Collage con
i ritratti dei firmatari dell'appello (Foto di
https://speak-up-for-assange.org)
1200
giornalisti di 98 paesi hanno rilasciato oggi una dichiarazione congiunta in
difesa dell’editore di Wikileaks Julian Assange, in vista della procedura di
estradizione verso gli Stati Uniti da parte di un tribunale britannico, a
fronte di accuse di spionaggio. Il caso giudiziario avrà inizio il 24 febbraio.
Questa è la
prima volta che l’Espionage Act statunitense viene usato contro qualcuno per
aver pubblicato informazioni fornite da un whistleblower (informatore,
ndr). Tutti i giornalisti utilizzano informazioni da fonti riservate e per tale
ragione azioni legali di questo tipo costituiscono un precedente estremamente
pericoloso, che minaccia i giornalisti e i mezzi d’informazione del mondo
intero. I firmatari sostengono che la detenzione di Assange e i procedimenti
giudiziari a suo carico costituiscono un grave fallimento della giustizia.
“È molto
raro che i giornalisti uniscano le loro voci su un problema. In effetti, le
dimensioni e l’ampiezza di questa dichiarazione congiunta dei giornalisti
potrebbe non avere precedenti”, ha detto la portavoce Serena Tinari.
Ecco la
dichiarazione completa, tradotta in otto lingue (compresa quella italiana,
ndr): https://speak-up-for-assange.org
La
dichiarazione sottolinea che Assange rischia fino a 175 anni di reclusione per
aver contribuito alla pubblicazione di documenti militari statunitensi
dall’Afghanistan e dall’Iraq e di cablogrammi dal Dipartimento di Stato USA –
comprese le prove schiaccianti di crimini di guerra. Numerosi mass media hanno
pubblicato articoli di grande interesse pubblico sulla base di queste
informazioni. La dichiarazione asserisce: “Se i governi possono usare le leggi
sullo spionaggio contro i giornalisti e gli editori, essi vengono privati della
loro più importante e tradizionale difesa: quella di agire nell’interesse
pubblico, aspetto per cui l’Espionage Act non trova applicazione”.
I
giornalisti di qualsiasi parte del mondo potrebbero trovarsi estradati verso un
altro paese e accusati in base a leggi di spionaggio draconiane.
La
dichiarazione è stata firmata dalle redazioni della maggior parte dei
principali media mondiali e comprende numerosi illustri e pluripremiati
giornalisti. Tra questi, un cospicuo numero di giornalisti investigativi, tra i
quali 30 membri del Consorzio Internazionale dei Giornalisti
Investigativi (ICIJ), varie organizzazioni giornalistiche, tra cui
la Federazione Internazionale dei Giornalisti (IFJ) e Reporter
Senza Frontiere (RSF) hanno firmato la dichiarazione. I firmatari
provengono da ogni parte del mondo e da un totale di 97 paesi.
L’elenco
completo dei firmatari è disponibile qui: https://speak-up-for-assange.org/signatures/
La
dichiarazione dei giornalisti ha anche invitato persone con professioni “legate
al mondo dei media”. Daniel Ellsberg, la fonte dei Pentagon Papers, ha firmato
la dichiarazione come “Whistleblower” ed è stato seguito da altri importanti
informatori, tra cui Katharine Gun (UK), Rudolf Elmer (Svizzera) ed Edward
Snowden (USA).
La
dichiarazione è stata avviata da un gruppo di giornalisti investigativi con
sede in diversi continenti. La portavoce, Serena Tinari, presidente
dell’Organizzazione giornalistica investigativa svizzera, Investigativ.ch (ndr)
ha affermato: “Molti di noi utilizzano informazioni riservate ricevute da
informatori. È una parte essenziale del nostro ruolo in nome del pubblico. Ogni
giornalista ed editore dovrebbe essere inorridito e preoccupato per questo
tentativo di criminalizzare il nostro lavoro.”
I
giornalisti sottolineano la grave e continua violazione dei diritti umani che
Assange sta soffrendo e scrivono: “Riteniamo i governi degli Stati Uniti
d’America, del Regno Unito, dell’Ecuador e della Svezia responsabili delle
violazioni dei diritti umani a cui è stato sottoposto Assange”.
La
dichiarazione congiunta cita il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla
tortura Nils Melzer, che ha indagato sul caso: “Alla fine mi sono reso conto
che ero stato accecato dalla propaganda e che Assange era stato
sistematicamente calunniato per distogliere l’attenzione dai crimini che aveva
denunciato. Una volta che era stato disumanizzato attraverso l’isolamento, il
dileggio e l’infamia, proprio come le streghe che solevamo bruciare sul rogo,
era facile privarlo dei suoi diritti fondamentali senza provocare indignazione
pubblica in tutto il mondo. E così, si è stabilito un precedente legale,
attraverso la porta secondaria della nostra stessa compiacenza, che in futuro
può essere e sarà applicato altrettanto bene per le pubblicazioni del Guardian, del New
York Times e di ABC News.”
Nella
dichiarazione si afferma: “La denuncia di abusi e crimini fatta da Assange è
d’importanza storica, come lo sono stati i contributi degli informatori Edward
Snowden, Chelsea Manning e Reality Winner, che ora sono in esilio o
incarcerati. Hanno tutti affrontato implacabili campagne diffamatorie condotte
dai loro avversari, campagne che hanno spesso portato a report errati e alla
mancanza di copertura e indagini da parte dei media sulle loro reali
vicissitudini.”
La
dichiarazione dei giornalisti chiede che Julian Assange venga immediatamente
rilasciato e che i procedimenti di estradizione e le accuse di spionaggio
contro di lui vengano ritirati.
Scrivono:
“Invitiamo i nostri colleghi giornalisti a informare accuratamente l’opinione
pubblica su questo abuso dei diritti fondamentali. Esortiamo tutti i
giornalisti a parlare in difesa di Julian Assange in questo momento critico.
Tempi critici richiedono giornalismo senza paura”.
Sui social
media, l’iniziativa è promossa con l’hashtag #JournalistsSpeakUpForAssange.
Illustrazioni:
i media sono invitati a utilizzare il collage dei ritratti dei firmatari
disponibile per il download qui: https://speak-up-for-assange.org/contact
(Traduzione
di Veronica Tarozzi per MediAttivisti)
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