primo romanzo di Emiliano Deiana, fra la Sardegna e il West.
nelle sue coordinate sentimentali (una specie di bibliografia per un romanzo) ci sono decine di stelle del firmamento di Emiliano, di quelle che illuminano il cammino.
secondo me ha lavorato come Georges Perec, che aveva deciso di scrivere un libro senza mai usare la lettera E, e l'ha fatto, per 300 pagine (La scomparsa, in italiano).
così ha fatto Emiliano Deiana, che omaggiando e citando le sue stelle polari (fra le tante di cui per alcune ormai non ricorderà più il nome, forse) fa un operazione in perfetto stile OuLiPo, e scrive un romanzo che non è uno sterile esercizio di stile, ma un romanzo come si deve, popolato da fantasmi e persone vive.
i personaggi hanno tutti nomi con una storia, non ci sono nomi a caso, spegnete i telefoni e lasciatevi raccontare una storia sempre diversa, non ci sono binari morti, e quando sembra che il treno (che non è ad alta velocità, ma un treno regionale) del racconto rallenti è solo per prendere meglio una salita o una curva.
buona lettura!
…penetrare l'universo cantato da Emiliano
Deiana significa molte cose.
Quegli “abissi tra la carta e l'inchiostro” ci
offrono di entrare, senza pelle, in uno scavo continuo che coinvolge epica,
politica, estetica.
Significa affondare nei sogni di Chagall la
lama di Lucio Fontana.
Per entrare in una sorta di gioco del mondo.
Impossibile non pensare alle parole di un
Cortázar non citato ma presente nelle profondità dell'opera e delle sue
modalità creative, rintracciabili in una scrittura che è anche in Deiana
insieme sensoriale e concettuale.
Spesso ustionante.
“...La natura imita l'arte...” diceva
l'indimenticabile Oliveira cortazariano alla Maga.
E una medesima visione della letteratura quale
esperienza totalizzante che contiene il mondo e affonda le sue radici nei
misteriosi meandri del corpo altro non è che una concezione del reale
inscindibile dalla dimensione onirica e fantastica, nucleo centrale della
logica creativa del nostro autore.
Che si mette in ascolto, fa il vuoto in sé per
accogliere, nel silenzio, l'infinito e il trascendente.
Nasce da ciò la straordinaria forza di pagine
quali autentica “quete” in nome della bellezza, porta per ascendere al divino
in una sorta di religione eretica ed erotica in cui la matematica e la poesia
con la loro foresta di simboli sono davvero l'alfabeto della creazione. Del
mondo e dell'io.
Da qui una struttura sostanziata di
sensibilità poetica e sete metafisica.
Nonché quel procedere attraverso lampi,
illuminazioni, visioni, digressioni. In una sorta di partitura jazz…
…Il secondo ‘filo’ interpretativo l’ho ricavato da un
breve dialogo tra due dei pochi personaggi positivi: Elimelech – che si
rivelerà costantemente l’alter ego dell’Autore – e un non meglio definito
viaggiatore del treno il quale chiede all’altro:
-Sarebbe bello leggere le tue storie…
-Non sono storie, sono
combinazioni. Musica, forse…
-Poesie, allora.
-Nemmeno…tutto…tutto ruota su un
unico filamento di frase. Il senso si perde, la storia non conta. Chi indovina
l’inganno entra nel mio universo…
Lo chiama inganno, ma è
l’indicazione utile per leggere questo libro d’un fiato, per farsi coinvolgere,
per immergersi dentro, per trovare i più appassionati e appassionanti livelli
di scrittura e lettura. Un ricamo, un intarsio di parole, non fine a se stesso,
ma finalizzato alla costruzione della conoscenza dei personaggi i quali, anche
se l’Autore si nasconde dietro la pudica affermazione ‘la storia non conta’, ne
sono indimenticabili protagonisti. E se, sempre per pudore, non ama definirlo
linguaggio poetico, il suo lo è ripetutamente anche nel ricorso a figure
stilistiche come la sinestesia: ‘astigmatismo acustico’ (pag. 112); ‘Le ciglia
impiastricciate di lettere di sonno’ (pag. 128); ‘epistassi di immaginazione
(pag 146); ‘incendio d’acqua’ (pag. 149). Solo per citarne alcune, come esempio.
Ma mai utilizzate per autocompiacimento. ‘Combinazioni’, dunque, per l’Autore,
il quale specifica meglio il suo pensiero in un dialogo tra Elimelech ed Ethan,
giovane appassionato di matematica.
“-I numeri sono come le parole.-
Elimelech ripeteva la frase di Ethan anche se quell’affermazione non lo
persuadeva affatto: i numeri ingabbiano le compiutezze. Al contrario le parole
raccontano i dubbi, le imprecisioni, le incertezze, le approssimazioni”…
…Nei molti
territori fra il Marte-dì (che in codesta “bottega” è il giorno in cui prevale
il fantastico) e gli altri giorni (dove il cosiddetto mondo reale domina) penso
che molte persone ameranno «La morte si nasconde negli orologi»: è un cammino faticoso – vi
avviso – ma i territori attraversati, le mappe, i viaggiatori e le
viaggiatrici, la meta finale ripagano di ogni impegno.
Questi
sono quattro capitoli di un non-romanzo che ho iniziato a scrivere tempo fa e
che, probabilmente, rimarrà incompleto. Mi piaceva condividerli con i miei
amici più cari. Anche per sapere cosa ne pensate. Che non si scrive solo per
sè. Ecco…
Nessun commento:
Posta un commento