In Cile, la campagna vaccinale procede a buon ritmo: circa il 30% della popolazione ha ricevuto almeno una dose del vaccino, il 74% degli over-60 ha ricevuto entrambe le dosi. Ciononostante, è arrivata la seconda ondata. E sta colpendo duro. Sabato è stato il terzo giorno consecutivo di record di contagi, ottomila in 24 ore, benché si siano ridotti i tamponi. Con la variante brasiliana in circolazione, i posti in terapia intensiva in esaurimento e un morto ogni quindici minuti, il Cile ha di nuovo paura.
Ma com’è possibile che un paese leader nella campagna
vaccinale sia cascato di nuovo nell’incubo?
“L’aumento è dovuto a un calo di autocontrollo delle persone, tipico
dell’estate, come è successo in altri paesi” si giustifica il Ministro della
Salute. Ma d’altronde, il governo ha alimentato un eccessivo senso di sicurezza
e autorizzato la riapertura delle frontiere, della circolazione tra regioni,
delle attività economiche non essenziali. La troppa fretta ha
bruciato il primato positivo della campagna vaccinale del Cile, che viene
indicato come esempio “da non seguire” dalla Primo Ministro scozzese.
Di fronte alla seconda ondata, il governo ha risposto
con la chiusura delle frontiere e un lock-down per zone, (per l’83% della
popolazione, nella regione metropolitana di Santiago, Viña del Mar sulla costa,
e Iquique a nord) e il coprifuoco a partire dalle 21h00.
E le elezioni? Il
governo di destra, guidato da Sebastián Piñera, ha
proposto di rinviare di un mese il voto dell’11 aprile, quando si dovrebbe
votare per i sindaci e i governatori, e per i 155 membri della convenzione
costituente incaricata di redigere una nuova costituzione. La proroga,
approvata alla Camera, è sostenuta anche dal Collegio Medico e dalla sua
combattiva presidentessa Izkia Siches (ricordate questo nome, ne sentirete
parlare in futuro).
Rinvio sì, ma non gratis. La proposta di rinvio al 15
maggio si è arenata al Senato. L’opposizione ha vincolato il proprio voto
all’approvazione di misure sanitarie più
restrittive, più trasferimenti alle famiglie in difficoltà e limitazioni al
flusso di denaro per la campagna elettorale. La proroga, quasi certamente, sarà
approvata. Ma questo braccio di ferro è una novità per il Senato, considerato
il porto delle nebbie dell’opposizione parlamentare. Il governo è minoranza in
entrambe le camere e da quando, a inizio marzo, alla guida della Camera Alta
l’opposizione ha eletto Yasna Provoste,
l’aria è cambiata.
Provoste è la prima donna indigena,
diaguita, ad assumere la seconda carica dello Stato. Politica di lungo corso
della Democrazia Cristiana, viene dal Nord del paese, non appartiene al salotto
buono delle élite della capitale. È stata ministra dell’Educazione del governo
Bachelet, rimossa con voto parlamentare nel 2008 e costretto a ritirarsi dalla
politica per cinque anni, a seguito di una feroce campagna mediatica del
centro-destra. Ha fama di dura. Ed in effetti, sta dando filo da torcere al
governo su numerosi dossier. E usa il suo incarico per promuovere un messaggio
di unità per l’opposizione in vista delle elezioni presidenziali di fine anno,
mostrandosi autonoma dalla linea ufficiale del suo partito. Ha proposto “un
governo di centro sinistra con partiti e movimenti sociali per trasformare la
società”. Chissà riesca a mettere d’accordo la babele della sinistra cilena.
Intanto, mentre il virus circola di bocca in bocca, il
denaro scappa. 3,2 miliardi di euro: tanto vale la fuga di capitali verso
l’estero nell’ultimo anno, secondo i dati del Banco Central de Chile. “I ricchi
sono spaventati. E quando sono spaventati, spostano i soldi da un’altra parte”
spiega Patrick Dwyer, esperto di consulenze patrimoniali al quotidiano cileno
El Desconcierto. I grandi capitali cileni, temendo l’incertezza del processo
costituente in atto, si sono spostati all’estero, sopratutto a Miami. E
alcuni dei titolari di questi grandi patrimoni hanno chiesto anche la
cittadinanza statunitense. Questa fuga è l’ennesima prova del “distacco delle
élite dal paese, portando i soldi all’estero ritardano la ripresa economica”
segnala Marco Kremerman, economista della Fundación Sol, che prosegue
“investono in Cile fintanto che gli sono garantiti i privilegi. Adesso che si
mette in discussione il sistema fiscale, il codice del lavoro e il sistema di
pensioni AFP, se ne vanno”.
Oltre ai capitali, scappano anche i cileni dalla
capitale. Tra giovedì e venerdì, alla vigila del ponte della Settimana Santa,
sessantamila auto hanno provato ad abbandonare Santiago,
creando una coda di sedici km. Nonostante il divieto di uscire dalla capitale,
molti sono risciuti a svignarsela, quando i carabineros di fronte alle oltre
cinque ore di coda, hanno deciso di far circolare le auto.
“Il governo, spinto dagli interessi economici, ha
rilassato le restrizioni. E la gente si preoccupa di cosa fare il Venerdì
Santo. Non è possibile! Noi siamo esausti” dichiara con rabbia un medico della
terapia intensiva al giornale The Clinic. Non sarà una buona domenica di Pasqua
quest’anno in Cile.
Infine due segnalazioni:
Da vedere: Trilogia cilena. Forse avrete visto ‘NO! I
giorni dell’arcobaleno’, sul referendum che pose fine alla dittatura militare.
Su Netflix è disponibile (solo in spagnolo con sottotitoli) la trilogia del
regista Pablo Larraín, che ha girato anche Tony Manero (2008), dove il
protagonista vuole essere il protagonista di ‘Febbre del sabato sera’ nella
Santiago della dittatura, e El Club (2015), un ritratto impietoso del clero
cattolico nel paese andino.
Da leggere: Il nazismo è finito con la caduta del Terzo Reich? Risposta negativa. Nel sud del Cile, per oltre vent’anni, è esistita un’enclave nazista, Colonia Dignidad. Uno Stato nello Stato, con le sue leggi e la propria morale; una setta guidata da un ex gerarca nazista; una base di appoggio per la polizia politica di Pinochet; centro di abusi sessuali e schiavitù. È la storia vera raccontata, in forma di romanzo, da Sprinters di Lola Larra, edito da Edicola Ediciones, una ‘piccola casa editrice garibaldina, un ponte tra Cile e Italia’.
Dal blog Plaza Dignidad – Lettere dal Cile
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