L’ufficiale dell’anagrafe – un funzionario di concetto – raccoglieva la tua richiesta di cambio residenza solo dopo aver confrontato la tua faccia con quella riprodotta sulla carta di identità. Questo rito di identificazione, chiave primaria del processo amministrativo, non solo si doveva ripetere ogni volta che l’amministrazione veniva interpellata, ma invocava l’esperienza del funzionario, il quale doveva 1) accertare la conformità del documento, 2) confermare l’identità tra documento e richiedente, 3) ricevere il consenso con uno speech act manesco (firma).
Da quando è entrata in funzione l’ANPR (Anagrafe Nazionale Popolazione
Residente), agevolata dal rilascio INPS del codice sorgente dello SPID
(Identità meccanica), non è più necessario recarsi in Comune a farsi squadrare
dal Funzionario di Concetto. È sufficiente collegare un proprio device
(telefono, computer, etc) al cervellone dell’ANPR.
La macchina server consente l’accesso previa verifica della cosiddetta
primary key impostata con vincolo NOT NULL implicito. Non c’è bisogno di alcun
confronto fisico, di alcun controllo ottico o panottico. Le macchine se la
sbrigano tra di loro. L’unico punto rimasto (anche se meccanizzato al 50%) è il
punto 3.
L’intelligenza del funzionario è stata incorporata in un algoritmo, ovvero
in una serie di istruzioni ferree (meccaniche) e ripetitive. I dati incorporati
nella tabella Database delle Poste o di Aruba vengono confrontati con quelli
incorporati nella tabella del Ministero dell’interno. Una volta accertata la
corrispondenza (identità) tra le chiavi primarie di entrambe le tabelle, il
processo amministrativo è aperto. La richiesta può essere accolta e indirizzata
alle strutture periferiche, ovvero memorizzata nelle tabelle degli enti
territoriali corrispondenti, e immediatamente depositata sulla scrivania del
vigile urbano di turno per le verifiche in loco.
Tutta questa struttura ha delle regolarità meccaniche. Il suo ritmo è
ripetitivo. La tabella necessita di una chiave primaria, ovvero di una colonna
con una chiave unica (Unique key) in grado di identificare in modo univoco una
riga nella tabella.
Nei database della pubblica amministrazione (verosimilmente) questa chiave
è costituita dal Codice Fiscale. Nel 2005 (vado a memoria), quando, con molto
ritardo, è partita la meccanizzazione del Processo Amministrativo, la prima
cosa che il legislatore ha dovuto (DOVUTO) fare è stato il controllo a tappeto
e l’eliminazione dell’omocodia, ciò in quanto l’algoritmo generativo del codice
fiscale era stato pensato per una pubblica amministrazione non meccanizzata,
gestita da persone fisiche e da controllo panoptici.
I Database con chiave primaria non ammettono Dataset con omocodia. Dunque
(e questo «dunque» ha il peso stesso dell’alienazione), la macchina (la cosa),
che ha incorporato (reificato) il sapere del funzionario, detta (diktat) al
legislatore come redigere le leggi di correzione – o come redigere leggi
conformi alle esigenze meccaniche (algoritmiche).
In soldoni, questa è la reificazione. Il feticismo della merce. La cosa
animata in grado di dettare e comandare l’uomo. La cosa prodotta dall’uomo –
capitale morto – che parla all’uomo – al lavoro vivo – che gli ordina come deve
pensare e cosa deve pensare.
Su tutto ciò non c’è nulla da dire, le cose sono andate proprio in questo
modo. L’unica riserva (riserva non da poco) è se anche il funzionario, visto
che la sua virtù è funzionare, non sia anzitempo (di diritto) egli stesso
affettato dall’algoritmo. Se così fosse tutto l’atteggiamento di ripulsa verso
la macchina e l’algoritmo, comprese le campagne di esorcismo a favore di quegli
operai comandati dall’algoritmo, andrebbero riviste da capo a piedi.
Ps Tutta questa roba va inquadrata nella cosiddetta sussunzione reale.
Sussunzione che significa fare più cose con meno lavoro, significa aumento
della produttività, significa disoccupazione. L’altra faccia degli investimenti
è la disoccupazione. Lo scrivo per i miei colleghi affetti da investimentosi
perniciosa.
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