Russia-Turchia-Iran (e Trump dal buco della serratura)
«Il vertice trilaterale Russia-Turchia-Iran si terrà a Tehran il mese
prossimo. Ma non c’è ancora una data». Michele Giorgio, NenaNews non aggiunge
un ‘forse’ solo per rigore giornalistico, ma i dubbi ci sono tutti. Non solo
trilaterale in forse. «Non è stato ancora deciso il faccia a faccia tra il
presidente russo Putin e il leader turco Erdogan, a conferma che in queste ore
delicate per Idlib e la Siria, l’alleanza strategica tra Ankara e Mosca è solo
un ricordo». ‘Troppo Erdogan stroppia’ e Mosca sembra decisa a spiegarlo ad
Ankara, salvo reazioni incontrollate dei suo nervoso leader.
«I rapporti tra i due paesi ieri hanno toccato il punto più basso quando bombardieri russi Su-24, decollati per dare copertura all’esercito di Damasco, hanno centrato le forze turche dispiegate all’interno del territorio siriano». E non si è trattato di un errore, ha spiegato Mosca pronta ad Ankara. «Il raid che ha distrutto un carro armato, sei veicoli da combattimento di fanteria e cinque pick-up con cannoni di grosso calibro, è stato deciso per fermare un attacco delle formazioni jihadiste appoggiate dalla Turchia contro le postazioni siriane. Due soldati turchi sono rimasti uccisi e altri cinque feriti».
«I rapporti tra i due paesi ieri hanno toccato il punto più basso quando bombardieri russi Su-24, decollati per dare copertura all’esercito di Damasco, hanno centrato le forze turche dispiegate all’interno del territorio siriano». E non si è trattato di un errore, ha spiegato Mosca pronta ad Ankara. «Il raid che ha distrutto un carro armato, sei veicoli da combattimento di fanteria e cinque pick-up con cannoni di grosso calibro, è stato deciso per fermare un attacco delle formazioni jihadiste appoggiate dalla Turchia contro le postazioni siriane. Due soldati turchi sono rimasti uccisi e altri cinque feriti».
Basta furberie dice il Cremlino via Sputnik
A visto che quasi nulla accade mai per caso, Sputnik, agenzia stampa voce
del Cremilino anche in italiano, stamane diffonde un video fa telefonino girato
da militari russi «su come la Turchia aiuta i ribelli in Siria© Sputnik». «Il
Centro russo per la riconciliazione delle parti siriane in conflitto ha diffuso
un video su come una batteria turca d’artiglieria semovente fornisce fuoco di
copertura all’offensiva dei ribelli nella provincia siriana di Idlib».
«Secondo il Centro russo, i terroristi hanno condotto massicci attacchi utilizzando un gran numero di mezzi corazzati contro le truppe governative in direzione di Kminas e Nayrab. I ribelli erano sostenuti dal fuoco di copertura dell’artiglieria dell’esercito turco, cosa che ha permesso ai terroristi di sfondare le difese dell’esercito siriano». (https://youtu.be/kyd9293-hWs)
«Secondo il Centro russo, i terroristi hanno condotto massicci attacchi utilizzando un gran numero di mezzi corazzati contro le truppe governative in direzione di Kminas e Nayrab. I ribelli erano sostenuti dal fuoco di copertura dell’artiglieria dell’esercito turco, cosa che ha permesso ai terroristi di sfondare le difese dell’esercito siriano». (https://youtu.be/kyd9293-hWs)
Ankara, reazione solo da politica interna?
Ankara bersagli con soldati turchi uccisi e difficili da spiegare
all’opinione pubblica di casa, aveva provato a puntare il dito contro Damasco
per non esacerbare lo scontro con il Cremlino. «Perciò ha risposto uccidendo
militari siriani», (una cinquantina secondo i media turchi, ma i morti in
guerra si moltiplicano o si sottraggono a convenienza). «Mosca comunque ha voluto
mettere le cose in chiaro: se Erdogan intende davvero, come minaccia da giorni,
lanciare un’offensiva di ampie proporzioni contro la Siria, allora dovrà fare i
conti anche con la Russia».
«Putin si spingerà al limite estremo pur di sostenere il suo alleato Bashar Assad?» si chiede Michele Giorgio assieme a tutti noi. Prima di Nena News, spazio alla Pravda.
«Putin si spingerà al limite estremo pur di sostenere il suo alleato Bashar Assad?» si chiede Michele Giorgio assieme a tutti noi. Prima di Nena News, spazio alla Pravda.
Se la Pravda evoca i curdi
«Erdogan è pronto per iniziare. La Russia è pronta?» , si chiede Semyon
Baghdasarov, direttore del Centro per il Medio Oriente e l’Asia centrale su la
Pravda. A Idlib ci sono già 7000 soldati turchi e oltre 2.000 unità di veicoli
corazzati. Secondo Baghdasarov, per non essere profondamente coinvolta nel
conflitto, «la Russia dovrebbe dare alla leadership siriana l’opportunità di
concordare urgentemente con il ramo del Partito dei Lavoratori del Kurdistan,
il Partito dell’Unione Democratica, che ha un’ala militare che combatte in
Siria (YPG ), la formazione di un corpo separato».
«Una cosa che può essere fatta rapidamente, il che aumenterà notevolmente la capacità di combattimento dell’esercito siriano. La Russia deve aiutare con l’hardware militare», ha detto l’esperto. Se Erdogan non capisce, rilancio di Damasco in casa turca (persino reclamare il ritorno di Alessandretta e Antiochia, prese dalla Turchia nel 1939). «Dobbiamo giocare alla grande, come gioca Erdogan, altrimenti perderemo».
«Una cosa che può essere fatta rapidamente, il che aumenterà notevolmente la capacità di combattimento dell’esercito siriano. La Russia deve aiutare con l’hardware militare», ha detto l’esperto. Se Erdogan non capisce, rilancio di Damasco in casa turca (persino reclamare il ritorno di Alessandretta e Antiochia, prese dalla Turchia nel 1939). «Dobbiamo giocare alla grande, come gioca Erdogan, altrimenti perderemo».
Muscoli dialettici prima di quelli veri
Messaggi politici a mezzo stampa di Stato. «Mosca non vuole un conflitto
con i turchi, con i quali ritiene fondamentale la collaborazione in Medio
oriente», analizza Michele Giorgio. «Allo stesso tempo la sua posizione è
netta: intese sulla sicurezza lungo la frontiera tra Turchia e Siria sono
possibili ma Damasco è sovrana, ha il diritto di recuperare il controllo del
suo territorio e di liberarsi della minaccia dei jihadisti armati». Dunque la
Russia è tornata a chiedere alla Turchia di smettere di appoggiare i terroristi
in Siria e di consegnare loro carichi di armi.
Turchia al mercato politico, tira e molla, sperando non accada il peggio. Mevlut Cavusoglu, ministro degli esteri afferma che una nuova operazione militare turca in Siria è solo «questione di tempo». Poi frena il ministero della difesa turco che sementisce l’agenzia Bloomberg su una presunta richiesta di Ankara agli Stati Uniti per batterie di difesa missilistica Patriot lungo il confine con la Siria.
Turchia al mercato politico, tira e molla, sperando non accada il peggio. Mevlut Cavusoglu, ministro degli esteri afferma che una nuova operazione militare turca in Siria è solo «questione di tempo». Poi frena il ministero della difesa turco che sementisce l’agenzia Bloomberg su una presunta richiesta di Ankara agli Stati Uniti per batterie di difesa missilistica Patriot lungo il confine con la Siria.
A Idlib freddo e fame, a Damasco terrorismo
Si aggrava intanto la condizione di centinaia di migliaia di sfollati da
Idlib, tra i quali molti bambini, costretti a fuggire dalle città e dai
villaggi investiti da combattimenti e bombardamenti. «Ammassati in campi
improvvisati, da alcuni giorni devono fare i conti con le temperature rigide
dell’inverno siriano». Il fronte della guerra nelle ultime ore è giunto alle
porte di Nayrab che appare divisa in due parti: «una in mano alle forze
governative e una sotto controllo dei jihadisti. Si combatte anche a sud-ovest
di Aleppo, nei distretti di Atareb e Daret Izza ancora in mano a gruppi di
miliziani filo-turchi».
Pessimo segnale da Damasco. Un ordigno è esploso a piazza Merge, nel centro cittadino, ferendo alcune persone. La capitale siriana nei giorni scorsi era stata colpita da tre attentati dinamitardi in diverse zone, con due morti e cinque feriti. Due operatori di Oxfam sono stati uccisi nella Siria meridionale in un attacco al veicolo su cui viaggiavano, da parte di un gruppo armato Nawa e Al-Yadudah.
Pessimo segnale da Damasco. Un ordigno è esploso a piazza Merge, nel centro cittadino, ferendo alcune persone. La capitale siriana nei giorni scorsi era stata colpita da tre attentati dinamitardi in diverse zone, con due morti e cinque feriti. Due operatori di Oxfam sono stati uccisi nella Siria meridionale in un attacco al veicolo su cui viaggiavano, da parte di un gruppo armato Nawa e Al-Yadudah.
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