fondamentale che ripudia l’uccisione di persone umane come inumano mezzo di azione, sempre illegale e degradante, impolitico;
3) con azioni di difesa non identiche, nel metodo armato, all’offesa ricevuta, quindi con azioni di resistenza popolare attiva nonviolenta, di disobbedienza coraggiosa che frustra il potere ingiusto, come fecero efficacemente (per fare un solo esempio meno noto, tra molti nella storia) le donne di Carrara, nel luglio 1944, disobbedendo in massa davanti alle armi naziste che imponevano lo sgombero della città.
3 – Per la pace è necessario uscire dalle culture politiche militari e dalle alleanze militari di difesa offensiva.
Ma non basta. È necessario, in positivo, diffondere nella cultura etico-politica dei cittadini e cittadine l’obiezione di coscienza personale (come papa Francesco ha proposto ai giovani nell’incontro internazionale di Praga, 13 luglio 2022, vedi vatican.va), che rifiuta ogni collaborazione alla guerra, nell’esercito, nell’industria, nel lavoro personale, nella informazione e cultura.
È necessario, in positivo, istituire corpi civili di pace, istituzioni pubbliche di volontari e volontarie, come già esistono nel volontariato civile non governativo, preparati alla intermediazione nei conflitti, alla solidarietà e soccorso delle popolazioni, a sostenere la difesa popolare nonviolenta, alla interposizione tra gruppi in guerra, alla internazionalizzazione di ogni conflitto nel quadro legale obbligatorio delle Nazioni Unite, che, in nome della unica Umanità, vuole definitivamente «salvare le future generazioni dal flagello della guerra» (Statuto delle Nazioni Unite, Premessa), con la sua proibizione e punizione legale.
4. L’abolizione legale e politica della guerra è il passo di civiltà e umanizzazione richiesto a queste nostre generazioni e all’azione politica odierna. L’umanità nella sua storia ha saputo abolire altre istituzioni disumane, per umanizzarsi. A noi è chiesta fiducia e volontà. L’abolizione della guerra è la definitiva misura della nostra umanità.
Al momento di marciare molti non sanno che alla loro testa marcia il nemico – Francesco Masala
I nemici dell’Italia stanno lavorando (vedi qui), ma sono gli amici degli amici, mica come la Russia.
L’Italia regala 200 milioni di euro per la scuola ucraina, per allevare nuovi balilla, in Italia non esistono bambini poveri, non esistono malati che non si possono curare, persone che non potranno pagare le bollette dell’energia elettrica e del gas.
Si continua a mandare armi, per far finire prima la guerra. Visto il successo della strategia d’ora in poi in Italia si combatterà l’alcolismo offrendo liquori agli alcolisti.
La nostra stampa di regime, che passa le veline dei ministeri della guerra, continua a osannare le sorti magnifiche e progressive dell’esercito ucraino e dei loro comandanti, quelli che usano i civili come scudi umani, in un regime di apartheid verso i russofoni dell’Ucraina.
Eppure basterebbe ascoltare Franco Fracassi, Vittorio Rangeloni, Stefano Orsi, Manlio Dinucci, fra gli altri (pochi) che raccontano le cose come sono.
Qualcuno pensava che la Russia avrebbe fatto la fine dell’Unione Sovietica, ma sembra che non sia così.
Putin è cattivo, Al Sisi (chi se ne frega di Giulio Regeni), Mohammad bin Salman (chi se ne frega di Jamal Kashoggi), Israele (chi se ne frega di tutti i palestinesi) sono buoni.
Sembra passato un secolo da quando la Russia chiedeva il Donbass, visto che il governo ucraino è nemico dei suoi cittadini di lingua russa, chiedeva la non adesione alla Nato e la neutralità dell’Ucraina.
L’Ucraina non era d’accordo, voleva l’integrità territoriale, fra pochi mesi sarà disintegrata, una parte sarà russa, una parte polacca, una parte sarà un nuovo stato di proprietà di Cargill, Monsanto e Gates, per comodità si chiamerà Ucraina.
Nessun commento:
Posta un commento