“Amici che con grande convinzione sostenevano Black lives matter e andavano ai cortei, persone preoccupate per il cambiamento climatico, perfino una collega infermiera che durante un picco di contagi da covid lavorava con me in terapia intensiva… All’improvviso, tutti si sono messi a condividere le stronzate di QAnon, soprattutto roba su pedofilia, adrenocromo e cerchie di pedofili satanisti. A quanto ne so, sono persone che si dicono ancora liberal, progressiste, di sinistra, e davvero non capisco come possano essersi fatte risucchiare così rapidamente. Parlo di gente sui 25 anni, che prima appoggiava Bernie Sanders e adesso ripubblica i rigurgiti di QAnon. Che diavolo sta succedendo?”.
È un messaggio apparso ad agosto nel forum QAnonCasualties di
Reddit, luogo di informazione e mutuo appoggio per chi ha perso familiari o
amici, caduti nella “buca del coniglio” e non ancora riemersi.
Rabbit hole, come in Alice nel
paese delle meraviglie: così è chiamato l’ingresso nel mondo QAnon.
Dove non ci sono meraviglie ma storie di
bambini prigionieri, stuprati, dissanguati per ottenerne un elisir di lunga
vita. Lunga vita per chi? Per i malvagi nemici di Donald Trump, l’eroe che
libererà quei bambini – anzi, li sta già liberando – e salverà il mondo.
Il 2020, anno di pandemia e narrazioni tossiche, e circoli viziosi tra la
prima e le seconde. Anno in cui QAnon è cresciuto a dismisura e finalmente ci
si è accorti del pericolo. Anche in Europa, soprattutto in Germania e in
Francia. Perfino in Italia, con un ritardo di due anni, è suonato qualche allarme.
Con ogni probabilità partito come una burla, QAnon sta giocando un ruolo
importante nella campagna elettorale americana, sta mettendo in difficoltà gli
amministratori delle grandi piattaforme social ed è a tutti gli effetti una
rete – o una setta, a cult, come sempre
più spesso è definito – globale.
Del tema mi sono occupato più volte. In particolare, nell’ottobre 2018 ho
scritto un’inchiesta in due puntate dove
segnalavo le strane risonanze tra QAnon, le controinchieste sugli “abusi
rituali satanici” condotte dal Luther Blissett project negli anni novanta
e il romanzo Q, uscito in Italia
nel 1999 e pubblicato negli Stati Uniti cinque anni dopo. Nel 2019 il fenomeno
è sembrato calare di intensità. In realtà ha continuato a estendersi e a
ramificarsi. Poi sono arrivati il nuovo coronavirus e i lockdown. La situazione si è evoluta e aggravata, ed è
necessario rifare il punto.
Nella prima puntata di questa nuova inchiesta racconterò che cos’è, cosa
dice e come si diffonde QAnon oggi, spiegando anche perché ritengo che “teoria
del complotto” sia un’espressione inadeguata. Nella seconda puntata chiarirò
alcuni punti su complotti, destra e sinistra, poi esplorerò quelle che ho
chiamato le “cinque dimensioni di QAnon”. A quel punto racconterò di come
pandemia, infodemia e
isolamento fisico abbiano creato il contesto perfetto per la nuova fase di
QAnon e la sua crescita tumultuosa. Da lì passerò a un compendio sulla
situazione in Italia e in altri paesi europei. Soprattutto, tratterò la
questione che ritengo più importante: il nocciolo di verità che sta dentro ogni
fantasticheria di complotto. Quali sono le verità che QAnon distorce e
perverte?
La Cabal e chi ne fa parte
QAnon venera Donald Trump, che spesso chiama con il nome in codice Q+. Nel
mondo visto dalla buca del coniglio, Trump ha risposto per amor di patria a una
chiamata del Pentagono e ha accettato di diventare presidente per combattere
una lotta senza quartiere – segreta, anche se commentata da milioni di persone
su Facebook – contro un governo mondiale occulto di pedofili satanisti, la
cosiddetta Cabal. Si pronuncia con l’accento
sulla seconda a.
La Cabal ha preso il potere negli Stati Uniti dopo l’uccisione di John F.
Kennedy e da allora controlla il deep state (stato
profondo), con l’eccezione delle forze armate. Questo dovrebbe sollevare dubbi
su cosa significhi “controllare lo stato profondo”, ma andiamo avanti. La Cabal
ha espresso tutti i presidenti prima di Trump, compresi Ronald Reagan e i due
Bush. Della Cabal fa parte ogni avversario politico di Trump, da Barack Obama e
sua moglie Michelle – che secondo QAnon è una transgender, cioè “un uomo”, il
che fa di Obama “un frocio” – alle odiatissime Nancy Pelosi e Hillary Clinton –
che secondo QAnon letteralmente divora neonati, per giunta filmandosi mentre lo
fa – fino ai movimenti Black lives matter e Antifa.
Appartengono alla Cabal anche celebrità come Tom Hanks, Céline Dion, Oprah
Winfrey, Marina Abramović e Beyoncé, oltre agli immancabili George Soros e Bill Gates. Secondo QAnon,
a essere precisi, Obama e Clinton sono già stati arrestati, rinchiusi a
Guantanamo e giustiziati. Quelli che vediamo sono cloni. Non si spiega, però,
come mai questi cloni continuino a dire e fare le cose di prima, tra cui
attaccare Trump alla convention nazionale del Partito democratico. Tanto valeva
tenersi gli originali, no? Hanks invece ha tentato di sfuggire alla
giustizia prendendo la cittadinanza greca perché, a
detta di QAnon, “la legge greca considera la pedofilia una semplice
disabilità”. Piano fallito: l’attore è stato arrestato da agenti di Trump ed è
recluso in un hotel australiano con un bracciale elettronico alla caviglia.
Se sembrano solo idiozie buone per farsi due risate, anticipo che sulla
spinta di tali idiozie si è sparso odio – anche razziale – a fiumi, si sono
commessi attentati e incendi negli Stati Uniti e si è perpetrata una strage a poca distanza da casa
nostra, in Germania. Non solo: alle elezioni americane del 3 novembre potremmo
vedere credenti in QAnon conquistare seggi al congresso.
Particolare accanimento è riservato a una pizzeria di Washington Dc, il
Comet Ping Pong, già al centro di un groviglio di calunnie chiamato Pizzagate.
Nell’inchiesta del 2018 ne ho ricostruito la genesi. Il Comet Ping Pong – molto
popolare in città e punto di riferimento della cultura Lgbtq+ – è descritto da
QAnon come covo di satanisti e luogo di prigionia di bambini, per questo ha
subìto un’incursione a mano armata nel dicembre
2016 e un tentativo di incendio nel gennaio 2019, e
il proprietario James Alefantis, gay dichiarato, riceve continue minacce di
morte.
Di recente le fantasticherie sui bambini rinchiusi e torturati nel Comet
Ping Pong hanno ricevuto il sostegno del cantante britannico Robbie Wiliams.
Su entrambe le sponde dell’Atlantico troviamo vip che promuovono una o più
storie provenienti dal mondo QAnon. Si tratta perlopiù di have-beens, artisti sul viale del tramonto che grazie
ad alterchi sui social network o dichiarazioni shock possono ancora far parlare
di sé: l’attore James Woods, che è uno dei più aggressivi sostenitori di Trump;
la comica Roseanne Barr, la cui sitcom è stata cancellata dalla rete Abc per
via di sue esternazioni razziste; l’ex pornostar Jenna Jameson…
Domanda da tenere in mente per la prossima puntata: perché QAnon non addita
come membri della Cabal Mark Zuckerberg, che possiede e controlla la più grande
macchina comunicativa del pianeta, e Jeff Bezos, capo supremo di Amazon e uomo
più ricco del mondo?
Il guru virtuale, i suoi seguaci
La comunità dei credenti ottiene informazioni facendo “ricerca”, cioè
interpretando le notizie del giorno alla luce dei messaggi criptici inviati da
un certo Q, a volte definiti Qcrumbs (briciole
di Q), più spesso Qdrops (gocce di Q).
Q si spaccia per un ufficiale dell’intelligence o un alto funzionario
governativo, incaricato da Trump e dal Pentagono di allertare il mondo su
quanto sta per succedere: the Storm (la
Tempesta), cioè l’arresto e l’esecuzione di massa di tutti i membri della
Cabal.
Secondo molti seguaci di QAnon, dietro la firma Q si nasconderebbe John
Fitzgerald Kennedy Jr., noto anche con il nomignolo John-John. Ufficialmente morto
in un incidente aereo nel 1999, in realtà è vivo e vegeto e – per motivi non
chiariti – nemico di quel Partito democratico del quale era un importante
uomo-immagine e “delfino”. Tra poco John-John si svelerà pubblicamente,
dichiarando il proprio sostegno a Trump. Secondo alcuni, diventerà addirittura
vicepresidente al posto di Mike Pence.
I messaggi di Q sono apparsi per la prima volta nel 2017 sul forum 4chan,
celebre luogo di incubazione dell’alt-right (la
cosiddetta destra alternativa) e di altre correnti di estrema destra americane.
Nel 2018 il presunto whistleblower si
è trasferito su un sito ancora più estremo, 8chan. Tra aprile e agosto
2019 8chan è stato usato per annunciare, diffondere in streaming e
rivendicare tre stragi razziste: quella alla moschea di Christchurch, in Nuova Zelanda; quella alla
sinagoga di Poway, California; e quella all’ipermercato Walmart di El Paso,
Texas. Nel complesso, 74 morti e 76 feriti. Sotto pressione, il sito ha chiuso
nell’agosto del 2019 ed è riapparso a settembre con il nome 8kun. 8kun è
tuttora il sito dove Q pubblica le sue “profezie” in esclusiva. Proprietario di
8kun è l’imprenditore di estrema destra Jim Watkins, padrone di un’azienda
suinicola nelle Filippine, dove risiede. L’amministratore di 8kun è suo figlio
Ron.
È molto diffusa la convinzione che, almeno a partire dal 2018, dietro il
personaggio di Q ci sia uno dei Watkins, oppure entrambi. Ci sono indizi di natura tecnica e c’è la
testimonianza di un “pentito”, Fredrick Brennan, fondatore di 8chan ed ex
collaboratore di Jim. Averne la conferma può essere utile, ma non è più
dirimente: da tempo il fenomeno QAnon è autonomo da Watkins e da chiunque lo
abbia gonfiato per trarne vantaggi e profitti. La maggior parte dei credenti
non è mai stata su 8kun: è caduta nel rabbit hole stando
sui social, trascinata dai suggerimenti automatici di Facebook e YouTube, spesso dopo aver condiviso materiali
in apparenza neutri, senza sapere che erano targati QAnon. Inoltre, le
farneticazioni e calunnie più odiose non provengono direttamente da Q. Sono il
risultato delle “ricerche” compiute da un’armata di mestatori sparsi in rete.
“The great awakening”: Trump signore del mondo
Il giorno in cui scatenerà la Tempesta, Trump oscurerà ogni mezzo
d’informazione mainstream – tv, radio, siti di giornali – e parlerà alla
nazione tramite il Sistema di trasmissione d’emergenza (Ebs), progettato per
raggiungere i cittadini in caso di guerre, calamità o altri eventi
straordinari. E cosa dirà agli americani? Annuncerà il Grande risveglio, la
costruzione di una nuova società comandata da lui e dai militari.
“Abbiate fiducia nel piano”, dice uno dei più noti slogan di QAnon. Fiducia
in Trump e nei “cappelli bianchi”, cioè i buoni, contrapposti ai “cappelli
neri” dello stato profondo. Abbiate fiducia, la Tempesta è imminente. E colpirà
anche fuori dai confini. I credenti europei si augurano un’invasione americana
dei loro paesi. Curioso auspicio, dato che molti provengono da ambienti saturi
di antiamericanismo.
Una manifestazione a Berlino, in Germania, contro le misure adottate dal
governo per contenere la diffusione del nuovo coronavirus, 29 agosto
2020. (Michael Kappeler, Ap/Lapresse)
La giustificazione è che l’imperialismo yankee è espressione della Cabal. È
per colpa sua se gli Stati Uniti sono cattivi. Trump li redimerà, e dopo la
Tempesta saranno buoni. Dovremmo dedurne che prima della morte di JFK – momento
in cui i satanisti pedofili presero il potere – gli Stati Uniti non erano
imperialisti. È una conclusione sensata, se si lasciano da parte la dottrina
Monroe sull’America Latina (definita “il nostro cortile di casa”), la politica del “grosso bastone” di Teddy Roosevelt, la guerra di Corea, il
golpe in Guatemala nel 1954 e diverse altre pagine di storia.
Nel mondo “risvegliato”, sostengono i credenti, Trump fornirà energia
gratis a tutti, grazie a una tecnologia ultramoderna ancora segreta, ma della
cui esistenza sono edotti milioni di commentatori sui social network. Nel mondo
reale, invece, Trump è legato a doppio filo alle industrie del carbone e del
petrolio, delle quali tutela gli interessi fin dentro il circolo polare artico.
Bambini-talpa e adrenocromo
Il 14 febbraio 2020 un tedesco di 43 anni di nome Tobias Rathjen carica su
YouTube un video nel quale si rivolge ai cittadini statunitensi, denunciando
l’esistenza sotto i loro piedi di “basi militari sotterranee dove si adora il
diavolo e si uccidono i bambini”, e invitando ad agire per liberare i piccoli.
Rathjen è un uomo solitario che vive con la madre ad Hanau, città di quasi
centomila abitanti a poca distanza da Francoforte. Ha simpatie di estrema
destra, ma non appartiene ad alcuna organizzazione. Trascorre le giornate
online, leggendo di QAnon e altre fantasie di complotti planetari. Non è
precisamente un “qultista”, perché non adora Trump, anzi, lo accusa di essere
un plagiario, di avergli “rubato le idee”. Tuttavia crede ad alcuni elementi
centrali della narrazione QAnon.
La sera del 19 febbraio, Rathjen esce di casa, entra in due narghilè bar e
apre il fuoco con una pistola semiautomatica, uccidendo nove persone e
ferendone cinque, dopodiché rientra, uccide sua madre e si suicida.
“Deep underground military bases”. L’acronimo è Dumb, che i credenti in
QAnon scrivono sempre con i puntini di abbreviazione: D.u.m.b.. Nel suo uso più comune l’aggettivo vuol
dire stupido, ma qui sembra avere l’altro significato, il
più antico: “Incapace di parlare”. Come in “struck dumb by fear”, ammutolito
dalla paura.
Possibile che Trump stia combattendo la più grande battaglia del secolo in
segreto?
I seguaci di QAnon credono che lo stato profondo – qui la metafora diventa
letterale – tenga milioni di bambini prigionieri nelle D.u.m.b., dopo averli
rapiti o fatti nascere direttamente lì allo scopo di violentarli, torturarli e
bere il loro sangue per trarne una sostanza al tempo stesso psicotropa e
ringiovanente: l’adrenocromo. Sono i cosidetti mole
children (bambini-talpa).
L’ingresso dell’adrenocromo nella cultura di massa si deve a un excursus
satirico di Hunter S. Thompson, contenuto nel suo libro più famoso Paura e disgusto a Las Vegas (1971) e messo in
scena nell’omonimo film di Terry Gilliam (1998). Nel romanzo, il Dr. Gonzo
mostra al suo amico Raoul Duke una boccetta di adrenocromo e dice che al
confronto la mescalina “sembra ginger beer”. Nella conversazione che segue,
veniamo a sapere che l’adrenocromo “non si può comprare”, si può solo estrarre
“dalla ghiandola surrenale di un corpo umano vivo”. Al Dr. Gonzo lo ha dato
“uno di quei freak satanisti”, che gli ha anche “offerto sangue umano”.
Qui, come in altri passaggi del libro, Thompson si prende gioco
dell’isteria seguita ai delitti della family di
Charles Manson e delle leggende macabre che, negli Stati Uniti dei primi anni
settanta, circondavano il declino del sogno hippy.
In realtà, l’adrenocromo è una sostanza molto più banale e facile da
reperire. Per prima cosa, va chiarito che l’adrenalina si può sintetizzare in
laboratorio. Non è una novità: l’enciclopedia Treccani lo spiegava già nel 1929.
Dall’ossidazione dell’adrenalina si ottiene l’adrenocromo, un cui derivato, il
carbazocromo, è usato come farmaco per l’epilessia, ma anche per fermare le
emorragie e curare le emorroidi. I farmaci a base di carbazocromo sono prodotti
in molti paesi compresa l’Italia e si trovano in commercio con vari nomi –
Adona, Fleboside, Anaroxyl, Medostyp – senza bisogno di seviziare e dissanguare
bambini. Li prescrive il medico di base.
L’adrenocromo è un perfetto esempio di elemento narrativo che non figura
nelle comunicazioni di Q. Proviene dal “lavoro d’indagine” della comunità dei
credenti. Tale “indagine”, a ben vedere, è consistita solo nel recuperare
vecchio ciarpame e propinarlo per nuovo. Al fondo c’è la sempiterna “accusa del
sangue”, in circolazione da quasi duemila anni, prima scagliata dai romani
contro i cristiani, poi dalla chiesa contro i “perfidi giudei”. I cattolici più
reazionari venerano ancora “san Simonino”, bimbo che credono ucciso – e
dissanguato a scopo rituale – dagli ebrei di Trento nel 1475.
Ma torniamo alle basi sotterranee. Nella primavera 2020, con la copertura
dei lockdown statali, Trump avrebbe dato il via a
operazioni militari per liberare i bambini-talpa. A dire il vero, Trump ha
attivamente avversato quei lockdown e fomentato proteste contro i governatori
che li avevano decisi. Per QAnon era tutto un diversivo, parte della geniale
“partita di scacchi a quattro dimensioni” che il presidente gioca dal 2016.
L’operazione più grossa, denominata Q-force, ha avuto luogo nell’aprile
scorso al Central park di New York. L’ospedale da campo allestito nel parco
era in realtà un avamposto militare. Nascosto dalle tende, l’esercito – o,
secondo altre versioni, forze speciali della marina – è sceso lungo un tunnel,
ha raggiunto una D.u.m.b. e l’ha presa d’assalto liberando migliaia di bambini,
subito portati su navi-ospedale segrete. Alcuni di loro soffrono di gravi
deformità per non aver mai visto la luce del sole. Infine, gli eroici cappelli
bianchi hanno fatto saltare la base, facendola crollare sui cappelli neri
rimasti dentro.
Central park. Fin dal nome uno dei luoghi più importanti e iconici di una
delle più affollate città del mondo. Un ospedale da campo visibile da centinaia
di finestre sulla Fifth avenue. Tende da cui escono migliaia di bambini,
scortati da militari e caricati, si presume, su decine di veicoli. Un’operazione
certamente durata molte ore, con grande dispiego di uomini e mezzi, e culminata
con una grande esplosione sotterranea. Eppure, nessuno ha visto né udito
niente.
Non importa: in tutto il mondo i credenti hanno celebrato il successo della
missione. Perfino su alcuni siti italiani, con il rilancio da
parte di personaggi come Alessandro Meluzzi.
Il Trump di QAnon e quello vero
Possibile che Trump stia combattendo la più grande e nobile battaglia del
secolo in segreto, senza vantarsene ogni giorno? Se questa faccenda fosse vera,
da tempo avremmo centinaia di foto di Trump in posa a pollici alzati accanto ai
bambini-talpa. Accanto a quelli non deformi, quantomeno: il presidente non ha la reputazione di uno che ama i
disabili.
Diciamolo: se c’è uno che ha imprigionato bambini, quello è Trump. Nella
primavera 2018, per esibire il pugno di ferro contro l’immigrazione
clandestina, la sua amministrazione ha separato migliaia di bambini dai loro genitori e
li ha chiusi in centri di detenzione federali, spesso abbandonandoli a se
stessi, in condizioni che le organizzazioni per i diritti umani hanno più volte
denunciato. A tutt’oggi non vi sono certezze sul numero di minori rinchiusi,
quindi nemmeno su quanti siano stati riconsegnati alle famiglie. Stando
ai dati ottenuti dall’American civil liberties union,
nell’ottobre 2019 almeno 120 bambini dovevano ancora riunirsi ai genitori.
Un analogo capovolgimento della realtà si è verificato con il caso del
miliardario Jeffrey Epstein, il cui arresto per numerose violenze sessuali,
anche su minori, è stato integrato nella narrazione di QAnon come indiscutibile
conferma dell’esistenza della Cabal. Trasformata in arma, la vicenda di Epstein
è stata usata contro i nemici di Trump. I credenti si sono ben guardati dal
puntarla contro Trump stesso, che pure di Epstein si diceva grande amico. Trump
ha frequentato Epstein intensamente, in anni in cui già si parlava della sua
predilezione per le ragazzine. Dopo l’arresto del magnate e alla vigilia del suo
suicidio in carcere, è riemersa una dichiarazione di Trump
del 2002.
Conosco
Jeffrey da quindici anni. Un tipo fantastico. Stare con lui è molto divertente.
Si dice addirittura che gli piacciano le belle donne almeno quanto piacciono a
me, e molte sono sul giovane andante. Non c’è dubbio: Jeffrey se la gode, la
sua vita mondana.
La dissonanza cognitiva fra Trump come lo descrive QAnon e Trump com’è
davvero è compensata con vari espedienti. Nel caso della sua amicizia con un
predatore seriale di minorenni, si arriva ad anticipare di molti anni la
“chiamata dell’eroe”: ben prima di diventare presidente, Trump agiva già “sotto
copertura”, infiltrato in certi ambienti per indagare sulla Cabal.
Come ha scritto Meagan Day, Trump “è
affascinato da qualunque storia lo abbia come protagonista”. Fin dal primo
momento è apparso lusingato dal ritratto che ne dipingeva QAnon. Non solo non
ha mai preso le distanze da quella narrazione, ma da anni strizza l’occhio a
chi la porta avanti, incurante del fatto che l’Fbi abbia definito QAnon una “minaccia terroristica interna”. Ha ritwittato
centinaia di messaggi di seguaci, accolto nello studio ovale un noto
propagandista come Lionel Lebron, e si è congratulato con una credente in QAnon
che ha vinto le primarie repubblicane in Georgia, Marjorie Taylor Greene. Non
contento, l’ha invitata alla Casa Bianca.
Il 19 agosto, durante una conferenza stampa, Trump ha definito i credenti in QAnon “persone
che amano il loro paese”. Una cronista gli ha fatto notare che QAnon lo
descrive intento a combattere una cricca di satanisti pedofili. “Sarebbe forse
una brutta cosa?”, ha ribattuto lui. “Se posso aiutare a salvare il mondo dai
suoi problemi, sono disposto a farlo. E lo stiamo facendo: stiamo salvando il
mondo da una sinistra radicale che vuole distruggere questo paese”.
Dei bambini QAnon se ne fotte
La cosiddetta Wayfair hysteria è un perfetto
esempio di come QAnon veda pedofili dappertutto, e traffico di bambini per
trarne adrenocromo. Nel luglio 2020 la Wayfair, azienda di mobili con sede a
Boston, si ritrova bersaglio di accuse incredibili. Guardando il catalogo
online, ad alcuni pare strano che certi armadi abbiano nomi di persona. Nomi
inusuali per giunta: Aanya, Anabel, Samiyah. Inoltre, gli articoli sembrano davvero
troppo costosi, dai diecimila dollari in su. Deve esserci sotto qualcosa. Forse
quegli annunci… sono inserzioni per vendere bambini!
Durante la ricerca – i consueti due
minuti su Google – spuntano notizie di minori scomparsi che hanno proprio quei
nomi. Bingo! La cifra indicata è il prezzo del bambino. Per esempio, l’armadio
Samiyah, che costa dodicimila dollari, è in realtà Samiyah Mumin, adolescente
scomparsa in Ohio nel maggio 2019. Solo che Samiyah non è affatto scomparsa. Si
era allontanata da casa per soli quattro giorni. Inferocita, la ragazza pubblica
un video in cui ridicolizza le scoperte degli pseudodetective.
Quanto al mistero del prezzo alto, un
portavoce della Wayfair dichiara all’agenzia Reuters che sono
armadi di stoccaggio, articoli di grandi dimensioni progettati per aziende, più
costosi dei comuni mobili domestici.
Evocare mostri che violentano, torturano e uccidono bambini funziona
sempre. Comunque lo si faccia, un risultato si ottiene. Accusare l’avversario
di pedofilia ne modifica l’immagine, anche agli occhi di chi non crede
all’accusa. Dopo aver immaginato una scena, non si può tornare indietro e disimmaginarla. La scena di Tizio che violenta bambini
rimane in testa anche se razionalmente la si ritiene una calunnia. Si è
attivato un frame, una cornice narrativa in cui Tizio è ridotto a mostro,
disumanizzato.
Se a Q
stessero davvero a cuore i bambini, non avrebbe scelto come propria base prima
8chan e poi 8kun
Se invece si agita il tema in modo rumoroso ma generico, non esplicitando
le identità degli accusati ma gridando esortazioni come “Salviamo i bambini!”,
si può fare proselitismo a largo raggio, cogliendo le persone a difese
abbassate. Chi non vorrebbe “salvare i bambini”? È quanto accaduto nell’agosto
2020 con le manifestazioni #savethechildren e #saveourchildren in varie parti
degli Stati Uniti.
In quei giorni Twitter, Facebook e altre piattaforme avevano cominciato a
prendere provvedimenti contro il dilagare di QAnon, bloccando migliaia di
profili, rimuovendo pagine e oscurando hashtag. I credenti hanno risposto
“annacquando” il proprio messaggio e impadronendosi di un hashtag già
esistente. Quando l’organizzazione umanitaria Save the children ha preso le distanze, l’hashtag era ormai ovunque
e dava il nome a mobilitazioni dall’aria “innocente”. Accantonando il solito
gergo, le sottotrame barocche e i dettagli orripilanti, la setta ha potuto sia
aggirare le messe al bando sia agganciare nuovi adepti, che nel giro di pochi
giorni hanno cominciato a condividere notizie inventate sulle D.u.m.b.,
Guantanamo, i cloni e l’adrenocromo.
QAnon si riferisce di continuo agli “800mila bambini” scomparsi ogni anno
solo negli Stati Uniti. Nel paese vivono 73 milioni di minorenni (dato del
2017), si sta dunque parlando della scomparsa di circa un bambino su cento. Il
numero medio di alunni di una scuola primaria americana è 446. Ogni anno scolastico, in ogni scuola
del paese dovrebbero scomparire circa quattro alunni. Nel tempo necessario a
finire le elementari, che durano cinque o sei anni a seconda dello stato, uno
scolaro vedrebbe svanire nel nulla almeno una ventina di compagni.
L’inverosimile cifra deriva dalla lettura frettolosa o disonesta di un
rapporto in cui si parlava di 797mila segnalazioni di
scomparsa. L’insieme comprende anche i casi, per fortuna la stragrande
maggioranza, di ragazzi non scomparsi ma soltanto rincasati in ritardo (i
genitori molto apprensivi chiamano subito la polizia), oppure fuggiti di casa
ma ritrovati o tornati in tempi brevi, com’è accaduto a Samiyah Munin. Altra
circostanza che rientra nelle segnalazioni è il rapimento da parte di un
genitore non affidatario. Rapimento vero o presunto: anche restare una notte in
più a casa di un genitore può far scattare la denuncia da parte dell’altro, se
i rapporti sono tesi.
Ernie Allen, presidente del Centro nazionale per i bambini scomparsi e
sfruttati (Ncmec) ha dichiarato alla Reuters che oltre il
99 per cento dei minori segnalati come scomparsi tornano a casa sani e salvi.
Il problema è semmai a quale casa ritornino, in che condizioni vivano, cosa li
abbia spinti a fuggire. A QAnon non può interessare: nella sua narrazione la
famiglia è sempre il contesto ideale e gli abusi – come i rapimenti – sono
compiuti solo da estranei, anzi, da mostri.
Negli Stati Uniti il numero medio di bambini rapiti ogni anno da estranei è
155. Di questi, quelli non ritrovati sono 49. Intendiamoci, anche uno solo
sarebbe troppo. Resta il fatto che siamo sideralmente lontani dagli 800mila di
cui parla QAnon.
Quello del traffico di bambini è un problema reale. Secondo
l’Organizzazione internazionale del lavoro, ogni anno nel mondo undici milioni
di bambini sono vittime della tratta di esseri umani. Anche gli abusi sessuali
sui minori sono un problema reale. Ma QAnon, con i suoi spauracchi e diversivi,
sta screditando questi temi e mettendo bastoni tra le ruote a chi se ne occupa
davvero. La KidSafe foundation lo ha scritto chiaro e tondo:
I promotori
di QAnon sono parassiti. Per allargare la loro impronta, guadagnare credibilità
e spargere disinformazione, associano il loro messaggio di odio e fanatismo ai
nomi di note e stimate organizzazioni, nello specifico quelle che contrastano
gli abusi sessuali e la tratta di bambini. Tale strategia minaccia di sminuire
le nostre identità, sporcare le nostre reputazioni e danneggiare il nostro buon
operato.
Se a Q stessero davvero a cuore i bambini, non avrebbe scelto come propria
base online prima 8chan e poi 8kun, dov’è normale trovare materiali
pedopornografici, a volte già sull’home page.
Per dirla con la storica Margaret Peacock, “nel mondo della
propaganda, non importano mai i bambini veri. Importa ciò che i bambini
rappresentano… Se vuoi istigare azioni violente, il modo di farlo è attraverso
l’odio e la paura. Una volta che hai preso di mira un insieme di persone e le
hai etichettate come pedofile, puoi fare loro tutto quel che vuoi”.
QAnon non è un movimento contro la violenza sui minori, ma una fantasia sull’instaurazione
di un regime totalitario e lo sterminio dei nemici. Nemici il cui novero è
destinato ad allargarsi sempre di più, fino a includere chiunque dubiti di
QAnon.
“Teoria del complotto” non rende l’idea
Quello che ho proposto è un riassunto molto semplificato. Le sacre scritture di
QAnon formano un corpus abnorme che la comunità continua ad aggiornare
fagocitando ogni notizia. Per rendersene conto, basta guardare
le mappe del Q-Web realizzate dall’artista grafico Dylan Louis
Monroe.
Definire QAnon “teoria del complotto” non rende più l’idea. Nemmeno “teoria
del complotto di estrema destra”, come la chiama Wikipedia, è una definizione
adeguata. Senza dubbio è una narrazione reazionaria e a tratti nazistoide, ma
la sua presa non è circoscritta a una precisa area ideologica, arriva anche in
zone molto lontane. In generale, se l’espressione conspiracy theory suona limitata, la sua versione
italiana fa anche peggio: genera equivoci.
Nel contesto di cui stiamo parlando, il termine theory non è usato in modo avalutativo. Nella
cultura anglosassone l’atto del teorizzare non è circondato di aprioristico
rispetto, anzi, nell’uso comune theory vuol
dire congettura, illazione: “Come on, that’s just theory”. La voce del dizionario Merriam-Webster contiene
una buona delucidazione al riguardo.
In italiano questa connotazione è assente. Nella nostra cultura impregnata
di idealismo filosofico, una teoria è comunque qualcosa di importante, anche
prima di qualunque verifica sulla sua fondatezza. Usando teoria al posto di opinione o parere – “Ho una mia teoria al riguardo” – si
risulta subito più autorevoli. Dunque “teoria del complotto” non ha per forza
un connotato negativo, non a tutti sembra qualcosa da rigettare a priori. Del
resto, di complotti ne sono esistiti e ne esistono. In ogni momento, da qualche
parte, c’è qualcuno che complotta. Ed è grazie a teorie divenute inchieste che
certe cospirazioni – come la strategia della tensione o i piani della loggia P2
– sono state scoperte.
Ancor più problematico l’epiteto complottista: nato
per indicare il propagandista, il profittatore, il soggetto che trae un
vantaggio ideologico o di lucro dalle narrazioni che propala, il termine ha
ormai sostituito il vecchio dietrologo,
diventando un lucchetto che chiude ogni discussione. Viene chiamato complottista chiunque non si accontenti delle
narrazioni ufficiali, delle parvenze immediate, delle argomentazioni
autoassolutorie del potere. Inoltre, il termine complottista mette
sullo stesso piano il propagandista a tempo pieno e l’occasionale fruitore di
propaganda, chi prepara l’intruglio e chi lo beve, il manipolatore e i
manipolati.
Sto terminando la stesura di un libro – La Q di Qomplotto –
sul fenomeno QAnon e la genealogia dell’odierno cospirazionismo social. Nella
mia analisi ho sostituito “teoria del complotto” con “fantasticheria di
complotto”, che in inglese sarebbe conspiracy fantasy.
Per le teorie del complotto fondate e riscontrabili uso invece l’espressione
“ipotesi di complotto”.
Le ipotesi di complotto servono a indagare complotti specifici e situati,
orientati a un fine preciso, che solitamente cessano dopo essere stati
scoperti, o al momento della loro scoperta sono già cessati. Le fantasticherie
di complotto, invece, riguardano sempre una cospirazione universale, che ha
come fine la conquista o la distruzione del mondo intero da parte di società
segrete, confraternite occulte, “razze infide”, singoli individui descritti
come onnipotenti burattinai, conquistatori alieni… o un’alleanza di tutti
questi soggetti. Una cospirazione costantemente denunciata eppure sempre in
pieno svolgimento, da decenni, da secoli.
Nella prima categoria troviamo: lo scandalo Watergate e le manovre di Nixon
per insabbiarlo; il programma Cointelpro dell’Fbi per infiltrare le Pantere
nere e altri gruppi radicali; i tentativi di assassinare Fidel Castro da parte
della Cia; i depistaggi sulle stragi italiane da piazza Fontana in poi; la
produzione di false prove contro il regime di Saddam Hussein per giustificare
l’invasione dell’Iraq; i complotti della criminalità organizzata, eccetera.
Nella seconda categoria troviamo gli incubi a occhi aperti sugli
Illuminati, sui tentacoli della piovra giudaica, sul piano Kalergi, la “grande
sostituzione etnica”, George Soros che muove i fili del mondo, Bill Gates che
ci controlla con i nanochip nei vaccini, i Rettiliani, le scie chimiche e la
Cabal di satanisti pedofili. Potremmo chiamare QAnon un’iper-fantasticheria di
complotto, perché collega e raggruppa tutti gli elementi appena elencati.
Anche quando una fantasticheria di complotto sembra riguardare un singolo
evento, lo integra in una congiura vastissima, innervata a tal punto nei centri
del potere mondiale e con un tale numero di complici da implicare per forza il
complotto universale. Negli Stati Uniti è il caso delle stragi compiute da
estremisti di destra o soggetti con problemi di salute mentale in scuole,
supermercati, chiese e sinagoghe. Carneficine etichettate subito come false flag, messinscene allestite dallo stato profondo
per spingere l’opinione pubblica a chiedere leggi contro le armi da fuoco. Le
vittime? Persone fittizie, mai esistite. I loro genitori e amici, i superstiti
che testimoniano? Tutti crisis actors,
figuranti ingaggiati ad hoc. Il pluriomicida? Un crisis actor pure lui, oppure un poveraccio
vittima di una montatura: portato sul posto, ucciso e incolpato del massacro.
Finora ho parlato di come definire le narrazioni. Parlando dei narranti,
invece, mi sforzo di evitare il termine complottista e
ricorro ogni volta a parafrasi, cercando di distinguere tra 1) i propugnatori a
tempo pieno di conspiracy fantasies; 2) chi per
vari motivi si ritrova a consumarle anche occasionalmente, a ritenerle in tutto
o in parte plausibili, a condividerle sul proprio profilo.
Al punto 1 troviamo sia individui con nome e cognome – lo statunitense Alex
Jones, l’inglese David Icke o i corrispettivi italiani che incontriamo su siti
come Byoblu e Luogo Comune – sia anonimi troll, ma anche agenzie statali che
operano a fini geopolitici o di controllo sociale. I Protocolli dei savi
anziani di Sion furono fabbricati dall’Okhrana, la polizia segreta zarista.
Negli anni della guerra fredda gli Stati Uniti incitarono e sovvenzionarono la
paranoia anticomunista. Negli anni dieci del ventunesimo secolo la Russia di
Putin ha finanziato le destre identitarie di mezza Europa, alimentando un’incessante
propaganda contro la “sostituzione etnica” e Soros che “dirige” le migrazioni
dal sud del mondo.
Quanto al punto 2, come ha scritto lo psicologo Rob Brotherton, include
potenzialmente tutti noi. Le teorie del complotto, scrive l’autore di Suspicious minds (2015), sono “in risonanza con
alcuni dei preconcetti incorporati nel nostro cervello e con le scorciatoie che
il nostro pensiero tende a prendere, e attingono dal pozzo dei nostri più
profondi desideri, delle nostre paure, delle nostre presupposizioni sul mondo e
le persone che ci vivono”. Tutti crediamo, abbiamo creduto o potremmo credere a
qualche fantasticheria di complotto.
È da questa consapevolezza che dobbiamo ripartire.
da qui
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