Altro che programmi di bonifica e disinquinamento, risanamento
socio-ambientale e riconversione a scopi civili di una delle più devastate e
devastanti infrastrutture di guerra della Sardegna. All’interno del maxi
Poligono Sperimentale e di Addestramento Interforze di Salto di Quirra (PISQ),
utilizzato da oltre 60 anni dalle forze armate nazionali, Nato ed extra-Nato e
dal complesso militare industriale transnazionale per le “prove sperimentali”
di sistemi missilistici e sofisticati armamenti, saranno insediati due nuovi
impianti per testare motori a liquido (LRE – Liquid rocket engines) e realizzare componenti in carbon-carbon
per i vettori aerospaziali.
Il progetto SPTF – Space Propulsion Test Facility è stato presentato ieri in Sardegna nel corso di una conferenza
stampa a cui hanno partecipato i manager della società proponente, Avio S.P.A.,
e le maggiori autorità militari e civili dell’Isola. “SPTF prevede il
coinsediamento degli interventi denominati Banco prova LRE e Impianto CC presso il
sito Sa Figu, in un’area di 6,5 ettari posta all’interno del poligono
sperimentale del Salto di Quirra, nel comune di Perdasdefogu (Nuoro)”, ha
spiegato l’amministratore delegato di Avio, Giulio Ranzo. “I due impianti,
pur risultando coinsediati sotto il profilo squisitamente dell’occupazione del
territorio, sono distinti dal punto di vista industriale e di processo, e non
risultano tecnicamente connessi tra loro in quanto operano in ambiti
tecnologici, di prodotti e di servizio differenti. La necessità di avere un
tale impianto di prova entro i confini nazionali permetterà di ridurre i tempi
di sviluppo dei motori e i rischi associati alla divulgazione all’estero di
informazioni e dati di interesse strategico. Questa struttura diventerà
uno dei punti di eccellenza e di riferimento del settore spaziale europeo”.
“Oggi siamo qui per testimoniare la rilevanza di un progetto che
nasce da una forte sinergia tra la Difesa, l’industria nazionale e le
istituzioni locali”, ha spiegato il generale dell’Aeronautica militare
Michele Oballa, comandante del PISQ di Salto di Quirra. “Si tratta di un progetto di altissimo valore tecnologico che punta
a sviluppare, nel pieno rispetto degli standard ambientali, significative
finalità nel campo della ricerca che potranno essere utili per lo sviluppo di
motori spaziali e componenti a propulsione liquida, ma potenzialmente anche per
numerose applicazioni in campo civile con interessanti ricadute occupazionali”.
Per l’insediamento industriale destinato alle attività di Avio S.p.A. saranno investiti 30
milioni di euro. “Nei primi tre anni di attività è
previsto l’impiego di 21 persone che arriveranno, a regime, fino a 35
unità; parte integrante del Progetto SPTF sarà anche l’attività di ingegneria che
continuerà ad essere svolta nella sede di Villaputzu”, spiegano i manager della
società aerospaziale. Quando lo Space Propulsion Test Facility era stato presentato alla stampa la prima volta, il 6 giugno
2018, si era parlato invece di un investimento di 26 milioni di euro. “Come
stabilito dal Ministero dello Sviluppo economico, il finanziamento pubblico è
pari a poco più di 8 milioni e 700mila euro (la Regione Sardegna parteciperà
con 790mila euro, ovvero il 3% dell’investimento complessivo, mentre il Mise
con il resto”, riportò allora l’agenzia Ansa.
“L’infrastruttura sarà realizzata da Avio, azienda leader nel settore, in
partnership con Asi (Agenzia Spaziale Italiana), Dass (Distretto Aerospaziale
della Sardegna), Regione e Comune di Villaputzu. Nell’infrastruttura, oltre a
portare avanti ricerca e test di prodotti spaziali, saranno prodotti scudi
termici interni ed esterni per la famiglia dei lanciatori Vega, lanciati in
Guyana Francese per portare nello spazio satelliti”. Allo sviluppo del Progetto SPTF contribuiranno inoltre le ricerche avviate nell’ambito del
programma Generazione E per la “sperimentazione di materiali, sistemi diagnostici e di
controllo ambientale per i veicoli di trasporto spaziale di generazione
evoluta”, coordinato dal Dass – Distretto aerospaziale della
Sardegna, in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria meccanica,
chimica e dei materiali dell’Università di Cagliari, il Centro italiano
ricerche aerospaziali (Cira), la società Innovative Materials S.r.l. di Sestu (Cagliari),
il Centro ricerca aerospaziale dell’Università la Sapienza di Roma, il
Distretto tecnologico nazionale sull’energia (Ditne) dell’Università del Salento, la Sophia High Tech S.r.l. di
Sant’Anastasia (Napoli), il Dipartimento
di Ingegneria civile e ambientale dell’Università di Perugia e, ovviamente, Avio S.p.A.. Generazione E ha una durata di 30 mesi e costi per 4 milioni di euro circa,
due dei quali coperti dal MIUR, il Ministero dell’Istruzione, l’Università e la
Ricerca, attraverso il bando di “ricerca industriale e sviluppo sperimentale
aerospaziale”.
Tutta da verificare la sostenibilità degli impatti
socio-ambientali che il progetto industriale di Avio genererà nell’area del
Poligono sperimentale interforze di Salto di Quirra, già ultracontaminato da
centinaia di test militari di testate (anche all’uranio impoverito),
propellenti chimici, ecc.. Per conseguire l’autorizzazione alla realizzazione
degli impianti destinati a svolgere le attività di banco prova dei motori a liquido e produzione di componenti in
carbon-carbon, nonché ad ospitare “le aree per lo stoccaggio pressurizzato di
gas inerti (azoto, elio, ecc.)”, Avio S.p.A. dovrà acquisire dalle autorità
regionali i pareri positivi di compatibilità ambientale, previa procedura di
Valutazione di Impatto Ambientale. “Per la procedura di VIA è stato elaborato
lo Studio d’impatto ambientale da parte del proponente, poi presentato alla
Regione Autonoma della Sardegna con la comunicazione del 28 giugno 2019”.
spiega Avio in un report sulla SPTF – Space Propulsion Test
Facility, pubblicato il 5 settembre 2019. Il report, in particolare, sintetizza gli
esiti dello studio sui presumibili impatti sull’ambiente e il territorio.
“Durante la fase di cantiere le emissioni in atmosfera sono
riconducibili alla produzione di polveri per la movimentazione dei terreni e
alle emissioni dei mezzi impiegati per la costruzione del banco”, scrivono gli
estensori dello Studio ambientale. “Gli inerti necessari per la realizzazione
dello strato di sottofondo delle pavimentazioni stradali nonché i materiali
idonei alla formazione dei rilevati saranno reperiti presso le cave attive
disponibili sul territorio circostante l’area di intervento, in un raggio
compreso fa 35 e 70 km; tali materiali saranno trasportati via autocarro:
serviranno complessivamente circa 784 viaggi in andata e ritorno,
corrispondenti in media a 1,4 viaggi/giorno. Le emissioni prodotte durante la
fase di cantierizzazione associati all’approvvigionamento dei materiali hanno
un impatto
trascurabile (…) La distanza del
cantiere dall’abitato, sito a circa 3 km dallo stesso, e la posizione dello
stesso in un’area priva di insediamenti sparsi consente di valutare come nulli gli impatti sulla componente atmosfera e salute umana”.
“I risultati dell’attività previsionale dimostrano che per i
diversi inquinanti le concentrazione in aria associate alle ricadute derivanti
dalle emissioni degli impianti in esame sono ampiamente inferiori (tutti i
corsivi sono nostri, NdA) ai limiti normativi previsti per la
qualità dell’aria”, aggiunge lo Studio. “Le ricadute associate alle emissioni
inquinanti dello scenario di progetto, comunque già estremamente
contenute nell’intorno immediato, risulteranno trascurabili a distanze superiori a 300 m dal sito (…) Il principale impatto
generato sulla componente suolo e sottosuolo riguarda l’impermeabilizzazione di
una superficie attualmente vegetata corrispondente a circa il 20% della
superficie d’uso totale, per complessivi 15.300 mq. L’impatto cumulativo in
termini di modifiche morfologiche che si stima sulla componente suolo e
sottosuolo è di valore medio, circoscritto
all’area di intervento e caratterizzato da un ambiente naturale scarsamente
popolato….”.
Tutt’altro che inesistenti anche gli impatti potenziali
sull’ambiente idrico. “Essi sono riconducibili a modifiche del drenaggio
superficiale ed emissioni di inquinanti e polveri in atmosfera che, per
ricaduta, potrebbero alterare lo stato chimico-fisico dei corpi idrici
superficiali”, ammette Avio S.p.A.. “Le opere civili previste per il progetto
comporteranno una modifica del drenaggio idrico superficiale correlata alla realizzazione di rilevati e alle
pavimentazioni per complessivi 15.300 mq. La perturbazione sarà circoscritta
alle sole aree di progetto e di entità
limitata, generando un impatto sul naturale deflusso delle acque
superficiali di valore medio,
in quanto, seppur di natura irreversibile,
le acque in uscita dalla rete di drenaggio saranno convogliate nello stesso
punto di chiusura del Bacino”. Non certo migliore lo scenario per l’ecosistema,
la flora e la fauna. “I principali impatti attesi sono quelli riferiti alle modifiche dell’assetto
floristico-vegetazionale e al disturbo della
fauna per emissioni sonore e vibrazioni”, spiega lo Studio d’impatto
ambientale. “La realizzazione delle opere richiede la rimozione parziale della
vegetazione presente, per una superficie complessiva di circa 44.679 mq. Le
aree da sottoporre a decespugliamento sono state localizzate nella porzione più
montana dove è prevalente la presenza del Cistus
monspeliensis, specie arbustiva non di pregio. Al fine di tutelare e
garantire la conservazione delle specie di pregio quali fillirea, olivastro e
lentisco, il Progetto prevede la
rimozione e il trapianto in un’altra aerea all’interno del lotto.
Durante la fase di cantiere le emissioni sonore e le vibrazioni prodotte
potrebbero costituire seppur limitati
elementi di disturbo per la fauna e generare un temporaneo allontanamento di
alcune specie faunistiche presenti nell’area immediatamente limitrofa, limitato
a poche centinaia di metri dall’area del sito. L’impatto cumulativo sulla fauna
connesso a tali fattori di perturbazione può essere considerato basso, in quanto di lieve entità, a breve termine, spazialmente esteso ad un
limitato intorno dell’area di progetto. Durante la fase di esercizio
dell’Impianto C-C lo studio previsionale d’impatto acustico ha evidenziato valori
di immissione sonora contenuti e ampiamente inferiori ai limiti
normativi (65 dBA). L’esecuzione dei test del Banco
Prova LRE potrebbe comportare una modifica del
clima acustico nei dintorni del sito tale da disturbare la fauna selvatica
determinando un temporaneo
allontanamento di alcune specie faunistiche presenti nell’area
limitrofa per poche centinaia di metri dall’area del sito, fino a ritrovare le
condizioni di non disturbo. Sulla base delle considerazioni sopra riportate,
l’impatto sulla fauna connesso a tale fattore di perturbazione può essere
considerato basso, in quanto di bassa entità,
spazialmente esteso alla sola area di progetto”.
“I principali fattori di perturbazione generati potrebbero
determinare un’alterazione della
qualità del paesaggio, legate all’alterazione visiva del paesaggio”, conclude
lo Studio. “La perdita della naturalità del contesto territoriale risulta mitigata nella sua percezione
in quanto la destinazione d’uso dell’area non consente l’ordinaria fruizione
alla popolazione. La realizzazione delle opere non comporterà impatti negativi
diretti sulla comunità locale, poiché gli impatti indotti saranno circoscritti
alle aree di intervento. Di contro, la realizzazione delle opere genererà
impatti positivi al contesto economico locale, poiché in fase di cantiere potrà
essere coinvolta la comunità locale per la fornitura di materiali e eventuale
manodopera con ripercussioni positive sull’occupazione locale, ed in fase di
esercizio sarà generato un indotto significativo sul territorio legato alla
presenza di personale per servizi e altro”. Affermazioni del tutto discutibili
e non solo dal punto di vista “scientifico”, paesaggistico e ambientale.
Avio S.p.A. è un’azienda aerospaziale che opera nel settore dei
lanciatori e della propulsione applicata a sistemi satellitari. Oltre ad aver
progettato e prodotto i lanciatori spaziali Vega,
ha sviluppato i sistemi propulsivi a propellente solido e liquido per i
lanciatori Ariane 5 e Ariane 6 e per diverse
tipologie di satelliti ad uso civile e militare. In Italia Avio è presente
nella sede operativa principale di Colleferro (Roma) e in altri insediamenti in
Campania, Piemonte e Sardegna. Filiali sono presenti all’estero, in Francia
(Parigi) e Guyana Francese (Kourou).
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