martedì 15 novembre 2022

nove punti di discussione nel Merito della lettera del ministro Valditara – bortocal

 

Care ragazze e cari ragazzi, il ministro dell’Istruzione e del Merito vi invita a riflettere e a discutere su una lettera che vi ha mandato in occasione del 9 novembre, Giornata della libertà istituita dal governo italiano in quanto anniversario della caduta del muro di Berlino nel 1989.

non sono più un ragazzo, tutt’altro, ma anche a me piacerebbe discutere non sulla sua lettera, ma la sua lettera.

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1. inizierò dall’indirizzo della lettera, rivolta a ragazzi e ragazze.

forse un ministro che si occupa di scuola avrebbe fatto meglio a indirizzarla agli studenti in genere, dando al termine quel valore neutro che di fatto ha nella lingua italiana e che un femminismo superficiale non riconosce.

so di andare contro il presunto politically correct attuale, ma parlare di ragazzi e ragazze può dare l’impressione che agli occhi di chi ha scritto questa lettera la divisione dei sessi sia rigorosamente binaria, cosa quasi vera dal punto di vista biologico, ma per niente vera dal punto di vista psicologico, dato che alla vostra età qualcuno può sentirsi fluido e non avere ancora scelto una chiara e definitiva identità sessuale.

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2. il ministro dice che la caduta del muro di Berlino segna l’esito drammaticamente fallimentare del comunismo, ma più avanti riconosce che il comunismo nella storia del Novecento e attuale ha assunto forme anche profondamente differenti, parla di straordinaria complessità delle sue vicende e nella stessa frase dice che al comunismo continua a richiamarsi ancora oggi, fra gli altri paesi, la Repubblica Popolare Cinese.

la contraddizione logica è dunque evidente, perché l’attuale esperienza storica della Cina, che continua a definirsi comunista, pare che sia tutt’altro che fallimentare.

quindi il ministro meglio avrebbe fatto a parlare di fallimento di una certa forma di comunismo, quella creatasi nell’URSS con leninismo e stalinismo, malamente rabberciata dopo la morte di Stalin, ma senza trasformazioni sostanziali.

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3. la caduta del Muro, aggiunge, ha determinato l’espulsione del comunismo dal Vecchio Continente.

forse avere chiamato così l’Europa è una scelta linguistica rivelatrice, ma l’espulsione di cui parla il ministro è più un suo desiderio che una realtà.

il comunismo non è fuorilegge tra noi, e dirsi comunisti è ancora pienamente legittimo, tanto più considerando che la Resistenza da cui è nata la nostra repubblica e la Costituzione videro un apporto decisivo dei comunisti di allora.

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4. parlare del comunismo di tradizione marxista-leninista come di una grande utopia è fargli un grave torto storico, visto che i suoi obiettivi sono sempre considerati, invece, di natura scientifica e Marx ha combattuto per tutta la sua vita contro il socialismo utopistico.

è su questo piano che vanno contestati, allora, non su quello della loro pretesa utopia.

il comunismo marxista è errato, come sistema globale di pensiero, in quanto teoria scientifica falsificata dalla storia, non in quanto utopia, che potrebbe restare sempre viva.

ma questo non toglie che abbia dato contributi parziali fondamentali allo sviluppo del pensiero umano.

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5. là dove il comunismo prevale si converte inevitabilmente in un incubo altrettanto grande?

così dice il ministro, ma l’esperienza storica anche attuale di Cina, Vietnam, Laos, Corea del Nord, Cuba, paesi che tutti si definiscono tuttora comunisti, dimostra che non è sempre né necessariamente così.

la sua realizzazione concreta comporta ovunque annientamento delle libertà individuali, persecuzioni, povertà, morte: affermazioni semplicemente ridicole, e basta viaggiare e conoscere direttamente quei paesi, per verificarlo.

hanno le loro luci e le loro ombre, in alcuni casi ben forti e nette, ma ogni paese ha i suoi limiti e i suoi problemi.

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6. Il crollo del Muro di Berlino segna il fallimento definitivo dell’utopia rivoluzionaria.

contestare al comunismo di non avere costruito una società perfetta è un artificio retorico inconsistente: prima si attribuisce al comunismo la volontà di costruire una società perfetta, cosa falsa; poi lo si rimprovera di non essere riuscito a realizzarla.

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7. senza parole lascia la battuta finale sul risorgere di aggressive nostalgie dell’impero sovietico.

modo davvero strano per definire il nazionalismo oscurantista di Putin e di scivolare via sul suo preciso anti-comunismo.

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8. la nostra liberaldemocrazia, dice il ministro.

eh no, altolà: noi non viviamo in una liberaldemocrazia, ma in una democrazia che non ha bisogno di altri aggettivi che ne limitino il significato.

l’Italia è una repubblica democratica, dice la nostra Costituzione; non dice liberaldemocratica.

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9. la nostra liberaldemocrazia è un ordine politico e sociale imperfetto, pieno com’è di contraddizioni, bisognoso ogni giorno di essere reinventato e ricostruito.

anche il comunismo, ministro; le attenuanti che Lei trova per la democrazia liberista che ci governa e forse anche un poco ci opprime, le trovi anche per gli stati che cercano di contrastare il liberismo economico assoluto e totalizzante.

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ma siccome Valditara è ministro anche del Merito, non può sottrarsi ad un giudizio finale, da ex-docente di Italiano.

se questa lettera fosse un tema (“Commentate la Giornata della libertà del 9 novembre”), lo giudicherei mediocre, caro ministro del Merito.

non al di sotto della sufficienza, perché è corretta linguisticamente e non vi sono gli errori grammaticali e sintattici ai quali altri ministri ci hanno abituato negli ultimi tempi.

ma la sua linea argomentativa è inconsapevolmente incoerente e fondata su un presupposto radicalmente sbagliato; usa affermazioni non sempre corrette e si sviluppa in modo alquanto ripetitivo.

un voto non glielo do, ce lo risparmiamo entrambi: del resto, lo scopo primo della scuola non è valutare, ma promuovere il merito, come Lei dovrebbe sapere benissimo.

La attendo alle prossime prove. 

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la lettera del ministro:

Care ragazze e cari ragazzi [1], la sera del 9 novembre del 1989 decine di migliaia di abitanti di Berlino Est attraversano i valichi del Muro e si riversano nella parte occidentale della città: è l’evento simbolo del collasso del blocco sovietico, della fine della Guerra Fredda e della riunificazione della Germania e dell’Europa. La caduta del Muro, se pure non segna la fine del comunismo – al quale continua a richiamarsi ancora oggi, fra gli altri paesi, la Repubblica Popolare Cinese -, ne dimostra tuttavia l’esito drammaticamente fallimentare [2] e ne determina l’espulsione dal Vecchio Continente [3]. Il comunismo è stato uno dei grandi protagonisti del ventesimo secolo nei diversi tempi e luoghi ha assunto forme anche profondamente differenti [2], e minimizzarne o banalizzarne l’immenso impatto storico sarebbe un grave errore intellettuale. Nasce come una grande utopia [5]: il sogno di una rivoluzione radicale che sradichi l’umanità dai suoi limiti storici e la proietti verso un futuro di uguaglianza, libertà, felicità assolute e perfette. Che la proietti, insomma, verso il paradiso in terra. Ma là dove prevale si converte inevitabilmente in un incubo altrettanto grande: la sua realizzazione concreta comporta ovunque annientamento delle libertà individuali, persecuzioni, povertà, morte. Perché infatti l’utopia si realizzi occorre che un potere assoluto sia esercitato senza alcuna pietà, e che tutto – umanità, giustizia, libertà, verità – sia subordinato all’obiettivo rivoluzionario. Prendono così forma regimi tirannici spietati, capaci di raggiungere vette di violenza e brutalità fra le più alte che il genere umano sia riuscito a toccare. La via verso il paradiso in terra si lastrica di milioni di cadaveri. E si rivela drammaticamente vera l’intuizione che Blaise Pascal aveva avuto due secoli e mezzo prima della rivoluzione russa: ‘L’uomo non è né angelo né bestia, e disgrazia vuole che chi vuol fare l’angelo fa la bestia. Gli storici hanno molto studiato il comunismo e continueranno a studiarlo, cercando di restituire con sempre maggiore precisione tutta la straordinaria complessità delle sue vicende [2]. Ma da un punto di vista civile e culturale il 9 novembre resterà una ricorrenza di primaria importanza per l’Europa: il momento in cui finisce un tragico equivoco nel cui nome, per decenni, il continente è stato diviso e la sua metà orientale soffocata dal dispotismo. Questa consapevolezza è ancora più attuale oggi, di fronte al risorgere di aggressive nostalgie dell’impero sovietico [7] e alle nuove minacce per la pace in Europa. Il crollo del Muro di Berlino segna il fallimento definitivo dell’utopia rivoluzionaria [6]. E non può che essere, allora, una festa della nostra liberaldemocrazia [8]. Un ordine politico e sociale imperfetto, pieno com’è di contraddizioni, bisognoso ogni giorno di essere reinventato e ricostruito. E tuttavia, l’unico ordine politico e sociale che possa dare ragionevoli garanzie che umanità, giustizia, libertà [9], verità non siano mai subordinate ad alcun altro scopo, sia esso nobile o ignobile. Per tutto questo il Parlamento italiano ha istituito il 9 novembre la ‘Giornata della libertà’. Su tutto questo io vi invito a riflettere e a discutere.

https://comma22corpus.wordpress.com/2022/11/09/nove-punti-di-discussione-nel-merito-della-lettera-del-ministro-valditara-467/

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