Dieci minuti
densi, capaci di farci entrare a suon di immagini, infografiche e testimonianze
nella vita di migliaia di migranti che
sognano l’America, quella ricca. Persone disposte a rischiare il tutto
per tutto per una vita più dignitosa. E che, per questo, intraprendono un
pericoloso viaggio cercando di attraversare il Darién Gap, la
giungla che separa il Sud America dall’America centrale.
Ecco in
anteprima Darién Wanderers (I viandanti del Darién), il
documentario indipendente scritto e diretto da Irene Masala e Lucas
Serna Rodas e prodotto da Utopías Project.
Darién Gap: cosa accade al confine
tra Colombia e Panama
Il numero
di bambini migranti che ogni anno attraversano
il Darién Gap, la giungla che separa il Sud America dall’America
centrale, è aumentato di oltre sette volte nel 2019. Dai 522
bambini in transito nel 2018 si è passati ai
quasi 4 mila del 2019. E di questi circa il 50% aveva meno di 6
anni.
Lo riferisce
l’Unicef,
il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia. Le persone che nel 2019 hanno
cercato di passare la frontiera naturale tra Colombia e Panama sono
circa 24 mila, provenienti da oltre 50 differenti Paesi,
soprattutto da Asia e Africa.
«Il drammatico
aumento del numero di bambini migranti che si spostano attraverso il Darién Gap
sottolinea l’urgente necessità di un’azione per proteggere questi minori e
garantire il loro accesso a servizi essenziali come l’assistenza sanitaria,
l’acqua e l’igiene», dice Kyungsun Kim, rappresentante Unicef a
Panama.
Che
continua: «Ciò richiede sforzi coordinati e rafforzati da parte dei
governi e degli attori umanitari sul campo per rispondere a questo flusso».
Dove inizia
il pericoloso viaggio verso il Darién
Alcuni
migranti percorrono decine di migliaia di chilometri, dal continente asiatico a
quello africano, fino a Cile o Brasile,
e da lì in poi dritto fino a Colombia e Panama.
Alcuni riescono a viaggiare in aereo fino in Ecuador,
uno dei Paesi con politiche migratorie più blande.
La maggior
parte delle persone in transito proviene da Camerun, Bangladesh, India, Repubblica
democratica del Congo, Nepal, Pakistan, Haiti e Ghana. Migliaia di
persone in viaggio, molte delle quali hanno investito gli ultimi averi nella
speranza di questa traversata.
Darién
Wanderers, migranti in transito verso gli Usa
Questo
flusso migratorio sommerso, che attraversa l’America
Latina per confluire negli Stati Uniti e
in Canada, è al centro del mini documentario
indipendente Darién Wanderers (I viandanti
del Darién), che mostra le ultime tappe del viaggio in Colombia, dal porto
turistico di Turbo, in Antioquia, fino a Capurganá,
piccolo paesino ormai da anni destinazione turistica nella costa
nord-occidentale dell’Urabá.
I migranti
riescono a muoversi dentro la Colombia grazie a un documento, chiamato salvacondotto,
che gli consente di raggiungere la frontiera più vicina per uscire dal Paese
nonostante non siano in possesso di documenti regolari.
Una volta
sbarcati a Capurganá, i migranti devono aspettare che arrivi il coyote,
la persona che li accompagnerà per una parte del viaggio attraverso la selva
del Darién. Gli agenti dell’Ufficio migrazione presenti a Capurganá si occupano
di controllare i salvacondotti dei migranti, ma non della sicurezza delle
persone in transito.
Stando a
quanto riportato da Cesar Mesa, direttore dell’ufficio Unhcr di
Apartadó intervistato per il documentario, le autorità etniche alla
frontiera riferiscono di un flusso giornaliero tra i 100 e i 200 migranti, per
un totale superiore alle 35 mila persone l’anno.
Darién Gap,
le foreste diventano una trappola per migranti
Il viaggio attraverso
le foreste può richiedere giorni, o addirittura settimane, e un numero
incalcolabile di persone muore o scompare. A oggi nessuna organizzazione
operante sul luogo è stata in grado di stabilire con esattezza il numero dei
migranti che hanno perso la vita nel Darién Gap.
Le foreste
di Darién sono così fitte che l’autostrada Pamamericana, che attraversa il
continente americano da nord a sud, deve interrompersi a Panama e riprendere in
Colombia. La selva si estende infatti per 575 mila ettari ed è
uno dei luoghi con la maggiore biodiversità al mondo, con 160 specie di
mammiferi.
Una foresta
che, negli ultimi 30 anni, è stata campo di battaglia, massacri e
sequestri di civili da parte di guerriglieri delle Farc,
le Forze armate rivoluzionarie della Colombia, di paramilitari e narcotrafficanti.
Secondo
un’indagine di Interpol e polizia colombiana, il
passaggio di migranti attraverso il Darién frutta ai trafficanti circa un milione
di dollari a settimana. Molti, inoltre, sono abbandonati dai coyote a
metà tragitto senza più soldi, acqua né cibo. I più fortunati sono intercettati
dagli agenti del Senafront, la polizia panamense che si occupa di
monitorare l’area di frontiera, mentre gli altri incontrano le bande criminali
che gestiscono la zona.
Covid-19: il
nuovo coronavirus colpisce il Darién
L’applicazione
delle misure sanitarie per prevenire l’ulteriore diffusione del coronavirus,
compresa la chiusura delle frontiere, ha comportato una serie di cambiamenti
nella mobilità di transito dei migranti.
Secondo l’ultimo report dell’Organizzazione
internazionale per le migrazioni (Oim), attualmente sarebbero 2.536 i
migranti bloccati a Panama, la maggior parte dei quali originari di Haiti.
Di questi, circa il 30% è costituito da minori e tra loro ci sono anche
sei donne incinte.
Le autorità
locali hanno inoltre deciso di erigere una serie di recinzioni
sanitarie per controllare l’ingresso e l’uscita delle persone nella
provincia del Darién e per garantire la sicurezza della popolazione locale.
Panama: la
Corte interamericana interviene in difesa dei migranti
Recentemente
la Corte interamericana per i diritti umani ha ordinato a Panama di garantire a tutti
i migranti l’accesso ai servizi sanitari essenziali nei centri di
detenzione. La decisione della Corte ha riguardato due centri di immigrazione
nello specifico, entrambi nella provincia del Darién, nei quali si presentavano
gravi situazioni di sovraffollamento e presenza di casi di Covid-19 tra le
persone in stato di detenzione ingiustificata.
Il caso è
stato presentato alla Corte dal Center for Justice and International
Law perché lo stato detentivo dei migranti, diventato definitivo a
causa della pandemia, violerebbe gli
standard internazionali sui diritti umani.
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