Quattro inutili
giorni in carcere per antifascismo. Succede a Torino – Cristiana Pulcinelli
Maria ha due bozzi in testa e un bel livido sulla
coscia destra, ma è contenta perché ora è a casa. Quattro notti al carcere delle
Vallette non sono uno scherzo per nessuno, soprattutto per una ragazza di 27
anni. Non è di Torino Maria (il nome è
di fantasia), ma studia qui. Allo spazio popolare Neruda, struttura occupata
nel 2015 da una quarantina di famiglie per lo più straniere ma anche italiane
che non avevano casa, alcuni pomeriggi a settimana va a fare le ripetizioni ai
bambini. Questo è il suo modo di fare attività politica. Giovedì 13 era all’università e
si è trovata nell’occhio del ciclone: è stata picchiata, fermata e poi
arrestata.
Che cosa è successo giovedì 13 febbraio a Torino? Ricostruiamo la storia per chi l’avesse persa o per chi l’avesse letta solo su alcune testate che non hanno riportato esattamente la dinamica dei fatti.
Che cosa è successo giovedì 13 febbraio a Torino? Ricostruiamo la storia per chi l’avesse persa o per chi l’avesse letta solo su alcune testate che non hanno riportato esattamente la dinamica dei fatti.
Un convegno sulle foibe con Moni Ovadia
I fatti sono che al campus Einaudi dell’Università si
svolgeva un incontro dal titolo “Fascismo,
colonialismo, Foibe” organizzato da alcune sezioni piemontesi dell’Anpi e
dal comitato “Mamme in piazza per la libertà di dissenso”. Al convegno erano
stati invitati a parlare l’attore e scrittore Moni
Ovadia e il giornalista Stojan Spetic.
Il tema è caldo, soprattutto dopo che l’assessore alla
Scuola della regione Piemonte Elena Chiorino (Fratelli d’Italia) ha deciso di
distribuire in tutte le scuole il fumetto “Foiba rossa.
Norma Cossetto, storia di un’italiana”, storia di una giovane istriana fascista
che fu uccisa e gettata in una foiba nell’autunno del 1943. L’editore del
libretto, Ferrogallico, è vicino agli ambienti di estrema destra ed ha
relazioni con la casa editrice Altaforte, il cui titolare Francesco Polacchi è
stato recentemente condannato a un anno di carcere per lesioni personali nel
corso di una aggressione del 2017 ai danni di un esponente dell’Anpi a
Milano.
L’iniziativa ha suscitato le proteste di alcuni
storici torinesi e il tema è approdato nelle aule dell’università per
un dibattito sulla ricostruzione storica e non strumentale della vicenda delle
foibe.
Protesta il Fuan, protetto dai
poliziotti
Durante il convegno, al campus Einaudi si presenta un
gruppo del Fuan, organizzazione universitaria di estrema destra, per protestare
contro l’iniziativa distribuendo volantini. Il gruppo è scortato da
diversi poliziotti in tenuta
antisommossa. Quando arrivano gli studenti antifascisti,
assieme ad alcuni appartenenti a collettivi politici universitari, per
protestare contro la presenza dei fascisti all’interno dell’università, la
polizia fa cordone intorno ai militanti del Fuan. Ma qui – secondo i testimoni
– scoppia il caos.
“Uno degli studenti dei collettivi ha fatto un gesto contro un militante del Fuan – racconta Maria – a quel punto i poliziotti lo hanno bloccato e in malo modo lo hanno messo in macchina, noi ci siamo messi di fronte alla macchina per chiedere che lo lasciassero andare perché non aveva fatto nulla di grave, ma a quel punto la polizia ci ha caricati”.
“Uno degli studenti dei collettivi ha fatto un gesto contro un militante del Fuan – racconta Maria – a quel punto i poliziotti lo hanno bloccato e in malo modo lo hanno messo in macchina, noi ci siamo messi di fronte alla macchina per chiedere che lo lasciassero andare perché non aveva fatto nulla di grave, ma a quel punto la polizia ci ha caricati”.
Una carica a suon di manganelli. Diversi ragazzi
vengono picchiati sulle spalle, sulle braccia, sulle gambe. Maria riceve due
manganellate in testa, stordita si gira e cerca di difendersi tirando un calcio
sullo scudo di chi l’ha colpita, poi tenta di scappare, ma viene afferrata alle
spalle, le sono addosso in tre, la bloccano e la caricano in macchina. Insieme
a lei c’è anche un’altra studentessa, vengono portate in questura insieme al
primo ragazzo fermato.
Tre ragazzi fermati e poi arrestati
Sono le 17,15. Ai tre studenti vengono prese impronte
digitali e fatte le foto segnaletiche, poi vengono separati: il maschio di là,
le femmine di qua. Le ragazze vengono lasciate in una stanza, non hanno
informazioni su cosa accadrà, ricevono però la visita di un poliziotto che,
raccontano, le dileggia (“ecco la donna più picchiata d’Italia”, “vi piacerebbe
il cazzo”) prima di essere portato via da un collega.
A tarda sera, quando le ragazze pensano che saranno
rilasciate di lì a poco, vengono loro consegnate le buste per mettere gli
oggetti personali: sono in stato d’arresto. Una doccia fredda. Trasferiti tutti
e tre al carcere delle Vallette a
notte fonda, vi rimangono per ben 4 notti, fino a lunedì mattina. Perché questa
reclusione prolungata?
“Fin da sabato, quando c’è stata l’udienza – dice l’avvocato Novaro che li rappresenta – il giudice sapeva di non poter mantenere la custodia in carcere per i ragazzi, perché il pubblico ministero aveva richiesto misure non custodiali”.
“Fin da sabato, quando c’è stata l’udienza – dice l’avvocato Novaro che li rappresenta – il giudice sapeva di non poter mantenere la custodia in carcere per i ragazzi, perché il pubblico ministero aveva richiesto misure non custodiali”.
Ci sono voluti due giorni per scrivere le motivazioni,
si può chiamare mancanza di sensibilità? Il primo ragazzo è stato arrestato
perché avrebbe colpito con un calcio un militante del Fuan, gli altri per aver
intralciato il trasporto del primo arrestato. Ma la gestione dell’ordine
pubblico sembra proprio aver scaldato il clima emotivo.
Alla fine della vicenda, un poliziotto ha avuto una prognosi di 5 giorni, un altro di 28 giorni. Non si sa se nel resoconto si parli della carica che la polizia ha fatto contro gli studenti, anche i lividi e gli ematomi su testa, braccia e gambe dei ragazzi avrebbero avuto diritto a una prognosi. Ma nessuno ne ha parlato.
Alla fine della vicenda, un poliziotto ha avuto una prognosi di 5 giorni, un altro di 28 giorni. Non si sa se nel resoconto si parli della carica che la polizia ha fatto contro gli studenti, anche i lividi e gli ematomi su testa, braccia e gambe dei ragazzi avrebbero avuto diritto a una prognosi. Ma nessuno ne ha parlato.
Il clima pesante di Torino
Per l’altra ragazza arrestata che è di Torino è
scattata la misura di divieto di dimora a Torino:
“Una misura punitiva e non proporzionata che significa l’interruzione di tutte
le relazioni che la ragazza ha a Torino e
che rischia di complicare molto la sua vita”, commenta l’avvocato Novaro.
In una Torino dove il clima si è fatto più pesante dopo la stella di David con la scritta “Jude” sulla porta di Marcello Segre e la frase “Crepa sporca ebrea” apparsa nel quartiere Vanchiglia, le proteste per i fatti di giovedì sono state poche.
In una Torino dove il clima si è fatto più pesante dopo la stella di David con la scritta “Jude” sulla porta di Marcello Segre e la frase “Crepa sporca ebrea” apparsa nel quartiere Vanchiglia, le proteste per i fatti di giovedì sono state poche.
Sono arrivate dalle sezioni dell’Anpi organizzatrici
del convegno che in una nota esprimono ringraziamento e solidarietà agli antifascisti e
chiedono “come l’università possa ancora
permettere che gruppi di fascisti attraversino quegli spazi con volantini di
odio e razzismo e per di più scortati dalla polizia”. E da Moni
Ovadia che in un video (qui il link)
dichiara che come al solito sono stati colpiti gli antifascisti: “Qualsiasi
apologia, ricostituzione, manifestazione di fascismo è proibita dalla nostra
Costituzione ed è illegale nel nostro Paese. Questa cosa si faccia capire una
volta per tutte”.
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