Hebe, la Madre sin fin - Sandra Russo
La sua voce roca, sempre piena di parole
indicibili, è stata per diversi decenni il suono che si sentiva in sottofondo,
dove si trovano le verità scomode, quelle che nessun altro osa dire.
Quando tutto era confuso, abbiamo ascoltato la
sua forza, abbiamo trasfuso il suo coraggio, abbiamo visualizzato l’obiettivo
immanente delle sue rivendicazioni, ci siamo adagiati in grembo alla sua
irriverenza, ci siamo nutriti della generosità della sua maternità.
Hebe ha ridefinito la maternità per tutte noi.
L’ha socializzata, con la sua lotta l’ha trasformata in un grembo fluorescente
in cui siamo entrati e da cui siamo usciti integri, temprati e allo stesso
tempo rafforzati dal sangue che scorreva nelle sue vene. Hebe era l’opposto
dell’indifferenza.
In questo Paese nessuno può parlare di
ribellione senza riferirsi a lei. Nessuno, e chi lo fa è un bugiardo
impertinente. Con il suo dolore per i due figli che le avevano mutilato, Ebe li
lasciò sbocciare per reincarnarsi in migliaia di altri figli e figlie che ebbe
nel corso della sua lunga vita, ma una vita di infinita potenza.
Nessuno ha potuto opporsi ai genocidi quando
lei e i suoi compagni li hanno affrontati e non si sono tirati indietro.
Nessuno ha gridato al potere, a qualsiasi potere, come lei. Era la scorrettezza
politica fatta madre e la dedizione totale fatta donna. Non ha mai smesso di
sognare e questo, oggi, è un’eredità accattivante e una persona che è venuta a
mancare, che dobbiamo onorare.
Sognava nuovi progetti, mentre diversi dolori
la chiamavano. Sognava di alleviarli e i suoi sogni erano condivisi. Per tutta
la vita, da quando è diventata Hebe de Bonafini, è stata attaccata, e
ferocemente. Oggi, tra le pareti dei “gorilla” (così in America del Sud
chiamano fascisti, golpisti, anticomunisti, reazionari di destra, militaristi,
ndt) si dice che “è una bella giornata” e si ride della sua morte.
Sono quelli che hanno celebrato il cancro e
che recentemente si sono pentiti di non aver sparato. Sono gli stessi. Quelli
che, a fronte di verità scomode, nuotano sempre nella menzogna alle spalle. Si
sente già la voce di Hebe, che dice loro di andare all’inferno.
Dovremo recuperare quella voce. Dovremo
continuare ad ascoltare la sua forza. Dovremo reinventarlo in noi stessi.
Dovremo renderle omaggio con il nostro amore per i deboli. Dovremo collocare
Hebe nel pantheon dei patrioti che si sono dedicati alla sua causa. Dovremo
piangerti, Hebe, con i sogni nella nostra immaginazione, con l’indignazione
nelle nostre labbra e con il vento contrario nelle nostre bandiere.
Porteremo la nostra tenerezza vicino alla
nostra rabbia. Sei stata per noi la madre che ci ha fatto nascere in modo
argentino. La vostra fiamma rimane accesa. Sogniamo la vittoria e la vinceremo.
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